È recente la notizia che le autorità americane hanno dichiarato guerra agli influencer che sui social media hanno falsi follower. La Federal Trade Commission ha multato per 2,5 milioni di dollari un uomo della Florida per la “vendita di falsi indicatori sull’influenza sui social media”, e accusato Sunday Riley, l’influencer titolare di un omonimo marchio di prodotti per la pelle, di postare recensioni false dei suoi prodotti su Sephora.com. “La disonestà online fa male a chi acquista, ma anche alle aziende che seguono le regole. Postare recensioni false su siti per lo shopping online o acquistare o vendere follower è illegale. Mette a rischio il mercato e non lo tollereremo”, hanno fatto sapere dalla Ftc.
In Italia la moda degli influencer fa sempre più seguaci, ma c’è chi, come il critico d’arte Vittorio Sgarbi, ha postato sui social: “L’influencer è un pirla sfaticato che lucra su dei pirla danarosi incapaci di scegliersi da soli un paio di scarpe”. Utilizzato nel settore pubblicitario, il termine indica quelle persone che, essendo determinanti nell’influenza dell’opinione pubblica, costituiscono un target importante cui indirizzare messaggi pubblicitari. Internet e il Web 2.0 hanno determinato l’espansione degli influencer, i quali, solitamente, conoscono così bene un prodotto, o un settore, da influenzare chi li segue con le loro opinioni e orientarne le scelte. La comunicazione gioca pertanto un ruolo fondamentale, e le grandi aziende se ne sono accorte, decidendo di utilizzare gli influencer marketing per pubblicizzare i propri prodotti.
Gli influencer si suddividono dunque in diverse categorie basate su: l’ampiezza del pubblico secondo la classificazione proposta dall’associazione americana Ana (Association of National Advertisers) nel 2018 con i micro-influencer (fino a 25.000 follower), i macro-influencer: (fino a 100.000), i mega-influencer (fino a 500.000), le celebrity (oltre 500.000); il livello di influenza che questi individui sono capaci di esercitare. Qui si possono trovare social broadcaster, identificabili nei personaggi di alta notorietà (star del mondo dello spettacolo, sport ecc.) che hanno costruito la propria popolarità al di fuori della Rete, mass influencer, ossia gli individui con forte presenza sui social, e i potential influencer, potenzialmente influenti per il proprio network di conoscenze, molto attivi sui social.
Una piattaforma di software per la gestione della visibilità online, Semrush, ha analizzato le personalità del web con le più grandi community, e tra gli influencer italiani più seguiti compaiono: Chiara Ferragni, Clio Zamatteo (ClioMakeup), Elisabetta Canalis, Maddalena Corvaglia, Tess Masazza (“Insopportabilmente donna”), Fabio Rovazzi, Nicolò Balini – uno dei più potenti travel blogger italiani -, e CiccioGamer89. Secondo un sito di giovani (www.studentville.it), poi, tra quelli da non perdere nel 2019 si classificano Mariano Di Vaio, Brooklyn Beckam (figlio dei Beckam), Jaden Smith (figlio di Will Smith), Ghali, Ronaldo, e Fedez.
Se questa è la tendenza del momento, c’è persino un’università, eCampus, che ha messo a punto il primo percorso formativo in Italia specifico per chi desidera intraprendere la professione di Influencer con serietà, e una solida preparazione. Sul sito è spiegato come alla base della professione di Influencer c’è un complesso e ambizioso progetto di business nel quale le leve del marketing tradizionale incontrano le più efficaci strategie digital per promuovere brand, prodotti, esperienze e stili di vita. Coniugando giovani aspiranti con aziende che hanno capito qual è il trend attuale, ecco dunque affacciarsi all’orizzonte un nuovo percorso di laurea triennale.
Simona Cocola