• 22 Novembre 2024
  • ATTUALITA'

Processo ex Ilva: 3 anni e mezzo a Vendola, 20 e 22 ai fratelli Riva

Cono stati condannati rispettivamente a 22 e 20 anni di reclusione Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell’Ilva, tra i 47 imputati (44 persone e tre società) nel processo di primo grado denominato ‘Ambiente Svenduto’ sul presunto disastro ambientale prodotto dallo stabilimento siderurgico. Lo ha stabilito la Corte d’Assise di Taranto. I due fratelli rispondono di concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. La pubblica accusa aveva chiesto 28 anni per Fabio Riva e 25 anni per Nicola Riva.

Mentre sono stati inflitti tre anni e mezzo di carcere all’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, che è accusato di concussione aggravata in concorso. Secondo la tesi degli inquirenti il presidente di Sinistra, Ecologia e Libertà avrebbe esercitato pressioni sull’allora direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, per far “ammorbidire” la posizione della stessa Agenzia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall’Ilva.

Condanne per l’ex presidente della Regione, l’ex presidente della provincia e l’ex assessore provinciale all’ambiente

Vendola non è l’unico esponente politico ad essere stato condannato dal Tribunale di Taranto: oltre a lui sono stati inflitti 3 anni di carcere all’ex presidente della Provincia Gianni Florido, che risponde di una tentata concussione e di una concussione consumata, reati che avrebbe commesso in concorso con l’ex assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva, condannato a 3 anni, e l’ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva Girolamo Archinà, condannato a 21 anni e sei mesi.

Nello stesso procedimento penale sono stati condannati a 21 anni l’ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso e a 17 anni e sei mesi l’ex consulente della procura Lorenzo Liberti. Inoltre è stata disposta la confisca degli impianti dell’area a caldo che furono sottoposti a sequestro il 26 luglio 2012 e delle tre società Ilva spa, Riva fire e Riva Forni Elettrici.

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Movimento ‘Giustizia per Taranto’ (Facebook)

Sit-in prima della sentenza: “Vera giustizia solo quando gli impianti incriminati verranno chiusi”

Questa mattina nei pressi della Scuola sottufficiali della Marina militare, prima della lettura della sentenza, numerosi cittadini e associazioni si sono ritrovate per manifestare contro i responsabili del disastro ambientale perpetrato per anni dall’ex Ilva durante la gestione della famiglia Riva.

I portavoce del movimento ‘Giustizia per Taranto‘, presenti al sit-in, hanno dichiarato: “Nella speranza di una sentenza storica che restituisca giustizia alla città, il mondo dell’attivismo tarantino sente la responsabilità di presidiare questo importante momento. È, inoltre, anche l’occasione per ribadire che vera giustizia sarà fatta solo quando quegli impianti, oggetto di reati così gravi, saranno chiusi definitivamente“.

In presidio, tra gli altri, presenti anche i rappresentanti del movimento Tamburi Combattenti e delle associazioni che aderiscono al Comitato per la Salute e per l’Ambiente (Peacelink, Comitato Quartiere Tamburi, Donne e Futuro per Taranto Libera, Genitori Tarantini, LiberiAmo Taranto e Lovely Taranto).

Nel processo sono circa mille le persone che si sono costituite parti civili, tra queste il consigliere comunale Vincenzo Fornaro, ex allevatore che subì l’abbattimento di circa 600 ovini contaminati dalla diossina. È il giorno – ha osservato – in cui si stabilirà dopo 13 anni chi ha ragione tra un manipolo di pazzi sognatori che continuano a immaginare un futuro diverso per questa città e chi resta industrialista convinto. Grazie a tutti quelli che in questi anni si sono battuti per arrivare a questo punto. Abbiamo fatto il massimo e continueremo a farlo”.

“Impianti criminali: a dirlo è un tribunale e non quattro criminali”

Dopo la lettura della sentenza grandissima la soddisfazione da parte di tutte le associazioni presenti, soprattutto di ‘Giustizia per Taranto’ che ha definito questa giornata ‘un momento storico’. Molte le persone che si sono lasciate andare in un pianto liberatorio, uomini e donne che in questi anni hanno lottato e denunciato per chiedere giustizia, e in molti casi hanno perso un parente, una persona cara o un amico.

“In questa terra e in questo Stato va ripristinato lo ‘stato di diritto’. Questi impianti sono criminali: a dirlo è un tribunale e non quattro esaltati o terroristi come venivano dipinti da qualcuno”, hanno affermato alcuni rappresentanti del movimento. Inoltre è stato evidenziato che nonostante sia stata conseguita un’altra importante vittoria bisognerà continuare a combattere, proprio come molti bambini di Taranto che ancora oggi pagano le conseguenze di un disastro ambientale di proporzioni epiche e che ancora oggi soffrono.

Carlo Saccomando

Classe 1981, giornalista pubblicista. Poco dopo gli studi ha intrapreso la carriera teatrale partecipando a spettacoli diretti da registi di caratura internazionale come Gian Carlo Menotti, fondatore del "Festival dei Due Mondi" di Spoleto, Lucio Dalla, Renzo Sicco e Michał Znaniecki. Da sempre appassionato di sport lo racconta con passione e un pizzico di ironia. Attualmente dirige il quotidiano "Il Valore Italiano".

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