• 26 Dicembre 2024
  • SCUOLA

Riapertura Scuole, domani 7 aprile si torna in presenza in zona rossa

Per la gioia dei genitori alle prese con lo smart working e la DAD da ormai 3 settimane, per fortuna da domani almeno gli studenti più piccini torneranno in presenza anche in zona rossa, potranno tornare in aula, infatti, asili nidi, scuola dell’infanzia, elementari e prima media, vietato invece l’accesso ai ragazzini più grandi per evitare l’incremento dei contagi. Decisione faticosa quella che il Governo Draghi ed il ministro Bianchi hanno dovuto prendere settimane fa quando hanno optato per la chiusura di ogni ordine e grado, ora pare che la tendenza sia quella di preservare almeno i più piccoli anche in zona rossa. La scuola non può e non deve essere solo DAD su questo hanno voluto puntualizzare quanti nei giorni scorsi sono scesi in piazza a manifestare facendo in 60 città italiane lo sciopero della DAD.

Oggi pubblichiamo con piacere un articolo di Francesco Provinciali, già dirigente ispettivo del MIUR, giudice esperto presso il Tribunale dei minori di Milano, componente dell’Osservatorio minori di Regione Lombardia.  Provinciali ci ha gentilmente concesso la pubblicazione del suo ultimo elaborato titolato: ” SCUOLA: LA RIAPERTURA GRADUALE di APRILE”. Eccovi le sue considerazioni sulle riapertura di domani:

Scuola, Riapertura graduale di aprile, parla Provinciali

“Nonostante il perdurare della pandemia – ad oltre un anno dal suo esordio – e anticipando il completamento del piano vaccinale il Presidente Draghi scommette sulla riapertura delle scuole dopo le vacanze pasquali: asili nido, scuole dell’infanzia , primarie fino al 1° anno della scuola secondaria di primo grado, sono gli ordini interessati (D.L.44 del 1°aprile 2021). Si tratta di una scelta già compiuta in alcuni Paesi, mentre in altri si tiene chiuso tutto o viceversa si riaprono anche le attività commerciali: una situazione a macchia di leopardo che deriva da valutazioni politiche diverse rispetto ad orientamenti scientifici anch’essi fluttuanti.

Lo scompaginamento della vita quotidiana è la conseguenza più evidente a livello planetario ma anche le differenze degli esiti derivanti dai provvedimenti adottati sono rimarchevoli, fermo restando un inciso non da poco: che ne è e che ne sarà delle zone del mondo che solitamente ignoriamo nella nostra considerazione comparativa tra gli Stati, anche in ordine alle vaccinazioni. Ci sono aree a rischio, dove i servizi sanitari se esistenti, non garantiscono una profilassi per l’intera popolazione: se fino ad oggi l’incognita prevalente è stata e permane la mutazione genetica del virus, un domani saranno forse determinanti gli spostamenti, le migrazioni, le condizioni di povertà e sottosviluppo. Blindare e vaccinare una Nazione non la esime da un futuro contagio di varianti provenienti da flussi migratori che diventano stanziali e possono riaprire il fronte dei rischi e ciò dovrà essere considerato a livello demografico, in senso oggettivo, al fine di programmare interventi mirati per non farci trovare ancora una volta, secondo una espressione di David Quammen, “impreparati” .

Ma limitiamoci a considerare intanto che “puntare sulle scuole” è una scelta prevalente, per motivi generazionali , per le ricadute economiche che a “istruzione ferma” incidono sui PIL nazionali (una stima della Banca Mondiale ha calcolato che cinque mesi di chiusura forzata delle scuole costeranno agli alunni di oggi minori entrate economiche nella vita adulta per una cifra complessiva pari al 7% del PIL planetario), per le conseguenze psicologiche individuali e collettive che una socializzazione secondaria fondata solo sulla DAD produce sul piano della motivazione allo studio, delle sicurezze emotive e della qualità dei saperi appresi, per la stagnazione o la crescita del livello culturale di ogni Paese .

Scuola, quale la situazione del nostro sistema scolastico ad oggi?

Ad oggi la situazione del nostro sistema scolastico può essere riassunta in questi dati contenuti nel documento della Commissione tecnica operante c/o la Presidenza del Consiglio: ci sono 8094 istituzioni scolastiche statali, che comprendono 40749 sedi distaccate o plessi che a loro volta ospitano 901.052 bambini di scuola dell’infanzia suddivisi in 42258 sezioni, 2.443.092 scolari di scuola primaria ‘spalmati’ su 128.143 classi, 1.628.889 alunni della secondaria di primo grado in 77.976 classi di scuola media e  2.626.226 alunni della secondaria di secondo grado in 121.392 classi di scuole superiore.

In totale una popolazione scolastica di 7.559.259 alunni di cui 259.757 affetti da una disabilità certificata, ospitati in 369.769 classi. La disponibilità organica dei docenti è di 684.880 impegnati su posti comuni e 150.609 su posti di sostegno. Senza contare gli 866.805 alunni che frequentano le scuole paritarie, troppo spesso dimenticate nelle statistiche e nei conteggi, che fanno invece parte a pieno titolo del sistema pubblico di istruzione. L’ipotesi di riapertura graduale sopra citata, secondo il piano Draghi riguarda dunque una fetta consistente dell’utenza scolastica. Il permanere della DAD per le secondarie superiori non è una scelta didattica ma ‘necessitata’, considerato il quadro epidemiologico attuale in particolare rapporto al problema del trasporto degli studenti e dei conseguenti assembramenti che ne derivano.

Un sistema scolastico “corposo” come quello numericamente descritto richiede una pianificazione razionale e programmata delle riaperture.  Mascherine, distanziamenti e lavaggio delle mani, sanificazione degli ambienti, piano vaccinale dei docenti e del personale sono prassi già metabolizzate dal sistema. L’ipotesi di un tracciamento a mezzo tamponi degli alunni ammessi al rientro a scuola comporta una valutazione rigorosa del contesto, degli operatori incaricati ad effettuarlo, dell’età dei minori coinvolti che comporta cautele particolari e procedure non invasive anche sul piano emotivo, del tempo necessario nell’economia della didattica in presenza, degli spazi disponibili. Non dimentichiamo che la  scuola è un contesto di apprendimento non un ambulatorio sanitario e neppure un luogo di mera assistenza custodiale.

C’è molta attesa nelle famiglie, nei docenti, nei Dirigenti Scolastici e anche presso gli alunni dei gradi di istruzione interessati alla ripartenza, già dai “piccoli” della scuola dell’infanzia a cui farà piacere rivedere le loro maestre. Per età e condizioni oggettive sul piano organizzativo, per la frequentazione di ambienti extrascolastici, dal secondo anno della secondaria inferiore fino all’ultimo di quella superiore, il progetto prevede la prosecuzione per ora della DAD: scelta che ha già posto la questione degli esami di fine anno, delle modalità di svolgimento, della qualità didattica delle prove e dei loro esiti in ordine alla considerazione docimologica dei periodi di assenza fisica dalle aule.

I bambini e i ragazzi- che pure hanno vissuto con buona volontà la fase della didattica a distanza vanno tuttavia esprimendo la consapevolezza  della insostituibilità del rapporto umano diretto, non mediato dalle tecnologie. Isolati davanti allo schermo metabolizzano una condizione di solitudine e di disagio.

Forse questa è la grande lezione che la DaD ha offerto: apparati, mezzi tecnici, strumentazioni digitali devono integrare con la didattica cd. tradizionale ma non possono sostituire l’empatia di una relazione vissuta de visu, in presenza. Per coloro che rientrano e per chi resta a casa collegato a mezzo PC c’è il pericolo che ai protocolli di profilassi sanitaria si aggiunga una presenza ipertrofica della burocrazia amministrativa: ciò vale per le regole che arriveranno dal “centro” (il Ministero) alle quali si aggiungeranno le minuziose e dettagliate indicazioni delle circolari e delle disposizioni delle scuole dell’autonomia, forse necessarie ma che inevitabilmente possono condizionare in senso negativo il “clima scolastico” che rischia di diventare irreggimentato per tutti (alunni, docenti, famiglie). La semplificazione delle procedure burocratiche non impoverisce la scuola ma libera il suo potenziale creativo.

Scuola, quale la soluzione?

La soluzione è sui banchi della scuola di oggi: le generazioni future hanno il diritto ad una formazione aggiornata agli sviluppi della scienza e a tale sviluppo potranno concorrere, con l’istruzione, la cultura, la ricerca. I vaccini del futuro saranno prodotti dagli studenti di oggi: non dimentichiamolo.

Dobbiamo investire sulla scuola perché contiene “in nuce” il nostro futuro: il fiume carsico della vita passa da qui

Ringraziamo Francesco Provinciali per questo suo contributo.

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Erica Venditti

Erica Venditti, classe 1981, dal 2015 giornalista pubblicista. Dall'aprile 2012 ho conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Ricerca Sociale Comparata presso l’Università degli studi di Torino. Sono cofondatrice del sito internet www.pensionipertutti.it sul quale mi occupo quotidianamente di previdenza.

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