Nella notte è stato raggiunto l’accordo sulla direttiva Ue per l’introduzione del salario minimo nei 27 paesi membri. Lo annunciato il Consiglio europeo in una nota nella quale ha specificato che “la presidenza del Consiglio e i negoziatori del Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo politico provvisorio sul progetto di direttiva sui salari minimi adeguati nell’Ue“. I dettagli verranno illustrati nella conferenza stampa in programma questa mattina alle 9:30 a Strasburgo.
“Nei nostri orientamenti politici abbiamo promesso una legge per garantire salari minimi equi nell’Ue. Con l’accordo politico di oggi sulla nostra proposta su salari minimi adeguati, portiamo a termine il nostro compito. Le nuove regole tuteleranno la dignità del lavoro e faranno in modo che il lavoro paghi“. Lo scrive su Twitter la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, commentando l’accordo politico raggiunto nella notte sul salario minimo.
La Commissione Ue aveva proposto una direttiva sui salari minimi adeguati ad ottobre 2020. Attualmente i paesi che hanno adottato il salario minimo legale sono 21 su 27: tra le nazioni nelle quali non è applicato c’è l’Italia, nella quale come è noto c’è la contrattazione collettiva.
Oltre all’Italia il salario minimo non è stato istituito anche in Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Svezia. Dove invece è già previsto, secondo gli ultimi dati Eurostat, si da un minimo di 332 euro mensili della Bulgaria ai 2.257 euro del Lussemburgo. In Germania è pari a 1.621 euro, ma il 4 giugno 2022 il Parlamento ha fissato la paga oraria minima a 12 euro, ovvero 38 centesimi in meno rispetto al Lussemburgo. Legge che renderà il salario minimo tedesco il secondo più alto dell’Ue.
Come scrive questa mattina il Corriere della Sera la direttiva non imporrà ai paesi membri l’obbligo di introdurre il salario minimo a livello legale, ma fissa dei criteri attraverso i quali sarà possibile stabilire quale sia il salario minimo “adeguato ed equo” da adottare in quel determinato paese. Inoltre la nota del Consiglio europeo sottolinea che la direttiva “contribuirà a raggiungere condizioni di lavoro e di vita dignitose per i dipendenti europei“.
In sostanza gli Stati membri saranno tenuti a mettere in atto un quadro procedurale per fissare e aggiornare i salari minimi una serie di criteri chiari. Aggiornamenti che avverranno almeno ogni due anni o al massimo ogni quattro anni per quelle nazioni che utilizzano un meccanismo di indicizzazione automatica.
La direttiva, precisa ancora la nota, “mira a estendere la copertura dei lavoratori attraverso la contrattazione collettiva” tanto che “laddove il tasso di copertura della contrattazione collettiva sia inferiore a una soglia dell’80% gli Stati membri dovrebbero definire un piano d’azione per promuovere la contrattazione collettiva“.
Come affermato nella nota la copertura della contrattazione collettiva dovrebbe venir fissata in una soglia compresa tra il 70% e l’80%, stando ai due obiettivi fissati rispettivamente da Commissione e Parlamento europeo e all’interno dei quali dovrebbe essere trovato un compromesso.