C’è una vicenda che a sorpresa in questi giorni ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica facendo passare in secondo piano notizie di notevole rilievo come l’evoluzione della situazione epidemiologica del Covid in Italia, i ritardi nelle consegne delle dosi di vaccino AstraZeneca nei Paesi dell’Ue, le partite della Nazionale, la nomina a segretario del Partito Democratico di Enrico Letta, quella in pectore di Giuseppe Conte nel Movimento 5 stelle e molto altro.
La notizia che sta animando il dibattito tra la gente, soprattutto attraverso i social network vista la quasi totale impossibilità di incontrarsi in strada e nei luoghi pubblici a causa delle misure restrittive legate al Covid, è quella che riguarda Grisù, la gatta di 14 anni che è stata erroneamente fatta scendere nel cuore della notte da un treno partito da Lecce in direzione di Torino.
Secondo la ricostruzione fornita da Repubblica, tra i primi quotidiani a raccontare il caso, nella notte tra domenica e lunedì scorso il felino è magicamente riuscito a fuggire dal trasportino nel quale era custodito. Il tutto mentre i suoi anziani proprietari erano crollati in un sonno profondo.
È impossibile sapere se l’animale sia riuscito ad aprire da solo il trasportino, mi si permetta di affermare con un’impresa degna di Houdini, oppure sia stato liberato da qualche passeggero in vena di scherzi. Fatto sta che il gatto è stato intercettato intorno all’una e 47 minuti dal capotreno mentre si aggirava spaesato tra i sedili di un vagone. Il controllore, pensando erroneamente si trattasse di un gatto randagio, lo ha fatto scendere alla stazione di Pescara.
Possiamo solo immaginare il dramma vissuto dai padroni che al loro risveglio, avvenuto molte ore dopo nei pressi della stazione di Piacenza, si sono accorti che Grisù non c’era più. I due hanno dato immediatamente l’allarme e giunti a Torino hanno denunciato l’accaduto alla Polfer. Come se non bastasse hanno inoltre deciso di prendere un altro treno per tornare indietro e cercare l’amato animale.
A supporto dei due è immediatamente intervenuto l’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali), che attraverso la sezione di Pescara resa disponibile a dare il via alle ricerche, oltre a fornire conforto e sostegno alla coppia originaria del Salento.
A supporto dei due è immediatamente intervenuto l’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali), che attraverso la sezione di Pescara resa disponibile a dare il via alle ricerche, oltre a fornire conforto e sostegno alla coppia originaria del Salento.
Il caso è addirittura finito in Parlamento, o meglio Daniela Torto, parlamentare nella fila di M5s, ha annunciato la presentazione di una interrogazione parlamentare per fare luce sulla scomparsa del felino. La deputata abruzzese ha sottolineato che la priorità in situazioni del genere è quella di mettere l’animale in sicurezza.
“Se il controllore avesse trovato un oggetto prezioso lo avrebbe lanciato fuori dal treno o avrebbe avvisato la polizia ferroviaria?“, si domanda l’onorevole specificando che non si può paragonare vita di un essere vivente ad un oggetto per quanto di valore. L’intento dell’interrogazione, specifica Torto, è quella di sensibilizzare l’opinione pubblica e attuare delle modifiche al codice di comportamento da attuare in situazioni di questo genere all’interno dei treni e non solo.
In sostanza si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione culturale nel mondo animale, ma che dovrebbe partire da una rivoluzione culturale del pensiero umano.
Fortunatamente la vicenda, che ho simpaticamente ribattezzato ‘La gatta sul treno che scotta‘ (riferimento al famoso film del 1958 intitolato ‘La gatta sul tetto che scotta‘ diretto da Richard Brooks e tratto dall’omonimo dramma teatrale scritto da Tennessee Williams), si è conclusa nel migliore dei modi: questa mattina un gruppo di volontari ha ritrovato la gatta all’interno della stazione di Pescara
Ad annunciare la lieta notizia un post su Facebook del gruppo Animalisti volontari in cui si si legge:
“Trovato Grisù, era rimasto in stazione. Grazie alla Polfer e a tutti i volontari che lo hanno cercato. Speriamo che chi ha deciso di abbandonare a se stessa, sulla banchina di una stazione ferroviaria, una povera creatura indifesa venga punito come è giusto che sia. E ci auguriamo che episodi del genere non accadano mai più. Senza contare che fosse stato davvero un randagio nessuno lo avrebbe saputo e di conseguenza nessuno lo avrebbe cercato… Questa cosa ci atterrisce”.
Prendendo spunto dal nome Grisù, che quasi sicuramente trae ispirazione dal piccolo drago protagonista del cartone animato italiano ideato dai fratelli Nino e Toni Pagot nel 1964 con il sogno di diventare pompiere, vorrei spegnere il fuoco delle polemiche sollecitando animalisti e amanti degli animali, come il sottoscritto, ad una riflessione più profonda che non condanni l’uomo che ha allontanato il gatto ma condanni semplicemente il fatto in quanto tale.
In Italia è abitudine ormai troppo diffusa, quasi alla stregua di uno sport nazionale, quella di condannare alla gogna chiunque si macchi di un errore senza dare alcun diritto di replica. A mio modesto parere bisognerebbe ascoltare il capotreno e comprendere i motivi che lo hanno portato all’errore. Sono sicuro che sarebbe molto più proficuo chiedere un suo supporto nella lotta al rispetto e alla tutela degli animali piuttosto che chiedere l’applicazione di sanzioni disciplinari se non addirittura il licenziamento.
La rivoluzione culturale nel mondo animale di cui parla l’onorevole Torto è possibile solo se si riesce a parlare al cuore e alla mente delle persone, le minacce e le punizioni servono a ben poco.