“Priorità alla scuola“. È questo il cavallo di battaglia del comitato dal nome omonimo che a partire dallo scorso 28 febbraio ha invitato i cittadini a tempestare di email due caselle postali elettroniche del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.
Il motivo principale della missiva pubblicata sulla pagina Facebook del movimento che definisce il proprio scopo come quello di “reimmaginare collettivamente l’istruzione” è quello delle chiusure delle scuole in tutta Italia, alcune delle quali già attuate altre in procinto di essere effettuate.
Una delle più gravi accuse mosse contro il ministro Bianchi recita “si è riempito la bocca di scuola e poi non si è opposto alla chiusura“. Senza dimenticare le contestazioni legate all’utilizzo indiscriminato della DAD (didattica a distanza) che già lo scorso anno ha dato pessimi risultati, al fatto che la scuola è tra i primi settori ad essere chiuso, mentre tutte le attività produttive restano aperte, quasi venisse considerato l’unico ‘capro espiatorio‘ capace di condizionare l’andamento dei contagi nel Paese.
È innegabile che dopo l’approvazione del nuovo Dpcm firmato dal premier Mario Draghi si rischia la chiusura degli tutti istituti scolastici, in ogni ordine e grado, in gran parte del Paese e che di conseguenza circa due terzi degli studenti rischiano seriamente di tornare alla didattica digitale a casa se il trend sulla diffusione del contagio dovesse rimanere quello attuale.
Ma nonostante ciò una domanda sorge spontanea: “La tutela della salute di studenti, insegnante e personale ATA dove la mettiamo?“
Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha provato nell’ardua impresa di rassicurare genitori e studenti:
La scuola non chiude, non ha mai chiuso: i nostri insegnanti sono sempre presenti con tutti gli strumenti che abbiamo. Dobbiamo solamente mettere in sicurezza i nostri ragazzi, perché c’è un rapidissimo aumento della variante inglese, che è subdola. La DAD è solo per le situazioni estreme.
Il problema, come spiegato in questo breve intervento, è legato principalmente alla diffusione della variante inglese che ha cambiato rapidamente la situazione epidemiologica in atto: è stato appurato che questa variante colpisce non solo i ragazzi dai 10 ai 19 anni ma anche i più piccoli.
In un’intervista rilasciata al quotidiano torinese La Stampa il ministro ha riconosciuto come la DAD abbia bisogno di alcuni miglioramenti, ai quali si sta lavorando, ma è fondamentale capire che a prescindere dalla situazione di emergenza attuale questo metodo, se attuato in maniera efficace, potrà diventare un serio ed interessante strumento con cui integrare ed arricchire la scuola del futuro. In pratica potrà trasformarsi da ripiego a risorsa.
Bianchi ha inoltre ricordato come nell’ultimo periodo le scuole non siano mai state chiuse e la necessità di mettere in atto misure straordinarie (le chiusure) è dettata dall’arrivo delle varianti del virus. Tutelare la salute pubblica, soprattutto quella dei bambini, e preservare la piena funzionalità del sistema sanitario rimangono le priorità del Paese.
Nell’intervista al ministro è stata evidenziata l’assenza nella scuola di un adeguato sistema di tracciamento del virus e tamponi, già a partire dall’inizio della pandemia con un riferimento non troppo velato all’ex ministra Lucia Azzolina, misure che se fossero state messe in atto avrebbero potuto evitare il ritorno in DAD.
Bianchi ha risposto impegnandosi a potenziare questo sistema, che necessita dell’aiuto degli enti territoriali e ha indicato la strada verso il ritorno in aula nella massima sicurezza:
La mia prima richiesta dopo l’insediamento è che tutto il personale scolastico sia vaccinato. Il vaccino è fondamentale.
In conclusione analizzando le opinioni dei membri del comitato ‘Priorità alla scuola‘ e le affermazioni del ministro Bianchi l’obiettivo comune di entrambe le parti è quello di riportare gli studenti in aula nel più breve tempo possibile, ma che questo processo sarà possibile solo ed esclusivamente quando verrà garantita la salute di studenti, grandi e piccoli, insegnanti e personale ATA.
Perché è giusto continuare a combattere perché la scuola venga considerata tra le priorità del governo, ma la salute non può essere declassata in secondo piano. Entrambe devono viaggiare di pari passo. Non vale la pena di fare inutili confronti tra la scuola e le attività commerciali, la prima costretta alla chiusura e le seconde in molti casi no. Il futuro del nostro Paese è in mano ai giovani, per questo motivo bisognerebbe preservare la loro integrità.