Il 27-28 luglio si terrà a Roma il pre-summit dell'Onu sui sistemi alimentari globali
Il pre-summit di Roma il prossimo 27 e 28 luglio, come pure il vertice convocato dal Segretario Generale António Guterres a settembre a New York, sono appuntamenti fondamentali per il mondo: i leader politici dovranno affrontare concretamente il problema alimentare e la correlata emergenza ambientale, trovando soluzioni che incoraggino, per esempio, lo sviluppo di una legislazione vincolante in materia di sprechi, o una maggiore trasparenza sui processi produttivi degli alimenti in commercio e dunque sulle emissioni di gas serra che ne derivano.
Nel 2020, 768 milioni di persone nel mondo hanno sofferto la fame. Il fenomeno è dovuto alle conseguenze indirette del Covid-19 e a sistemi alimentari che creano insicurezza e sono poco sostenibili, responsabili fino al 37% delle emissioni di gas serra e al 92% dell’impronta idrica dell’umanità.
Eppure, l’adozione diffusa di una dieta salutare e a basso impatto ambientale potrebbe portare – solo in Italia – a un risparmio di circa 14 milioni di tonnellate di CO2 equivalente e a 11 miliardi di m3 di impronta idrica, comparabile alla metà del volume idrico del lago di Como. Istituzioni, settore privato e cittadini devono fare fronte comune per trovare soluzioni concrete.
L’importanza di fare fronte comune per trovare soluzioni concrete nella lotta alla fame, alla povertà e all’emergenza climatica è confermata dall’ampio e variegato pubblico che parteciperà all’evento: dalle organizzazioni della società civile ai rappresentanti delle comunità indigene, dagli agricoltori e leader politici agli esponenti del settore privato, che metteranno sul tavolo idee e proposte per innescare un’inversione di rotta che non può più attendere.
Un’urgenza, questa, messa in risalto da un triste promemoria: quest’anno l’Earth Overshoot Day cadrà proprio il 29 luglio, giorno immediatamente successivo la chiusura dell’evento ONU.
Secondo i calcoli degli esperti, in questa data avremo consumato tutte le risorse naturali che la Terra è in grado di produrre in un anno e, da questo momento, l’umanità sarà ufficialmente “in debito” con il Pianeta.
I dati mostrano che un cambiamento di rotta sarebbe possibile anche solo attraverso piccoli gesti, come per esempio: riducendo la quantità di cibo sprecato o scegliendo di consumare principalmente alimenti a base vegetale, coltivati con pratiche agroecologiche e rigenerative, dunque a più basso impatto ambientale.