Ci ha lasciati a 92 anni Riccardo Ehrman, celebre giornalista ricordato soprattutto per le fatidiche domande che condussero alla caduta del muro di Berlino.
Nato a Firenze nel novembre 1929, aveva origini polacche ed ebree. Conobbe la discriminazione razziale durante gli ultimi anni del regime fascista.
Fu rinchiuso tredicenne in un campo di internamento a Ferramonti, comune di Tarsia, provincia di Cosenza, il più grande edificato dal regime. L’esercito britannico lo liberò il 14 settembre 1943, nelle settimane decisive per l’Italia nel secondo conflitto mondiale.
Entrò nel mondo del giornalismo nel dopoguerra e lavorò sin da subito come inviato dagli Stati Uniti e dal Canada. Eccetto una parentesi dal 1982 al 1985 a Nuova Delhi, capitale dell’India, dalla metà degli anni ’70 al 1991 divenne corrispondente Ansa a Berlino Est. Concluse la sua carriera a Madrid, città dove ha risieduto sino alla morte.
A Berlino, Ehrman conobbe da molto vicino la realtà riguardo la divisione della nazione tedesca e della stessa città, attuale capitale. Dal 1945 al 1990 il Paese rimase diviso in due al crollo del nazismo di Adolf Hitler, e le due entità statali parevano destinate a rimanere separate per ancora lungo tempo.
La contrapposizione internazionale bipolare tra gli Stati Uniti e l‘Unione Sovietica pesò come un macigno sui cittadini berlinesi per decenni. Il 13 agosto 1961 le autorità orientali, la Repubblica Democratica Tedesca paese satellite di Mosca, per evitare la fuga dei propri cittadini nella parte occidentale filostatunitense della città, decisero di costruire il celebre e triste muro.
Migliaia furono comunque i tentativi di superare la barriera, almeno 5mila, ma purtroppo circa 200 persone, da allora e per i 28 anni successivi, persero la vita per averci provato.
Il nuovo clima politico sovietico innestato dalla salita al potere di Michail Gorbačëv, tramite la Perestroika e la Glasnost, permise, nel giro di pochi anni, uno sfaldamento dei paesi alleati dell’URSS nell’Europa orientale, ed una risoluzione sempre più prossima del problema di Berlino.
Ehrman, durante una conferenza stampa nella serata del 9 novembre 1989, rivolse tre famosissimi quesiti a Guenter Schabowski, portavoce politico delle autorità tedesco-orientali.
Il primo era se le restrizioni in vigore, e soprattutto in fase di allentamento nel paese, coinvolgessero anche la Germania occidentale. Schabowski rispose “per tutte le frontiere“. Il secondo quesito era se ciò era applicabile senza usare il passaporto, la risposta fu che bastasse “un documento d’identità“.
Tuttavia fu la terza domanda quella davvero decisiva e fondamentale. Chiese “Da quando?”, e Schabowski disse “Qui non c’è scritto, ma sono certo che è da subito. Da questo momento“.
Da quel momento le persone di Berlino Est che stavano seguendo la conferenza in televisione si riversarono nelle strade e raggiunsero il muro. Le guardie di confine, del tutto disorientate dall’inaspettata evoluzione degli eventi, aprirono la frontiera.
I berlinesi che incrociarono il giornalista italiano nei pressi della stazione di Friedrichstrasse lo condussero in trionfo perché avevano visto la sua intervista e furono coinvolti emotivamente nel processo in atto durante quelle ore.
Le immagini successive della rimozione materiale delle parti del famigerato muro furono una conseguenza di quanto Ehrman aveva proferito. Lui, subito dopo la conferenza, temeva sul serio che avesse comunicato al mondo una notizia falsa, una fake news dell’epoca.
Però non avvenne nulla di ciò, anzi le due entità statali tedesche, nemmeno un anno più tardi, il 3 ottobre 1990, poterono finalmente riunirsi.