Purtroppo nessun via libera alla ristorazione serale in zona gialla il Cts frena e soprattutto pare smentire le voci dei giorni scorsi che avrebbero visto il parere favorevole degli esperti alla riapertura degli esercizi in zona gialla a partire dal prossimo 5 marzo. “Non c’é alcun via libera del Comitato Scientifico alla riapertura della ristorazione nelle zone e negli orari che attualmente ne prevedono la chiusura“. Anzi la riunione del 26 gennaio pare indicare alcune misure restrittive che sarebbero da adeguare alla tipologia dei locali e dei servizi resi. Ogni decisione in merito al più spetterà al Governo, ed é proprio a questo che si rivolgono Liverani, Consigliere Regionale Emilia Romagna, Lega, e Agnesini, Presidente della Confederazione Imprese Unite per l’Italia, che chiedono espressamente si vada nella direzione di riaprire a cena. Ci siamo confrontati con entrambi, e di questo li ringraziamo, eccovi le loro dichiarazioni.
Il rischio, dicono, é il medesimo di giorno quanto di sera, anzi si eviterebbero gli assembramenti. Tenendo aperto solo a pranzo nelle zone gialle, precisa Liverani, é probabile che tutti si riversino nei locali alle stesse ore, aumentando il rischio contagio. Agnesini ricorda anche la battaglia fatta direttamente sul campo dagli esercenti con l’iniziativa IOAPRO, che ha appoggiato, e direttamente a Montecitorio dove una delegazione di 4 ristoratori in rappresentanza di 50 mila ristoratori si é presentata con una tenda sotto Montecitorio per chiedere udienza al Governo al fine di poter riaprire.
Ecco le precisazioni in nota del CTS, nessun via libera, anzi si frena sulle voci emerse nei giorni scorsi di una possibile apertura del Comitato scientifico alla riapertura di sera per le zone gialle e di giorno per quelle arancioni: “Una rimodulazione dei pacchetti di misure potrebbe modificare l’efficacia nella mitigazione del rischio”, poi la palla viene rimandata al Governo: “Circa la previsione di rimodulazione delle misure previste nelle diverse fasce di rischio si rimanda alle valutazioni del decisore politico”
Per quanto concerne i rischi, invece, precisano gli esperti nel verbale redatto il 26 gennaio: “andrebbero considerate le diverse tipologie dei pubblici esercizi, distinguendo tra ristoranti e bar, pur mostrando una lieve diminuzione dell’incidenza nel paese, evidenzia ancora un rischio moderato/alto con un elevato impatto sui servizi assistenziali nella maggior parte delle regioni e province autonome”.
Inoltre si legge, il rischio per i ristoranti è ancora più marcato rispetto altrove in quanto precisa il Comitato scientifico: “Il settore della ristorazione presenza alcune criticità connesse all’ovvio mancato uso delle mascherine, con potenziale aumento del rischio in presenza di soggetti asintomatici”
Andrea Liverani, Consigliere regionale Emilia Romagna, sostiene convinto che per risollevare il settore e per evitare assembramenti una buona soluzione può essere quella di riaprire a cena, quindi consentire ai clienti di consumare nel ristorante fino alle 22.
Eccovi le parole di Liverani con cui ci siamo interfacciati telefonicamente: “Riaprire i ristoranti anche a cena é l’unico modo per cercare di risollevare un settore che da ormai un anno è vittima di una profonda crisi, ma anche per evitare assembramenti: in questo primo weekend di zona gialla i ristoranti sono stati letteralmente presi d’assalto”.
Poi il consigliere della Lega prosegue: “Il rischio contagio è lo stesso a pranzo che a cena. Non si tratta di orari ma di rispetto rigoroso dei protocolli. Chi non è in grado di garantire la sicurezza deve chiudere. Ma chi, al contrario, si è dotato di tutti i dispositivi e gli accorgimenti necessari deve poter tenere aperto anche in fascia serale in modo da poter recuperare le perdite causate dall’emergenza pandemica: il comparto si è trovato con fatturati dimezzati rispetto allo standard. Ma la questione non è solo economica: ampliare l’arco temporale di apertura consente di “spalmare” le presenze garantendo maggiore sicurezza per i cittadini”
Stefano Agnesini, Presidente confederazione Imprese Unite per l’Italia, dalla sua aggiunge: “Io assieme assieme a Momi, Antonio, Biagio, Umberto e Yuri, in rappresentanza di 50 mila ristoratori, mercoledì giovedì venerdì scorso abbiamo avuto diversi incontri a Roma, dai quali é emersa massima solidarietà alla categoria e sono state fatte promesse in tema di riaperture. Il primo parere favorevole sulle riaperture serali in zona gialla, o meglio i rumors in tali direzioni, ci avevano confortato, il fatto di sentire che il CTs in nota abbia frenato tali speranze certo non può farci piacere, anzi, la categoria é al collasso, i profitti sono per l’80% fatti di sera, se i nostri imprenditori non potranno riaprire tante piccole aziende, anche a conduzione famigliare, falliranno, portandosi dietro il licenziamento di numerosi dipendenti.
Possibile, mi chiedo, non si capisca la gravità della situazione economica nel campo della ristorazione? L’unica cosa di cui siamo fieri é che il nostro intenso lavoro fatto dai primi di gennaio ad oggi ci sta permettendo di essere maggiormente visibili, ragion per cui siamo fiduciosi che il nuovo Governo comprenda la necessità di far riaprire, in sicurezza, i ristoranti anche a cena. Il virus non si diffonde a seconda degli orari, quello che conta sono le misure di sicurezza, che i nostri ristoratori rispettano da sempre, avendo seguito i protocolli rigidi indicati dal Governo nella fase di riapertura. Quello che posso dirle come Presidente della confederazione imprese unite per l’Italia é che Sono onorato di aver trovato operatori che per il bene comune sono disposti a tutto anche ad accamparsi a Montecitorio con la tenda”