Oggi alle 11 è in programma la quinta chiama per l’elezione del Presidente della Repubblica. Sarà la giornata risolutiva per eleggere il nuovo inquilino del Quirinale? Al momento un accordo trasversale tra la coalizione di centrodestra e centrosinistra sembra ancora molto lontano.
L’unica certezza è che a seguito del vertice tra i leader del centrodestra i grandi elettori di questa coalizione voteranno in massa per l’attuale presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati. Per i vertici di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia si tratta di una donna, la prima in questo ruolo nella storia della Repubblica, ma soprattutto una figura di alto profilo, così come richiesto a più riprese da tutti i fronti politici.
Chissà se il nome della seconda più importante carica dello Stato riuscirà a fare breccia nei cuori del resto dei grandi elettori, o di qualche franco tiratore di centrosinistra. Anche perché l’astensionismo da parte del centrodestra nella giornata di ieri, al quarto scrutinio, ha dimostrato come ben 441 su 453 appartenenti a quest’area politica abbiano seguito alla lettera le indicazioni dei vertici, dimostrando ancora di più di essere compatti. In teoria per eleggere il Capo dello Stato mancherebbero ancora 64 voti, oppure 52 se i 12 che non si sono astenuti ieri cambiassero idea, e il problema attuale è quello di capire dove andare a recuperare i voti mancanti.
Intanto questa mattina la conferenza dei capigruppo congiunta di Camera e Senato ha deciso che oggi ci sarà una doppia votazione: la seconda è prevista alle ore 17. E nel caso di ennesima fumata nera anche domani, 29 gennaio, ci sarà la doppia chiama: la prima alle ore 9:30 e la seconda alle 16:30.
Chi sicuramente non avrà intenzione di votare la Casellati è il Partito Democratico, come già manifestato in diverse occasioni da Enrico Letta. Appena due giorni aveva affermato: “Proporre la candidatura della seconda carica dello Stato, insieme all’opposizione, contro i propri alleati di governo sarebbe un’operazione mai vista nella storia del Quirinale. Assurda e incomprensibile. Rappresenterebbe, in sintesi, il modo più diretto per far saltare tutto.” E qualche ora fa il segretario Dem ha manifestato grande amarezza per la candidatura avanzata dal centrodestra: “Mi sto chiedendo sinceramente se ho fatto bene a fidarmi, siamo stati portati in giro per tre giorni. L’impressione è che abbiano tentato di dividerci con idee fantasiose con l’obiettivo di dividere e non di trovare una soluzione per il Paese “.
Intanto proprio in questi minuti è in corso il vertice tra i leader di Pd, Movimento 5 stelle e Leu. Fonti interne al partito fanno sapere che l’orientamento sarebbe quello di votare scheda bianca, ma non è detto che possa essere presentata una candidatura alternativa. Sempre sul fronte del centrosinistra Italia Viva sembrerebbe non voler partecipare al voto, anche se Matteo Renzi non ha escluso l’ipotesi di un Mattarella bis.
Una delle considerazioni che hanno maggiormente colpito l’opinione pubblica e i giornali è la convergenza di pensiero tra Matteo Renzi e Giorgia Meloni: entrambi si auspicano che in futuro siano i cittadini italiani a poter eleggere il Presidente della Repubblica. Ieri l’ex premier su Facebook ha scritto: “L’indecoroso show di chi ha scambiato l’elezione del Presidente della Repubblica con le audizioni di X Factor dimostra una sola cosa: bisogna far scegliere il Presidente direttamente ai cittadini. Stanno ridicolizzando il momento più alto della democrazia parlamentare.”
Della stessa idea la leder di FdI che con determinazione asserisce: “La desolazione delle manfrine sull’elezione del Presidente della Repubblica, indipendentemente da come finirà, certifica due cose che Fratelli d’Italia sostiene da sempre: 1. Con questo Parlamento è impossibile decidere qualsiasi cosa. 2. Se fossero stati gli italiani a eleggere il Capo dello Stato, lo avrebbero fatto in un giorno (e probabilmente alla fine ne sarebbe uscito anche uno migliore)”. Conclude l’intervento invocando le elezioni anticipate e proponendo l’introduzione elezione diretta del Capo dello Stato, entrambe considerate le uniche soluzioni responsabili da prendere.