“Ciò che non mi distrugge mi rende più forte.”
Friedrich Wilhelm Nietzsche
Nel corso degli ultimi anni si sta scoprendo sempre di più e rivalutando la resilienza, che può essere definita come la capacità di far fronte, resistere, integrare, costruire e riuscire a riorganizzare positivamente la propria vita nonostante l’aver vissuto situazioni difficili. In altre parole, la resilienza dell’individuo non è altro che la sua capacità di attivarsi in modo effettivo per emergere da situazioni di crisi persistenti, caratteristica che determina la possibilità di reggere stress molto pesanti.
Spesso in casi di delusioni e conflitti quotidiani, o sconvolgimenti esistenziali, ci si pongono una serie di interrogativi, tra i quali: “Perché proprio a me? Come mai mi è successo questo? Che senso dovrebbe avere tutto ciò?” Ed è così che si inizia a riflettere in cerca di risposte chiarificatrici, qualsiasi cosa che possa rispondere ad ogni nostro dubbio e confusione, seppur spesso senza trovare risposte precise.
È importante ricordare che la propria sofferenza, al di là del dolore che possiamo provare in quelle determinate situazioni, la si può ridefinire e vedere come un valore aggiunto. Questo vale a dire vedere le difficoltà come opportunità, sfide, in modo da poter considerare e mobilitare le proprie risorse per poter raggiungere un equilibrio più funzionale.
Trovare in se stessi la resilienza aiuta a vivere al meglio le relazioni umane ed i propri contesti di vita, questo perché affrontando le inevitabili difficoltà della nostra esistenza possiamo sfruttare al meglio le abilità e le risorse di cui disponiamo. Tutti elementi di forza per superare le avversità e continuare a funzionare anche in situazioni stressanti.
Ad ogni modo, una delle caratteristiche più interessanti che emerge dagli studi sulla resilienza è la capacità di trasformare un’esperienza dolorosa in apprendimento; ciò significa acquisire delle competenze utili al miglioramento della qualità di vita e all’organizzazione di un percorso autonomo e soddisfacente, in relazione al contesto di riferimento.
L’evento traumatico – che in molti casi rischia di far chiudere la persona in una condizione di dolore e sofferenza – può divenire motore di cambiamento e la persona resiliente apprende dall’esperienza negativa acquisendo, così, una lezione di vita.
La capacità di reagire nel modo più adeguato di fronte al pericolo della costruzione della resilienza, può essere determinata da alcuni fattori:
In conclusione, l’individuo si avvale di alcuni fattori che sono considerati “potenziali promotori” della resilienza, come ad esempio: l’assumersi le proprie responsabilità; la capacità di integrazione; l’avere il sostegno di persone amiche e fidate; il saper comunicare; la capacità di prendere l’iniziativa ed essere un soggetto attivo; l’introspezione (cioè la capacità di esaminare se stessi) e l’interazione con altre persone.
Ma non solo, un altro importante fattore è anche avere senso dell’umorismo, poiché ha un valore liberatorio e consente una rielaborazione cognitiva dell’emozione associata alla rappresentazione del trauma.
Modificare il proprio modo di vedere le cose potrà quindi aiutare a far fronte in maniera positiva ad eventi traumatici e stressanti, riorganizzando positivamente la propria vita di fronte alle difficoltà e ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la stessa ci offre, senza alienare la propria identità.
Nonostante quanto detto finora, è comunque doveroso precisare che gli interventi necessari allo sviluppo e alla messa in pratica della resilienza possono variare da soggetto a soggetto, in quanto strettamente correlati alla situazione, all’ambiente e al contesto sociale in cui si vive.
Valeria Glaray