• 23 Novembre 2024
  • MODA

Pitti rilancia il velluto e la moda anni ’80 per l’uomo

FIRENZE. Richiami ai volumi e alla leggerezza degli anni Ottanta, contaminati dal desiderio d’indossare un abbigliamento comodo, rilassato, connotato dalla scelta di materiali di qualità, rispettosi dell’ambiente, green.
E’ questo l’abbigliamento ideale dell’uomo disegnato dalle aziende che partecipano a questa edizione di Pitti Uomo. Gli anni Ottanta vengono rivisitati attraverso modelli d’archivio, capi iconici traccia di un heritage glorioso. Cominciando dal cappotto in velluto a coste giganti bluette di Tagliatore.
Paoloni scopre il morbido della maglieria e nel segno del suo codice stilistico d’eleganza oltre agli immancabili tessuti maschili, anche per i pantaloni, i velluti, sempre con un touch tailored, amplia la gamma abbracciando il mondo dei filati.
Il mood streetwear anni ’80 rimanda a felpe basic alternate a polo minimali o college. Ma la camicia in flanella a quadri (Manuel Ritz) ha cuciture termonastrate. Il piumino anni ’80 è over imbottito di materiali da riciclo come quello di Esemplare.

La nuova camicia maschile nasce all’insegna della leggerezza, grazie all’utilizzo di cotoni egiziani finissimi, come il Giza 45 utilizzato dall’azienda partenopea specializzata in camiceria Finamore. “Vorrei che i miei clienti si abituassero alla sensazione di una carezza sulla pelle, che solo usando questi cotoni raffinati come seta è possibile ottenere” scherza Simone Finamore, uno dei tre fratelli che da altrettante generazioni guidano l’azienda partenopea che pur realizzando solo camicie artigianali fattura 7 milioni di euro. Oppure, la nuova camicia che vedremo dalle prossime stagioni, potrà giocare con il colletto, che sarà prevalentemente il classico collo francese, molto piccolo, oppure quello più appuntito proposto dalla Eton, che lancia l’Obama collar più sharp, ma più adatto al vestito e alla cravatta. Eton è un’azienda fondata nel 1928 in Svezia, che pur rimanendo a conduzione famigliare conta oggi su un fatturato di oltre 140 milioni di euro e produce 1 milione e 200 mila camice all’anno.

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