Le novità della Riforma dell'ordinamento giudiziario approvata dal Consiglio dei ministri
Una riforma per i cittadini, ma anche per la magistratura che ha bisogno di ritrovare credibilità. L’ha definita così, al termine del consiglio dei ministri, la guardasigilli Marta Cartabia.
Nel testo approvato ieri ci sono le modifiche al Consiglio superiore della magistratura: prima di tutto l’organo di autogoverno dei giudici torna a 30 membri, come era prima della modifica del 2002: 10 nominati dal parlamento e 20 togati. Di questi, due sono giudici di Cassazione, tredici di merito e cinque pubblici ministeri. I 20 togati vengono eletti da tutti i magistrati con una nuova procedura mista: 14 con sistema maggioritario basato su collegi binominali. Uno, che sarà un pm, sarà uno dei terzi classificati, mentre i rimanenti 5 saranno scelti su base proporzionale. Ci si potrà candidare personalmente, non sono previste liste. Lo scopo è ridurre il peso delle correnti.
Il Csm continuerà a scegliere i capi delle procure, ma dovrà procedere in ordine cronologico in base alle sedi vacanti. Questo per evitare le cosiddette “nomine a pacchetto”, cioè le spartizioni e lo scambio dei posti tra le varie correnti.
Ma la parte più attesa è quella che mette uno stop alle cosiddette “porte girevoli“, cioè la possibilità fin qui concessa ai magistrati di passare dal ruolo di pm o giudice ad un incarico politico, elettivo e non, e viceversa. Questo per evitare pericolose commistioni tra poteri dello Stato. Sarà quindi vietato svolgere insieme funzioni giurisdizionali e di governo. Un magistrato non potrà candidarsi in regioni in cui, negli ultimi tre anni, abbia svolto il ruolo di pm o giudice.
Chi torna da cariche elettive, nazionali o locali, o di governo, anche non elettive, non potrà avere funzioni giurisdizionali ma sarà messo in aspettativa. Infine, quanti sceglieranno di fare i capi di gabinetto o i direttori generali di ministeri, non potranno esercitare come magistrati per 3 anni. La stessa limitazione varrà per quanti si saranno candidati senza risultare eletti.
Il testo approvato ieri andrà ora in Parlamento come emendamento ad una legge delega già incardinata alla Camera. Questo dovrebbe permettere l’approvazione della riforma entro luglio e senza il ricorso alla fiducia. In tempo quindi per rinnovare il Csm con le nuove regole.
La riforma, così com’è, non piace a tutti e ci sono orientamenti diversi. Ma, ha rivelato il presidente del consiglio Mario Draghi, c’è l’impegno dei ministri ad adoperarsi presso i propri partiti per arrivare ad un testo condiviso.