Questo documento pone al centro della scuola del terzo millennio due elementi importanti: l’innovazione del sistema scolastico e le opportunità dell’educazione digitale.
Un recente provvedimento del ministro Bianchi ha messo a disposizione di tutte le scuole per l’anno 2021 un finanziamento di circa 100 miliardi di euro, a valere nell’anno scolastico prossimo, per l’attuazione del Piano Nazionale Scuola Digitale.
La recente circostanza quindi ci offre l’occasione per riprendere le problematiche collegate alla digitalizzazione e ad una nuova visione anche dell’attività educativa. Faremo qualche ragionamento sul piano – il cosiddetto PNSD – e illustreremo in linea generale le competenze di una figura professionale che sarà presente nella scuola, l’Animatore Digitale, con nuove caratteristiche quest’anno.
Nel 2015, con la legge 107, conosciuta come la normativa sulla “buona scuola”, vengono poste le premesse normative per la realizzazione del Piano Nazione della Scuola Digitale. Questo documento, considerato come un pilastro fondamentale di una riforma della scuola per renderla rispondente alle esigenze del terzo millennio, pone al centro di questa nuova visione due elementi importanti: da un lato l’innovazione del sistema scolastico e dall’altro le opportunità dell’educazione digitale.
Il tutto, comunque, costruito su un postulato immodificabile: qualsiasi scelta tecnologica che viene effettuata deve essere al servizio della persona e non viceversa. Non solo. C’è un elemento ulteriore da non sottovalutare nell’ambito della didattica – e questo veniva affermato in tempi non sospetti, perché la pandemia non era ancora scoppiata e di conseguenza la DAD nella scuola rappresentava più un’ipotesi di laboratorio – tutte le attività da proporre non devono mai eliminare il rapporto diretto docente-allievo.
Il piano, infatti, ribadisce e rimarca con forza che “nessun passaggio educativo può prescindere da un’interazione insegnante/allievo e la tecnologica non può distrarsi da questo fondamentale rapporto umano”. Va aggiunto anche che con queste scelte il Piano fa suo il contenuto più significativo della letteratura in materia, sia a livello comunitario sia a livello internazionale.
Un’ultima riflessione è pure opportuna su questo documento. Con l’attuazione del piano si introduce un’idea rinnovata di scuola, che deve essere intesa con spazio aperto per l’apprendimento e non come luogo fisico chiuso. La scuola, per usare un’espressione mutuata dal digitale, diventa una piattaforma che mette gli studenti nella condizione di sperimentare e sviluppare le competenze per la vita.
In un contesto come questo, allora, le tecnologie diventano mezzi idonei al collegamento con il mondo, sempre sotto il controllo di chi è chiamato a sperimentarle. Da un’impostazione così delineata deriva come conseguenza la necessità di coinvolgere nel suo complesso l’istituzione scolastica. Quindi, oltre ad allievi e docenti, anche il personale amministrativo a tutti i livelli, oltre ovviamente al dirigente scolastico.
Come ben si può vedere, pur essendo poco conosciuto se escludiamo gli addetti ai lavori, la scuola ha un suo piano digitale. Si tratta infatti di un piano quinquennale, articolato in più capitoli, con puntuali indicazioni anche temporali.
Nelle sue linee generali questi sono gli obiettivi del Piano, spalmate nel quinquennio:
Per quanto riguarda poi l’anno scolastico 2021/2022 sono previsti:
Con la legge finanziaria 2021 viene confermata per ogni scuola la presenza dell’animatore digitale. Tale figura, già prevista anche nei passati anni scolastici, viene ridisegnata da un punto di vista dei requisiti. Prima il ruolo di animatore digitale poteva essere ricoperto anche da professionisti non inseriti nell’organico dell’istituzione. Dal prossimo anno scolastico non sarà più così.
L’incarico di animatore digitale potrà essere assegnato solo ed esclusivamente ad un docente, meglio se di ruolo, perché il piano e pluriennale e l’essere l’insegnante nominato di ruolo rappresenta una garanzia di continuità. È nominato dal dirigente scolastico, seguendo le procedure previste dal regolamento interno per l’assegnazione di incarichi ad esperti interni ed esterni. A questa figura, che per opportunità organizzativa dovrebbe essere scelta tra i titolari di cattedra, sono assegnati diversi compiti. Ricordiamo in particolare:
Prof. Franco Peretti
Esperto di metodologie formative