Ritengo utile, anche per aderire a diverse sollecitazioni, fare un’ulteriore e più analitica riflessione sull’esame di stato, che si colloca alla fine della scuola secondaria superiore.
Questo esame in effetti, chiamato anche con un’espressione altisonante, “esame di maturità”- esame che rappresenta il momento finale di un ciclo di studi – ha sempre avuto nel passato qualcosa di misterioso in grado di suscitare apprensione e stress nei candidati, che nelle notti insonni precedenti la prova, correvano il rischio di perdere quell’equilibrio, che in tutto il periodo precedente avevano, magari con qualche fatica, raggiunto.
Le incognite del resto erano molte a partire dagli esaminatori, tutti docenti esterni, che con i loro nomi sconosciuti finivano per incutere timori. Per gli studenti poi l’unico punto di riferimento era il docente della scuola incaricato di assisterli, il cosiddetto “membro interno”, che finiva per essere nella sostanza il difensore d’ufficio con il compito di offrire alla commissione i suggerimenti del caso, non sempre con la certezza di essere ascoltato.
La pandemia, e quindi il Coronavirus, ha fatto nella sostanza strage di questo esame. Di fatto l’ha eliminato. Dall’anno scorso infatti questo “rito tribale” non c’è più perché i ministri dell’Istruzione – Azzolina prima Bianchi ora – l’hanno momentaneamente sospeso.
Personalmente sono convinto che l’attuale Titolare del dicastero quasi sicuramente provvederà ad introdurre una radicale modifica per concludere il ciclo di studi della scuola secondaria superiore.
Di tutto il complesso ed articolato sistema della maturità precedente alle temporanee modifiche sopravvive solo il colloquio, anche se è modificato da un punto di vista dei protagonisti.
Fino al 2019 infatti l’esame di stato, non solo prevedeva prove, che come abbiamo visto sono state soppresse, ma prevedeva altresì che il colloquio si svolgesse davanti ad una commissione formata da docenti esterni all’istituto, coordinati da un presidente, pure esterno.
L’anno scorso per i noti problemi sanitari, tutto è stato rivoluzionato e le procedure sperimentate nel 2020 sono state confermate per il prossimo giugno per due motivi.
Primo: l’esame ha dato prova di consistenza e si è svolto senza grossi intoppi.
Secondo: essendo l’attuale anno scolastico in fase molto avanzata, una modifica avrebbe certamente creato disagio nell’ambito degli studenti e dei docenti.
Guardando inoltre il complesso normativo che regola questa prova finale, credo emerga in tutta la sua evidenza, e quindi la sua importanza, un termine.
La parola fondamentale è “colloquio”, perché tutto si risolve in un dialogo tra maturando e commissione, che però non è più formata – come è capitato fino al 2019 – da docenti esterni, ma da insegnanti interni, che svolgono il loro lavoro sotto la guida di un presidente che viene dall’esterno.
Nella sostanza si può ben affermare che l’impianto organizzativo è idoneo a garantire un ambiente sereno per gli studenti, che si sottopongono al saggio finale di fronte ad una commissione, che bene li conosce e che bene conoscono.
Entrando ora più nello specifico della prova affermo subito che si possono evidenziare quattro tempi: esame dell’elaborato, l’analisi di un testo di lingua e letteratura italiana, verifica su materiali predisposti dalla commissione e presentazione di un’attività realizzata nei percorsi di esperienza trasversale e orientamento.
Queste quattro fasi di colloquio si devono svolgere nell’arco temporale di un’ora e permettono all’allievo di acquisire una votazione, che non può essere superiore ai quaranta punti.
Tale risultato si va ad aggiungere a quello assegnato nello scrutinio finale dell’anno scolastico dal collegio docenti, che in base alla normativa ha a sua disposizione sessanta punti per esprimere il suo giudizio sull’andamento del candidato nel percorso scolastico dell’ ultimo triennio.
Riprendendo la saggia considerazione del ministro Bianchi, affermo subito che la parola “elaborato” non deve essere considerata sinonimo di “tesina”.
Di tesina infatti non sempre si tratta, perché può essere qualcosa di diverso da uno scritto. Può essere un capolavoro nel senso tecnico del termine, ma può essere anche un’opera artistica. Far coincidere l’espressione “elaborato” con il termine “ tesina” è molto riduttivo, anche se l’opinione pubblica tende a questa associazione di significati, commettendo un grave errore.
Nella fase di individuazione dell’argomento dell’elaborato, ha un ruolo assai importante il consiglio di classe. A questo organismo infatti tocca il compito di approvare l’argomento, ritenendolo congruo rispetto agli obiettivi del corso.
Si tratta di un momento propositivo e dialettico, che deve essere il risultato di un approfondito colloquio tra le parti, chiamate a costruire insieme i punti dell’elaborato, che verrà sviluppato dal discente. Con l’assegnazione ufficiale del tema dell’elaborato non si esaurisce la collaborazione tra candidato ed insegnanti.
Nel periodo intercorrente tra la formalizzazione del tema e la consegna da parte dello studente del lavoro ultimato ( termine che potrebbe essere il 31 maggio) lo studente sarà seguito dai docenti incaricati dal consiglio di classe, al fine di essere aiutato nei percorsi da approfondire per la costruzione di un lavoro accettabile da parte della commissione sia da un punto di vista didattico, sia da un punto di vista scientifico.
Il secondo tempo viene impegnato per mettere il candidato nella condizione di dimostrare la sua conoscenza della lingua e cultura letteraria italiana e da un punto di vista grammaticale e da un punto di vista letterario.
Il punto di partenza di questo momento colloquiale è un testo di letteratura, preso dall’elenco a suo tempo predisposto ed approvato dal collegio docenti per l’esame.
All’esaminando tocca il compito di procedere all’analisi del pezzo, mettendo in evidenza tutto quanto il brano stesso suggerisce.
È questa l’occasione per offrire a chi sta sostenendo l’esame la possibilità di esporre con un appropriato linguaggio le sue conoscenze di storia in generale e di storia della letteratura nello specifico, soffermandosi sulle peculiarità dell’opera e compiendo eventuali possibili raffronti ed illustrando le analogie e contrapposizioni.
Nel terzo momento il candidato viene chiamato alla verifica interpretativa di materiali (un testo, un documento, un problema, un progetto) predisposti dalla commissione.
In questo tempo da parte dell’allievo dovrà essere fornita una chiave di lettura con i dovuti approfondimenti e le conseguenti interpretazioni. Può essere questa l’occasione per mettere in evidenza le conoscenze interdisciplinari acquisite.
È questo l’ultimo passaggio del colloqui., passaggio nel quale lo studente deve presentare anche le sue esperienze in materia di alternanza scuola-lavoro, evidenziando luci ed ombre riscontrate durante la sua realizzazione. Sono abbastanza conosciuti i limiti trovati nell’attuazione concreta dei progetti. Possono in questa sede essere evidenziate le occasioni di orientamento professionale capitate all’allievo.
Prof. Franco Peretti
Esperto di metodologie formative