• 5 Novembre 2024
  • LAVORO

Riforma pensioni 2021, ultime: meglio quota 92 o quota 102?

Prosegue il dibattito specie sui social relativamente alla riforma delle pensioni, mentre il Ministro del Lavoro Orlando ha fatto presente che a suo dire sarebbe meglio rimandare la questione pensioni in quanto al momento le urgenze sono ammortizzatori sociali e lavoro, da parte loro i sindacati, nello specifico Cgil, Cisl e Uil, stanno incalzando il ministro del Lavoro e delle politiche Sociali affinché si riapra il tavolo di confronto sul post quota 100.

Non rimane poi così tanto tempo per pensare a delle misure da attuare dal 1 gennaio 2022, in quanto lo ricordiamo, dal 31/12/2021 la quota 100 smetterà di esistere. Dunque tutti coloro che matureranno i requisiti oggi necessari per poter accedere alla quiescenza, ossia 38 anni di contributi e 62 d’età, si ritroveranno dall’oggi al domani non solo a non poter più beneficiare della misura, ma altresì ad affrontare il famigerato scalone che li costringerà al lavoro, se nessuna misura verrà attuata in tempo, per 5 anni in più ossia si passerà dai 62 ai 67 anni, come prevede l’attuale riforma Fornero in realtà mai abolita. Tra le varia proposte le ultime su cui si é discusso parecchio sono quella di DelRio la quota 92, oppure la quota 102 proposta da Brambilla. Quale quella maggiormente ambita dai lavoratori?

Riforma pensioni 2021: Quota 92 per chi?

Graziano Delrio, Pd, ha da poco rilanciato la quota 92 per i soggetti più vulnerabili, che potrebbe sostituire dal 1 gennaio 2022 la quota 100:

Per un Italia più giusta. Allo scadere di Quota 100, introduciamo Quota 92 (30 anni di contributi e 62 d’età) che aiuti donne e lavoratori impegnati in lavori usuranti. Diamo maggiori garanzie ai giovani. Anche così si esce dalla crisi”.

La proposta prevedrebbe però un taglio del 3% sull’assegno ultimo, e farebbe tornare alla mente seppur con una penalità maggiore il Ddl 857 depositata nel 2013 da Damiano, ex ministro del Lavoro, che prevedeva un’uscita dai 62 anni d’età con una penalità pari al 2% per ogni anno d’anticipo, che purtroppo, però non ha mai visto la luce. Purtroppo perché la proposta a firma Damiano, Baretta e Gnecchi prevedeva altresì l’uscita a 41 anni di contributi senza limiti anagrafici. A detta dei lavoratori questa era infine la proposta migliore per tutti. Inoltre la proposta valeva per ogni categoria 62 anni e almeno 35 di contributi, in questo caso invece sarebbe indirizzata solo ai lavoratori gravosi e alle donne. Allo studio resta la proposta di Brambilla ossia una quota 102, che potrebbe tornare in auge post quota 100.

Quota 102 cosa prevedrebbe?

La quota 102 fu proposta da Brambilla e prevedrebbe un’uscita dai 64 anni d’età e dai 38 di contributi, in buona sostanza per i lavoratori precoci sarebbe ancora peggio. In quanto il loro problema, ci dicono, non sono certo gli anni di contributi versati ma l’età anagrafica.

Ne hanno alle spalle più di 40 ma sono relativamente giovani per poter accedere sia alla quota 100 che ad un eventuale quota 102. In tanti rimpiangono la proposta di Damiano, chissà che ora possa tornare in considerazione visto che al Governo vi é Orlando, Pd, che era stato definito un Ministro di Sx-sx , da repubblica, e al Ministero del Lavoro mancava da esattamente 3 lustri un esponente di questo tipo, l’ultimo era stato appunto Damiano.

Erica Venditti

Erica Venditti, classe 1981, dal 2015 giornalista pubblicista. Dall'aprile 2012 ho conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Ricerca Sociale Comparata presso l’Università degli studi di Torino. Sono cofondatrice del sito internet www.pensionipertutti.it sul quale mi occupo quotidianamente di previdenza.

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