Sulla riforma delle pensioni si continua a parlare dopo l’insediamento del Governo Draghi, come é naturale che sia sono molti i lavoratori a chiedersi cosa ne sarà del loro futuro previdenziale a seguito della nascita del nuovo Governo. Il Ministro Orlando, il primo dopo 3 lustri di sinistra-sinistra, come é stato definito da La Repubblica, riuscirà a soddisfare le rimostranze di quanti da anni chiedono una riforma pensioni maggiormente equa e soprattutto strutturale?
Le stesse donne mal tollerano il principio del ‘di anno in anno‘ associato ad opzione donna, e le misure sperimentali a scadenza, come é stata la quota 100, che ricordiamo scadrà il 31/12/2021. Per questa ragione i sindacati, consci dell’importanza di dare un senso di continuità con i tavoli di confronto intrapresi nel precedente Governo e col Ministro Catalfo, nel primo incontro col Ministro Orlando, tenutosi il 14 febbraio in videoconferenza, Cgil, Cisl e Uil hanno già avanzato le prime proposte su quello che potrebbe essere in ambito previdenziale l’uso dei fondi statali ed europei.
I rappresentanti dei lavoratori hanno avanzato precise richieste, Roberto Ghiselli ha ribadito il No a quota 100, facendo notare che una proroga della stessa per un altro anno, rumors che era emerso nei giorni scorsi, che lo stesso padre di Quota 100 l’onorevole Durigon non avrebbe disdegnato in assenza di altre misure, non servirebbe per risolvere gli attuali problemi. Continuerebbero a restare fuori le donne, che difficilmente raggiungono i 38 anni di contributi avendo spesso carriere discontinue alle spalle, e servirebbero solo a rimandare il famigerato ‘scalone’ della Fornero. Ecco perché a detta del segretario confederale della Cgil, intervistato su pensionipertutti.it, sarebbe doveroso rimettere in discussione l’intera riforma Fornero al fine di superarne i limiti e le rigidità e pensando sempre più, data anche la natura sempre più prossima di un assegno interamente contributivo, ad una maggiore flessibilità in uscita.
Di parere analogo Domenico Proietti, segretario confederale della Uil, che sostiene si debba puntare tutto sulla flessibilità in uscita dai 62 anni e concentrarsi maggiormente sulla valorizzazione ai fini previdenziali del lavoro di cura delle donne, che ancora troppo faticano a conciliare lavoro e famiglia.
Nel progetto di riforma che verrà posta al vaglio del Governo, rientra dunque una maggiore progettualità futura che consenta dunque a tutti i lavoratori di scegliere quando poter accedere alla pensione, ovvero se dopo i 62 anni o al raggiungimento dei 41 anni di contribuzione.
Altra strada alternativa dovrebbe essere quella pensata per un’uscita agevolata per chi svolge lavori manuali e gravosi, pensando a misure ad hoc.
Infine come dicevamo poc’anzi verrà chiesto all’esecutivo di discutere su il riconoscimento del lavoro di cura delle donne e sull’introduzione di una pensione di garanzia che permetta di tutelare i giovani.
Quelli che maggiormente credono nel nuovo esecutivo sono i lavoratori precoci, ossia quanti hanno alle spalle già 41 anni di contributi versati, che sperano finalmente qualcuno prenda a cuore la loro causa permettendogli di lasciare il lavoro indipendentemente dall’età. Chissà che il Ministro Orlando riesca in tale impresa.