San Gregorio fu un vescovo che si dedicò con forza e passione alla difesa dell’ortodossia della fede cattolica.
Il 10 gennaio la chiesa cattolica celebra San Gregorio di Nissa. Di lui si può dire che aveva un destino segnato da santo, perchè visse sin da piccolo tra grandi santi. Nacque verso il 335 nella Cappadocia (odierna Asia Minore) e fin da ragazzo fu immerso nella cultura profana (e classica pagana) incarnata dal padre, retore a Cesarea, e nella cultura dell’ideale monastico, che gli fu trasmessa dagli altri suoi famigliari. Prima di tutti, suo fratello Basilio, detto Magno, come lui vescovo e poi santo, del quale Gregorio subì un notevole influsso. Un’altra figura di riferimento fu la sorella maggiore Macrina dedita alla vita monastica, anche lei santa, per la quale ebbe una grande ammirazione. Altro santo (e che santo) fu Gregorio Nazianzeno, anche lui vescovo e dottore della Chiesa, grande amico e compagno di studi di Basilio. Questi ultimi due, insieme a Gregorio, sono ricordati come i “i santi Cappadoci”. Basilio, uomo di governo e organizzatore, Gregorio Nazianzeno, oratore e teologo, Gregorio di Nissa, pensatore, filosofo e mistico.
Gregorio per i suoi studi non frequentò nessuna delle famose università del tempo, ma ebbe lo stesso un’ottima formazione scolastica, come conveniva ad uno come lui di buona estrazione sociale.
Erano gli anni delle grandi lotte teologiche. In ballo c’era la sopravvivenza dell’ortodossia cattolica contro le grandi eresie del tempo, la più perniciosa delle quali era l’arianesimo, contrò il quale guidò la lotta Basilio Magnò, che nominò il fratello Gregorio vescovo di Nissa, e l’altro Gregorio, vescovo di Nazianzo.
A causa del suo carattere poco pragmatico Gregorio cadde in disgrazia e venne prima accusato e poi arrestato. La prigione gli procurò un’infiammazione ai polmoni ed una lombaggine. Scarcerato grazie all’intervento dell’influente fratello, dovette andare in esilio. E quando ritornò nel 377, a parziale risarcimento dell’ingiustizia subita, la gente lo accolse trionfalmente. La morte di Basilio, nel 379, che diede una svolta decisiva alla vita di Gregorio, non più dominato dalla sua forte personalità forte. Consapevole delle proprie responsabilità guidò la Chiesa da autentico combattente dell’ortodossia. Fu durante il Concilio ecumenico di Costantinopoli del 381 che Gregorio raggiunse il vertice della sua fama e contribuì a far trionfare le proprie idee teologiche, tanto che l’imperatore Teodosio gli manifestò vivi apprezzamenti.
Nei suoi trattati di teologia dogmatica scriveva che il cristiano è invitato a crescere nella fede, perché se essa ci dona una certa percezione e conoscenza di Dio, tuttavia rimane sempre debole.
I più importanti modelli spirituali che bisogna imitare, secondo Gregorio, non sono gli eremiti, che pensano principalmente alla propria santificazione personale, ma a personaggi come Mosè, Paolo di Tarso e ai pastori del popolo che lavorano per la Chiesa.
Nel 381 i padri che con lui parteciparono al Concilio Costantinopolitano I lo definirono la «colonna dell’ortodossia». Morì intorno al 395.