Sempre più, oggigiorno nel mondo, si va parlando di Reiki quale forma terapeutica alternativa per il trattamento di alcuni malanni fisici, malesseri emozionali e mentali. E, seppur questa pratica non sia ancora stata universalmente accettata all’interno della comunità medica, sono molti i professionisti occupati nell’ambito della sanità e gli ospedali che ne riconoscono i benefici e la accettano come terapia complementare.
La pratica del Reiki è stata sviluppata dal giapponese Mikao Usui ed è una semplice ed efficace tecnica in cui è possibile ritrovare il proprio equilibrio, nonché il proprio benessere fisico e psichico. Il tutto attraverso l’uso della cd “energia universale”, che passa per le mani dell’operatore e che induce effetti curativi. Il Reiki non ha nulla a che vedere con religioni o sette, si tratta di una semplice tecnica che chiunque può praticare. Secondo il punto di vista olistico, nel Reiki si afferma che la malattia, in qualsiasi forma si presenti, non è altro che la manifestazione sul piano fisico di uno squilibrio energetico. Quindi lo scopo di questa tecnica è quello di rimuovere questi blocchi energetici, ristabilendone il flusso e, di conseguenza, l’armoniosa interazione tra corpo e mente.
Ad oggi risultano più di mille gli ospedali nel mondo che utilizzano il Reiki, a cominciare dagli Stati Uniti, con più di 800 ospedali che integrano pratiche Reiki in reparto; ma non solo, si hanno notizie anche negli ospedali della Francia, del Portogallo, del Brasile, del Messico, etc. E, seppur lentamente, questa pratica si sta diffondendo anche in Italia come medicina complementare e viene impiegata sia da volontari, che da infermieri e personale medico. Tra gli ospedali italiani che impiegano questa pratica troviamo ad esempio: il Regina Elena di Roma; l’Ospedale San Carlo Borromeo di Milano; l’Ospedale San Giovanni Battista ed il C.O.E.S. (Centro Oncologico Ematologico Subalpino) di Torino; il reparto di Oncologia dell’Ospedale Cardinal Massaia di Asti; il Servizio per le Tossicodipendente e l’Alcologia (Ser.T) di Vicenza.
Negli ultimi anni, anche in Italia sono stati condotti numerosi studi e ricerche per verificare l’efficacia del Reiki in ambito terapeutico. E i risultati di tali ricerche hanno evidenziato come questi trattamenti abbiano portato ad un miglioramento globale, ad esempio agendo in modo da ridurre gli effetti collaterali di eventuali farmaci e riducendo o, talvolta, eliminando un dolore. Ma non solo, la sua efficacia è stata testata anche nella terapia per alleviare ansia, paura e depressione nei pazienti oncologici, seguiti nel corso delle diverse fasi della malattia (2003; presso la Struttura Complessa di Oncologia Medica delle Molinette di Torino con il progetto “Reiki in Ospedale”) e nella riduzione dell’intensità del dolore di cefalee croniche, con conseguente diminuzione dell’uso di analgesici (2005; presso l’Ospedale San Carlo Borromeo di Milano con il progetto “Reiki e terapia dell’emicrania”). Inoltre, altri studi hanno evidenziato l’efficacia del Reiki anche in pazienti affetti da malattie croniche, quali: sclerosi multipla, lupus, fibromialgia, sistema tiroideo, etc. Il comune denominatore risulta comunque un miglioramento della qualità di vita in generale, sia sul piano fisico che psichico, testata anche con la misurazione di test psicologici.
Per maggiori informazioni inerente il Reiki è possibile svolgere alcune ricerche sul web; mentre per la maggior parte di queste ricerche sono raccolte da PubMed – la banca dati biomedica online sviluppata dal National Center for Biogechnologv Information (NCBI) presso la National Library of Medicine (NLM) – e sono consultabili sul sito www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed.