Santa Nina è veneratissima in Georgia, in Caucaso, per essere stata tra i primi a portare la luce del cristianesimo in quelle terre e a quei popoli, diventando una vera apostola del Vangelo e convertendo tante persone alla fede in Cristo.
Il 14 gennaio la Chiesa propone alla venerazione Santa Nina o Nino. Si sa poco delle sue origini. Santa Nina è nominata in una pagina, che lo storico Rufino aggiunse alla “Storia Ecclesiastica”, scritta dal grande vescovo e storico Eusebio di Cesarea. Si legge che nel IV secolo gli Iberi, (popolo dell’Iberia Caucasica, attuale Georgia), in occasione di un’incursione da loro effettuata nelle varie Province orientali dell’impero romano, portarono dalla Cappadocia, una prigioniera cristiana che, secondo autorevoli documenti, aveva il nome di Nouné e che successivamente nella letteratura georgiana e russa, si modificò in Nino o Nina.
Viveva da cristiana in castità, umiltà e preghiera, tanto che anche i pagani l’ammiravano. Per lodare le sue doti e virtù dicevano di lei: “È una cristiana”, e nient’altro.
Operò diversi prodigi, tra i quali risuscitare un bambino morto. Cosi la sua fama arrivò alla corte della regina degli Iberi che, essendo malata, la chiamò e dopo la sua intercessione riacquistò la salute. La Regina si convertì al Cristianesimo e vincendo le resistenze del re suo sposo, lo convinse ad abbracciare la nuova fede. Il re convertito, ricevé a sua volta dei favori celesti e affidò alla schiava cristiana il progetto della costruzione di una chiesa. Durante la costruzione Santa Nina operò dei prodigi, che fecero crescere la stima nei suoi confronti.
Il re Bacour o Miriam (non è chiaro il nome) avviata l’evangelizzazione della Georgia, inviò all’imperatore Costantino il Grande (280-337) una delegazione per chiedergli di mandare un vescovo e dei preti. Quando il vescovo giunse in Georgia, trovò tutto un popolo già convertito, dalla “cristiana Nina”, come la chiamava il popolo.
Il culto per la santa “apostola” della Georgia, si diffuse in tutto l’Oriente e le varie Chiese, Copta, Armena, Greca, Alessandrina, Georgiana, la ricordavano nei loro menologi e sinassari, in date diverse. In Occidente la santa fino al Cinquecento rimase quasi sconosciuta. Fu il cardinale Cesare Baronio, (1538-1607), compilatore nel XVI sec. del ‘Martirologio Romano’, a introdurre la sua memoria e da lì si diffuse il culto verso Santa Nina.