Saulo terribile persecutore di cristiani, incontrò Gesù sulla via di Damasco, ne fu affascinato e diventò suo Apostolo con il nome di Paolo.
Il 25 gennaio si celebra la festa liturgica della Conversione di San Paolo Apostolo, che si ricorda nei documenti fin dal VI secolo. Come è noto il suo martirio viene commemorato solennewmente a giugno; la celebrazione odierna offre l’opportunità di considerare da vicino la poliedrica figura di questo straordinario apostolo, che scrisse di se stesso“io sono il minimo fra gli apostoli, un indegno anche d’essere chiamato apostolo”. E per questo motivo la conversione di San Paolo è uno dei più gloriosi trionfi della grazia divina, che la Chiesa celebra con una festa particolare.
Di San Paolo sappiamo che era ebreo della tribù di Beniamino e gli fu dato il nome di Saulo. Apparteneva ai farisei, la setta rigorosa, ma nello stesso tempo più recalcitrante alla grazia di Dio. Fu istruito alla più stretta osservanza della legge di Mosé e questo lo spinse a diventare uno dei persecutori più intransigenti verso i primi seguaci di Gesù. Non aveva ancora l’età per procedere in prima persona alla loro lapidazione, però partecipava con lo spirito e la condivisione. Era determinato a sradicare dalle fondamenta la Chiesa di Cristo e far trionfare il Giudaismo.
Per farlo chiese una lettera autorizzativa al Sommo Sacerdote, in modo da poter andare a compiere stragi di cristiani a Damasco. In questo trasferimento incontrò il Signore Gesù che si manifestò a lui in tutta la sua grazia divina.
Sulla via di Damasco, scortato da arcieri, Saulo mentre galoppa sul suo cavallo fu accecato da una luce fulgida, che lo spinse a terra e nello stesso momento una voce dal cielo gli chiedeva: « Saulo, perchè mi perseguiti? »; “Chi sei tu?” rispose Saulo, meravigliato e spaventato ad un tempo. Il Signore spiegò: “Io sono quel Gesù che tu perseguiti”. A quelle parole Sauro disse “Che vuoi ch’io faccia, o Signore?” Gesù gli affidò subito un compito “Vai in Damasco: colà ti mostrerò la mia volontà”
Saulo si alzò e si diresse a Damasco, dove rimase per tre giorni in rigoroso digiuno e in continua orazione. Al terzo giorno Anania, sacerdote della Chiesa Damascena, per rivelazione di Dio, lo incontrò, lo battezzò e gli ridiede la vista. Da quel momento diventò Paolo, che da feroce oppositore divenne un convinto sostenitore: la grazia di Dio operò in lui e lo trasformò nell’Apostolo delle genti.
Crebbe nell’amore di Gesù, tanto da arrivare a dire: « Chi mi separerà dalla carità del mio Gesù? forse la persecuzione? la fame? i sacrifici o la morte? Ah, no, né la vita, né la morte, né il presente, né il futuro saranno capaci di separarmi da quel Gesù per cui vivo, per cui lavoro e col quale sono crocifisso. Egli sarà la mia corona perché non sono io che vivo ma è Gesù che vive in me».