• 26 Dicembre 2024
  • SCUOLA

Scuola, le nuove competenze professionali dei docenti

Come avevo accennato nel precedente articolo, stiamo vivendo con tutte le difficoltà del caso, ma anche con molto interesse, il cambiamento della società. Sempre nel precedente articolo ho messo in evidenza le nuove competenze che riguardano ogni persona, al fine di renderla idonea ad essere protagonista della sua esistenza e, nello stesso tempo, ad essere inserita con il giusto ruolo, che ogni cittadino oggi deve avere, nell’attuale comunità.

In questo scritto, sempre avendo sotto mano il rapporto preparato dalla commissione Bianchi per l’ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, mi pongo come obiettivo di individuare le nuove competenze degli insegnanti per concorrere con le dovute caratteristiche alla formazione dei suoi utenti, in modo da renderli soggetti a pieno titolo e quindi cittadini autentici e responsabili.

Le competenze degli insegnanti

Di fronte al mondo in continua evoluzione, ecco un tentativo di definizione delle nuove competenze da assegnare alla scuola. Premetto subito che l’elenco che si ricava dal Rapporto Bianchi è molto articolato e lungo ma, nello stesso tempo, non è ridondante ed assai esaustivo.

Innanzitutto deve esserci una competenza culturale e disciplinare che trova il suo presupposto fondamentale nella conoscenza e nella padronanza scientifica della materia o delle materie che sono oggetto di insegnamento. Non solo. In questa conoscenza si presuppone anche il dovuto costante aggiornamento sull’evoluzione che gli argomenti da proporre subiscono nel tempo. È opportuno, per quanto riguarda questa competenza, che si tenga conto delle indicazioni sia nazionali che europee. Tenere conto di queste linee garantisce pure un collegamento tra le varie istituzioni scolastiche.

Non può poi mancare una competenza storico-pedagogica, vale a dire una conoscenza della storia della scuola e dei suoi processi di cambiamento. In altre parole è necessario conoscere ed avere padronanza dei principi che stanno alla base dell’impostazione dei percorsi scolastici, di quei percorsi cioè che, in modo particolare, sono serviti nel passato per la formazione di cittadini responsabili. Avere chiara la storia di questi progetti significa avere la possibilità di valutare ciò che da un punto di vista metodologico è stato utile e ciò che invece non ha sortito risultati efficaci.

La terza competenza indispensabile è quella pedagogica. Questa facilita l’individuazione dei diversi livelli educativi e permette anche, dopo aver studiato le caratteristiche dei destinatari dell’attività educativa, di tarare i programmi didattici sulla interculturalità, la povertà educativa, la marginalità sociale.

Non deve poi essere trascurata la competenza psicologica, fondata sulla conoscenza e padronanza dei processi di apprendimento, che variano da soggetto a soggetto. Del resto la scuola inclusiva è tale se non ignora i principi operativi legati a questo ambito.

Di rilevante peso è la competenza metodologico-didattica. Vale la pena sottolineare che oggi in modo particolare questa competenza, che comporta una puntuale conoscenza di modelli per progettare e costruire i moduli formativi, compresa l’impostazione interdisciplinare, deve anche essere implementata da puntuali ed approfondite nozioni per l’uso del digitale. È sotto gli occhi di tutti l’importanza di quest’ultima caratteristica.

Al docente viene anche richiesta una competenza nel campo della valutazione ed autovalutazione. Questa specifica capacità permette di generare negli alunni gli strumenti per esaminare in modo critico il proprio percorso formativo. Un tempo la valutazione consisteva in un voto espresso dal docente, che diventava una sentenza senza appello. Oggi, invece, il processo valutativo è diventato un atto che va letto in positivo, come strumento cioè che serve alla crescita personale dell’allievo, spingendolo ad un passo molto significativo, quello dell’autovalutazione.

Il quadro fino a questo punto illustrato come contenuto delle nuove competenze ne presuppone comunque altre due: la competenza organizzativa e quella relazionale. La prima, che può sembrare ovvia, molto ovvia non è, perché spesso si riscontra una scarsa capacità di organizzare l’attività in modo che questa sia sostanzialmente equilibrata e sia anche coordinata con quanto viene svolto all’interno della scuola o del corso da altri colleghi. Molte volte infatti prove scritte, interrogazioni e verifiche di vario tipo cadono nelle stesse giornate, perché i docenti non si confrontano tra di loro, dimostrando di non saper organizzare la didattica.

Da ultimo, ma non perché sia meno importante, cito la competenza relazionale, vale a dire la competenza per la quale il docente deve avere capacità di posi in ascolto degli altri (studenti, colleghi, famiglie) cercando di cogliere le loro esigenze, di dialogare instaurando un clima positivo nella promozione di apprendimenti e di aprirsi al mondo esterno alla scuola.

Scuola
(Foto di Tima Miroshnichenko – Pexels)

Criticità

Il lungo elenco delle nuove competenze del corpo docente mette subito in evidenza tre criticità.

Innanzitutto una responsabilità va attribuita al legislatore. “È stato troppo rapido – sottolinea il rapporto – il susseguirsi di norme che hanno anche, in tempi recenti, modificato bruscamente e radicalmente le procedure dell’accesso alla carriera della scuola, in particolare per il personale docente”.

In secondo luogo le procedure di bando dei concorsi sono “rare, lente e macchinose” – queste sono parole prese dal rapporto – e hanno come conseguenza quella di generare sedute troppo affollate che danno origine a metodi troppo sbrigativi per sfoltire i candidati, metodi altresì esposi a un vasto contenzioso che, oltre a rendere precari i risultati delle procedure, le espone spesso al discredito da parte degli stessi partecipanti e dell’opinione pubblica.

A tutto questo si deve aggiungere una terza criticità: i meccanismi più recenti danno un rilievo troppo scarso non solo alle competenze acquisite nel tempo dai candidati nel campo delle discipline, ma anche a quelle relazionali, pedagogiche, didattiche, progettuali e valutative dei candidati. Una prova di tutta questa scarsa attenzione si ricava dall’esame delle griglie di valutazione dei punteggi.

Le proposte

Dal rapporto Bianchi si ricavano delle proposte per incominciare ad affrontare tutte le criticità rilevate rispetto alle nuove competenze dei docenti.

Prima di tutto devono conquistare un peso fondamentale nel reclutamento tutte le competenze acquisite attraverso formazione universitaria specifica, organica, strutturata e programmata in coerenza con le esigenze del sistema scolastico.

In secondo luogo va preso in considerazione l’enorme numero di precari che si è creato in questi anni. Dovrà essere trovata una soluzione, sia pur transitoria che, nel rispetto delle leggi e della carta costituzionale, permetta l’inserimento nell’organico di questi docenti che si trovano spesso nella situazione di precarietà – e questo vale per un certo numero di insegnanti – da diversi anni.

Molti potrebbero essere i modi per risolvere i problemi. Esistono nella storia della Repubblica precedenti significativi. Basta, a questo proposito, un esempio: la legge Anselmi per affrontare la disoccupazione giovanile. La norma prevedeva, al posto dei concorsi, dei corsi di formazione con valutazione finale. Negli anni Settanta del Novecento diede così un grosso contributo per risolvere in tempi rapidi gravi problemi per l’occupazione dei giovani.

In terzo luogo forse va anche ripensato l’attuale assetto delle carriere del personale docente, che si basa ancora su una progressione retributiva per anzianità. Da tempo in Italia si discute circa l’opportunità di creare una carriera dei docenti basata non soltanto sull’esperienza acquisita, ma anche su certi criteri qualitativi. Uno dei criteri da prendere in considerazione a mio avviso – ma non solo mio – è la formazione in servizio, vale a dire la formazione dopo il primo anno di servizio.

Di questo si parlerà nel prossimo articolo.

Prof. Franco Peretti
Esperto di metodologie formative

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Franco Peretti

Professore ed esperto di diritto europeo

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