La ritirata russa da Kiev è costellata di episodi di violenza, denunciano gli ucraini
L’intera regione di Kiev non è più in mani russe, rivelano gli ucraini. I russi si allontanano dalla capitale ma nei sobborghi lasciano una scia di morte. Gli abitanti denunciano l’utilizzo di bambini come scudi umani da parte dei soldati russi e esecuzioni sommarie in strada di civili disarmati.
Il sindaco di Bucha, cittadina alle porte della capitale, Anatoly Fedoruk, denuncia “quasi 300 persone sepolte in fosse comuni“. Altri 20 corpi sono stati trovati in strada: uno dei cadaveri aveva le mani legate. A riferirlo è il consigliere del presidente Zelensky, Mykhaylo Podolyak, che su Twitter ha postato le foto di diverse persone uccise. “Queste persone non erano nell’esercito. Non avevano armi. Non rappresentavano una minaccia. Quanti altri casi simili stanno accadendo in questo momento nei territori occupati?“. Poco fa un nuovo tweet: “I peggiori crimini del nazismo sono tornati Europa. Imponete un embargo sulle risorse energetiche, chiudete i porti. Fermate gli omicidi!“.
Nel sud del paese, i russi si preparano ad attaccare Odessa, il principale porto dell’Ucraina. Forti esplosioni sono state avvertite nella zona delle strutture portuali, sono stati colpiti i depositi di petrolio e ad altre infrastrutture.
Uno spostamento a sud dell’offensiva russa è confermato anche dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nel suo nuovo video notturno. Secondo Kiev, i russi si preparano ad occupare l’intero Donbass e il sud dell’Ucraina.
In una intervista al Corriere della Sera, il ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba parla anche della possibile visita del papa a Kiev, di cui ha parlato ieri lo stesso Francesco. “La stavamo preparando da ben prima dello scoppio della guerra il 24 febbraio. E adesso diventa anche molto più importante – afferma Kuleba – Ma ancora non abbiamo date o conferme finali che avvenga“. Il responsabile della politica estera ucraina poi si rivolge all’Italia, e in particolare agli italiani contrari all’invio di armi a Kiev: “Vorrei dire che coloro che rifiutano l’invio di armi all’Ucraina in realtà sostengono la continuazione della guerra. Prima noi saremo in grado di espellere i russi e prima la guerra sarà finita“, afferma. Kuleba poi rassicura sul ruolo di garante della sicurezza ucraina in un eventuale trattato di pace che l’Italia si è impegnata a sostenere insieme ad altri paesi. “Si possono trovare modi per cui le garanzie non comportano automaticamente il vostro coinvolgimento bellico diretto“, spiega il ministro degli esteri, senza però volere specificare in cosa consistano queste garanzie.
La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola è tornata da Kiev, dove ha incontrato il parlamento ucraino e il presidente Zelensky. “All’Ucraina serve urgentemente aiuto. Abbiamo già dato tanto ma non basta”, l’appello della politica maltese in una dichiarazione video.