Oggi, lunedì 14 settembre 2020, è un giorno particolarmente importante per l’intero Paese: in dodici regioni, più la provincia di Trento, dopo sei lunghi mesi gli studenti italiani sono tornati a varcare gli ingressi degli istituti scolastici e si sono riappropriati di quegli spazi che per troppo tempo sono rimasti vuoti, luoghi destinati alla formazione delle future generazioni.
L’inizio dell’anno scolastico rappresenta un evento cruciale perché è il primo vero banco di prova post-lockdown, probabilmente in più difficile, che ci farà capire se siamo in grado di gestire l’emergenza sanitaria ancora in atto oppure no. In caso di risposte positive potrebbe diventare il motore in grado di spingere l’Italia verso la ripresa tanto attesa, in caso contrario le conseguenze potrebbero aggravare la già precaria situazione economica della nazione.
A proposito di Scuola, quella con la S maiuscola, c’è una notizia odierna che è passata sotto traccia ma ha colpito particolarmente molte persone che come me vi si sono imbattute: a Fonte, piccolo comune in provincia di Treviso a pochi chilometri da Bassano del Grappa, un gruppo di insegnanti e studenti della Scuola di Formazione professionale “Opera Montegrappa” nei giorni antecedenti alla riapertura odierna ha deciso con la forza delle idee e del lavoro manuale di realizzare da sé i famosi banchi monoposto di cui ogni classe, secondo le nuove normative in vigore, dovrebbe disporre.
“Nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità“ diceva Albert Einsten. Probabilmente coloro i quali hanno preso parte all’iniziativa avranno seguito il consiglio del famoso fisico tedesco e grazie all’ausilio di pialle, cacciaviti, seghe, e tutto l’armamentario necessario per l’operazione, 130 banchi doppi in uso sono stati tagliati e magicamente trasformati in banchi monoposto. Oltre la manodopera è stato necessario investire la “faraonica” cifra di 5 mila euro per acquistare 15 quintali di tubi di ferro che hanno permesso la realizzazione dei nuovi banchi.
Sarebbe normale pensare che la sorprendente iniziativa abbia consentito di raddoppiare il numero delle postazioni, da 130 a 260, mentre l’eccezionalità è rappresentata dal fatto che con il legno avanzato durante l’operazione di bricolage alunni e professori sono stai in grado di tirare fuori dal cilindro altri 274 banchi nuovi di zecca.
La scuola paritaria regionale, che conta fino a 700 studenti, ha permesso allo Stato di risparmiare ben 110 mila euro: se si fosse provveduto ad acquistare dei nuovi banchi la spesa sarebbe ammontata a 5 mila euro a classe, che moltiplicato per 23 (il numero di tutte le classi) fa 115 mila euro. A fronte dei 5 mila investiti per verghe e tubi angolari di ferro il risparmio rispetto alla spesa prevista è di circa il 95%.
Dell’iniziativa ha parlato presidente dell’Opera Monte Grappa, don Paolo Magoga, che ha dichiarato: “I banchi monoposto ce li siamo fatti noi – ha spiegato – Ci siamo messi al lavoro a fine maggio subito dopo la fine del lockdown e in tre settimane abbiamo fatto tutto. Devo ringraziare i nostri assistenti didattici Dino Zago, Daniela Ziliotto, Emanuele Baron, Luca Ferrarese e Michael Tasinato che sono stati bravissimi. Daniela soprattutto si è rivelata un’abilissima saldatrice“. Alla faccia dei pregiudizi e di chi afferma che le donne non sono portate per i lavori manuali.
Quest’oggi l’istituto “Opera Montegrappa” ha dato il via alle lezioni con 180 allievi delle prime classi, ma soprattutto ha insegnato che il modo per realizzare una buona scuola esiste e ne ha dato esempio. Il problema rimane che certe storie andrebbero divulgate, condivise, dovrebbero essere creati i presupposti perché queste iniziative avvengano sempre più frequentemente. Chissà se al ministero dell’Istruzione, e tra le alte sfere del governo, qualcuno venuto a conoscenza di questa storia abbia pensato di premiare l’istituto investendo almeno una piccola parte di quanto risparmiato per offrire un qualcosa in più a studenti e insegnanti.
Se questo appello dovesse restare inascoltato allora non sarebbe il caso di augurarsi un maggior numero di esempi di ‘buona scuola‘ ma bisognerebbe sperare che prima o poi arrivi il momento di un ‘buon governo‘.
Carlo Saccomando