Le due facce del della battaglia referendaria il giorno dopo le decisioni della Corte costituzionale su 8 quesiti sono quelle di Matteo Salvini e Marco Cappato. Il segretario leghista esulta per l’ammissione al voto di 5 dei 6 referendum sulla giustizia per i quali Lega e Radicali hanno raccolto le firme, e parla di “occasione storica, epocale, per cambiare la giustizia“. Salvini si dice poi dispiaciuto per la bocciatura degli altri quesiti: “i referendum sono sempre occasione di democrazia, anche se io non sono d’accordo su eutanasia e cannabis“. E annuncia il voto contrario della Lega in Parlamento su questi temi. Domani alla Camera va in Aula il disegno di legge sul fine vita. Il centrodestra promette battaglia.
Salvini poi lancia la proposta di un election day con le amministrative. “Se vogliamo si possono risparmiare 200 milioni di euro“, afferma “ma comunque deciderà il governo“. Al voto per i quesiti sulla giustizia si dovrà andare tra il 15 aprile e il 15 giugno, la stessa finestra temporale prevista per il rinnovo di quasi 1000 consigli comunali e sindaci. In passato si è preferito evitare l’accorpamento: i referendum abrogativi, perché siano validi, necessitano infatti di quorum, deve cioè votare almeno la metà più uno degli aventi diritto. Cosa che non accade per le altre consultazioni, comprese le comunali.
Tutt’altro umore nei comitati promotori degli altri referendum. Il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni Marco Cappato mastica amaro per il no ai quesiti su eutanasia legale e coltivazione della cannabis. E replica al presidente della Consulta Giuliano Amato che ha sostanzialmente accusato i comitati promotori di aver “scritto male” i quesiti. “La conferenza stampa di ieri del presidente Amato è stata al 100% politica“, ha detto Cappato, secondo il quale “si è insinuata incapacità e impreparazione di alcuni giuristi“, sentiti per formulare i quesiti, “per togliere autorevolezza ai comitati promotori“.
Duro anche Riccardo Magi, deputato di +Europa e sostenitore del referendum sulla cannabis. “Non abbiamo sbagliato proprio nulla, siamo abituati alle sconfitte cocenti ma devono essere chiare le motivazioni – attacca – ad ora non abbiamo nemmeno tre righe di comunicato della Corte in cui spiega la bocciatura“.