Venerdì 6 agosto il Governo su proposta del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha approvato una serie di provvedimenti idonei a rendere operativo il piano della scuola 2021/2022. Si tratta di un pacchetto di decisioni, che applicate in modo organico rendono possibile per le scuole d’infanzia, primarie e secondarie di primo e secondo grado lo svolgimento del nuovo anno scolastico, il cui inizio è ormai imminente.
Mi sembra per due motivi opportuno fare in questa sede qualche riferimento alle caratteristiche peculiari di questo piano operativo senza soffermarmi troppo su quelle che possono essere considerate le modalità specificatamente operative, di cui tra l’altro già ampiamente hanno parlato sia la stampa che la televisione.
Il primo: le riflessioni che faccio riguardano la filosofia dell’intervento e sono quindi utili per interpretare le singole specificità attuative. La seconda: mentre i singoli interventi possono essere soggetti a cambiamenti in corso d’opera per gli imprevedibili, ma comunque sempre possibili, cambiamenti delle circostanze, che li hanno generati, immutabile resta il complesso, a volte anche sofferto, disegno politico-amministrativo che ha generato i provvedimenti stessi.
Il dato più significativo e qualificante del pacchetto delle decisioni in materia scolastica approvato nell’ultimo Consiglio dei ministri è quello relativo alle lezioni in presenza, dato ch riguarda tutte le scuole di ogni ordine e grado, dalle scuole per l’infanzia quindi alle secondarie di secondo grado. Il presupposto di questa decisione si trova nella premessa del “Documento per la pianificazione delle attività scolastiche educative e formative delle istituzioni del sistema nazionale di istruzione”, dove vi sono alcune affermazioni, importanti, che meritano essere ricordate.
Innanzi viene ribadito nella sua interezza l’obiettivo annunciato come fondamentale dallo stesso ministro, in quanto titolare del potere politico in materia. Questo i termini del contenuto: “assicurare a tutti lo svolgimento in presenza dell’attività scolastica, il recupero degli apprendimenti, la riconquista della dimensione relazionale dei giovani, insieme a quella, che si auspica essere la ripresa civile ed economica del Paese”. Sono parole che si commentano da sole.
Ormai non sfugge più a nessuno quanto sia fondata la necessità di un’attività didattica in presenza, anche se – e questo deve essere sottolineato come del resto lo sottolinea il documento – la pandemia ha aiutato a capirne la sua peculiare importanza. Il tutto è avvenuto dal momento in cui la lezione in presenza è stata sostituita con la didattica a distanza. A prova di tutto questo infatti basta guardare il numero di saggi scientifici che in questi mesi sono stati pubblicati a sostegno dell’attività didattica in aula.
Aggiungo pure una sottolineatura: il ministro ha trovato conferma della validità della sua linea politica nei documenti del Comitato Tecnico Scientifico, che scrive nella sua relazione in risposta al quesito sull’argomento. “Si ritiene assolutamente necessario dare priorità alla didattica in presenza per l’anno scolastico 2021/2022” alla luce di questo obiettivo da raggiungere in via prioritaria, con l’applicazione di tutta una serie di precauzioni si possono pure, qualora la situazione sia insuperabile, introdurre alcune eccezioni al fine comunque di evitare l’eliminazione dell’insegnamento in presenza. Anche in questo caso il fine è preciso: salvare la lezione in presenza almeno parzialmente.
La competenza per queste eccezioni è assegnata ai Presidenti delle regioni. A ben guardare per chiudere questa prima riflessione si può riassumere il tutto in questi termini: il legislatore, stabilito l’obiettivo principale – vale a dire- l’insegnamento in presenza – introduce anche delle eccezioni, ma ogni eccezione deve rispettare “l’esigenza di bilanciamento tra la sicurezza in termini di contenimento del rischio di contagio, benessere socio – emotivo degli studenti e del personale della scuola, qualità dei contesti educativi e dei processi di apprendimento da un lato e rispetto dei diritti costituzionali alla salute ed all’istruzione dall’altro”
Il pacchetto dei provvedimenti contiene anche un preciso obbligo per tutto il personale della scuola a partire dai dirigenti scolastici per arrivare al personale ATA passando dai docenti: il possesso da parte delle precitate figure, che operano all’interno della scuola della “ carta verde”, per usare un termine tecnico, del Green pass. Questo è il documento ritenuto dalle autorità idoneo a certificare lo stato di salute del titolare con particolare riferimento al coronavirus.
C’è di più, per dare un quadro completo del provvedimento si deve aggiungere che è prevista la sospensione dall’attività lavorativa e la sospensione dallo stipendio per i dipendenti che non si adeguano e la loro sostituzione nell’incarico con supplenti per il periodo di allontanamento dall’incarico dell’inadempiente.
Per dimostrare quanto sia importante per il Governo questa norma, il provvedimento del Consiglio dei Ministri contiene anche uno stanziamento per pagamento dei supplenti. Va detto che questa scelta governativa ha suscitato diverse reazioni non del tutto favorevoli all’applicazione di questa normativa.
Per la corretta informazione va aggiunto che anche parte del sindacato della scuola non condivide la scelta dell’ Esecutivo. Mi viene a questo punto spontaneo fare qualche riflessione sull’argomento. Senza scomodare troppo gli articoli della Costituzione scritti a giusta tutela dei singoli, va detto che la nostra Carta fondamentale ammette il principio della limitazione delle prerogative individuali quando è in gioco un interesse generale ben specificato. Recita infatti l’art. 32 “ La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti.- Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Mi sembra, alla luce del precitato testo costituzionale, evidente che la salute della collettività sia elemento sufficiente e fondante per giustificare un particolare intervento limitativo in modo temporaneo della libertà individuale, intervento limitativo che non lede in termini assoluti le prerogative dell’individuo di un individuo poi, come nel caso che stiamo esaminando – vale a dire il personale della scuola – ha scelto liberamente di svolgere un’attività professionale con un soggetto – in questo caso lo Stato, che ritiene, confortato dal parere di un comitato scientifico altamente qualificato, di proporre determinati comportamenti ai suoi dipendenti per un interesse collettivo.
Tra l’altro va detto che il problema mi sembra superato grazie al buon senso della grande maggioranza degli interessati. Il ministro Bianchi, che li ha proprio per questo ringraziati, ha già informato l’opinione pubblica che quasi l’85% dei dipendenti della scuola si è vaccinato. Anche se le percentuali non sono elemento per dimostrare in assoluto la validità di una tesi o di una proposta di comportamento, restano comunque indice di un consenso o di una adesione che vanno sempre tenute in considerazione.
Prof. Franco Peretti
Esperto di metodologie formative