• 27 Novembre 2024
  • ECONOMIA

Reddito di cittadinanza, dai requisiti essenziali all’inserimento lavorativo

Ad oggi vi sono molti opinioni contrastanti riguardanti il tema del reddito di cittadinanza. Cominciamo col dire che il Reddito di Cittadinanza (RdC) è uno strumento di sostegno economico rivolto alle famiglie con un reddito ritenuto inferiore alla soglia di povertà, alle quali verrà data una somma che andrà ad integrare il reddito percepito.

Il beneficiario di tale sostegno economico sarà obbligato a sottoscrivere un accordo con i centri per l’impiego, con il quale si impegna a frequentare dei corsi di formazione e a partecipare a lavori socialmente utili. Talvolta con colloquio conoscitivo/informativo presso un servizio sociale al fine di capire meglio la situazione lavorativa del beneficiario.

Inoltre, il beneficiario del reddito di cittadinanza sarà tenuto ad accettare almeno una di tre offerte lavorative che dovrebbero venirgli presentate. Nel caso in cui questo non ottemperi a tale vincolo, non potrà beneficiare di tale sostegno e ne perderà il diritto.

Reddito di cittadinanza compreso tra 780 e 1.180 euro

Per quanto riguarda l’ammontare dell’importo del reddito di cittadinanza, il massimo erogabile varia da 780 euro a 1.180 euro, a seconda della situazione familiare e della locazione in cui si risiede. Il resto è variabile, a seconda delle situazioni: persona singola o coniugi, mutuo o locazione, figli minori a carico o persone con disabilità, etc.

Per richiedere il reddito di cittadinanza occorre presentare la domanda all’Inps, corredata della dichiarazione sostitutiva unica ai fini Isee. È possibile trovare tutte le informazioni online, così come rivolgersi ai Caf per avere maggiori informazioni ed aiuti nella presentazione della domanda.

Dopodiché l’Inps valuterà il possesso dei requisiti richiesti e qualora l’esito fosse positivo il reddito verrà erogato tramite una Carta prepagata di Poste italiane.

reddito di cittadinanza

Strumento di contrasto alla povertà e alle disuguaglianze sociali

Il reddito di cittadinanza è stato introdotto quale misura di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale. Con tale carta, infatti, si possono sostenere le spese consentite dal regolamento, ovvero: beni alimentari negli esercizi convenzionati, spese in farmacia, pagamento delle bollette (luce, gas, internet) ed un unico bonifico mensile per pagare il mutuo o l’affitto. Inoltre, con la carta RdC è possibile effettuare un prelievo in contanti – con il pagamento di un euro di commissione ad ogni prelievo – il cui limite sarà definito in base al nucleo familiare (ad esempio, il prelievo di 100 euro al mese per una persona adulta singola).

Ogni transazione viene verificata tramite le apposite piattaforme digitali e, al fine di contrastare fenomeni di ludopatia, è vietato utilizzare la carta per giochi che prevedono vincite in denaro.

Quali sono i requisiti richiesti per ottenere il RdC?

Per poter ottenere il reddito di cittadinanza è necessario avere i seguenti requisiti:

  • Essere in possesso della cittadinanza italiana, oppure cittadini di uno Stato membro dell’UE (riconosciuto anche agli stranieri in possesso di regolare permesso di soggiorno);
  • Essere residenti in Italia da almeno 10 anni al momento della presentazione della domanda, di cui gli ultimi 2 anni in modo continuativo;
  • Avere un Isee inferiore a 9.360 euro;
  • Avere un reddito familiare non superiore a 6 mila euro (soglia aumentata a 9.360 euro qualora il nucleo familiare risulti in affitto);
  • Avere un patrimonio immobiliare inferiore a 30 mila euro (nel quale non è compresa la casa d’abitazione);
  • Avere un patrimonio finanziario inferiore a 6 mila euro, che può essere incrementato fino ad un massimo di 20 mila euro in base al numero dei componenti ed alla presenza di persone disabili nel nucleo familiare;

Non hanno invece diritto al reddito di cittadinanza:

  • I soggetti in stato detentivo per tutta la durata della pena;
  • I nuclei familiari in cui uno dei componenti risulta essersi dimesso dal lavoro nei 12 mesi antecedenti al momento della domanda (ad eccezione delle dimissioni per giusta causa);
  • I nuclei familiari in cui un componente è in possesso di: navi e imbarcazioni da diporto; autoveicoli immatricolati nei 6 mesi precedenti la richiesta del RdC di cilindrata superiore ai 1.600 cc o motoveicoli di cilindrata superiore ai 250 cc immatricolati negli ultimi 2 anni.

Il Reddito di cittadinanza e il Patto per il Lavoro

Per poter usufruire del RdC è obbligatorio partecipare ad un piano di reinserimento al lavoro. I beneficiari del sussidio dichiarano quindi un’immediata disponibilità al lavoro e aderiscono ad un percorso di accompagnamento all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale che prevede.

In genere, entro 30 giorni dalla data di accesso al reddito, avviene la sottoscrizione del Patto per il Lavoro presso i centri per l’impiego in cui si è iscritti. È importante, per beneficiare di tale sussidio, registrarsi e consultare quotidianamente la piattaforma Siulp, svolgere una ricerca attiva di lavoro ed accettare a prendere parte a corsi di formazione o a riqualificazione professionale.

Si avrà poi la possibilità di accettare uno di tre lavori considerati congrui per la persona, ovvero la proposta di lavoro più in linea con il proprio curriculum vitae ed all’interno di un certo raggio chilometrico dalla residenza del beneficiario.

Secondo il parere di alcuni impiegati dei Centri per l’impiego italiani, una delle criticità che spesso viene riscontrata sembra essere la questione burocratica, in cui gli impiegati sembrano più occupati nello sbrigare le “scartoffie” anziché concentrarsi su orientamento e formazione. Ma oltre ad alcune formazioni attive che vi sono sul territorio – a detta di chi attualmente vive questa situazione e di chi lavora in questi servizi pubblici – ad oggi sembra non essere positivo l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro; sicuramente complice anche l’attuale periodo pandemico.

Inoltre, secondo quanto riportato dal personale impiegato in alcuni centri per l’impiego e in alcuni servizi sociali, vi sono stati molti casi in cui il beneficiario risultava più interessato al ricevere il sussidio anziché seguire il regolamento che questo comportava. Motivo di diversi scontri verbali tra il beneficiario del reddito ed il personale incaricato di eventuali controlli inerenti la situazione lavorativa dello stesso.

Secondo il decreto legge del Governo vi è la decadenza del sussidio in caso di: non sottoscrizione del patto per il lavoro o del patto per l’inclusione sociale; non partecipazione a formazioni attive; rifiuto di tre offerte lavorative; non adesione ai progetti di utilità sociale.

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Conclusioni

Il RdC è uno strumento che dovrebbe contribuire al sostegno economico rivolto alle famiglie bisognose, ma il nostro Paese vede comunque molte divergenze di opinioni sul tema e, di conseguenza, molti scontri verbali anche tra i cittadini stessi.

Per riportarne alcuni esempi: i lavoratori che ritengono che il RdC viene rilasciato a coloro che si fanno mantenere passando le giornate sul divano di casa; alcuni beneficiari del reddito che arrancano per riuscire a vivere e a pagare le utenze ed i beni di prima necessità e che accusano altri beneficiari che, a differenza loro, riescono invece a soddisfare anche alcuni sfizi (spese consentite dal regolamento); chi fa richiesta di sostentamento economico, la vede negata e attacca le persone straniere che percepiscono tale reddito; chi ancora si trova in stato di povertà ma non può ottenere il sostegno economico per varie motivazioni (perché, secondo lo stato di famiglia, si condivide l’abitazione con un’altra persona che percepisce un reddito, oppure perché “su carta” risultano essere proprietari di terreni o intestatari di mezzi di trasporto non idonei alla percezione del RdC, seppur magari non utilizzati da loro stessi); e moltissimi altri casi.

Infine, Gianmario Gazzi, presidente dell’Ordine degli Assistenti Sociali, nel luglio 2021 è intervenuto alla presentazione del rapporto Caritas sul RdC, sostenendo la necessità di rafforzare e cambiare visione, in quanto «i dati della Caritas dimostrano come la misura di un reddito minimo sia fondamentale per equità e giustizia. Lo era e lo è ancora di più dopo i flagelli della pandemia».

Successivamente lo stesso ha affermato che vi è una lista di cose da fare per migliorare il RdC, sostenendo inoltre che «per mettere in campo provvedimenti di sviluppo bisogna attuare politiche attive del lavoro, vigilare perché non si facciano contratti da fame, combattere la precarietà ed il lavoro nero. Per sostenere chi è povero bisogna investire nei servizi e far sì che ogni situazione sia valutata per quello che è, senza criminalizzare chi per mille ragioni resta indietro».

Valeria Glaray

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Valeria Glaray

Laureata in Servizio Sociale ed iscritta alla sezione B dell’Albo degli Assistenti Sociali della Regione Piemonte. Ha un particolare interesse per gli argomenti relativi alla psicologia motivazionale e per le pratiche terapeutiche di medicina complementare ed alternativa. Amante degli animali e della natura.

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