Popolana, determinata, passionale, e tutto tranne che un’aria da diva. Questa era l’attrice romana Anna Magnani, morta il 26 settembre 1973 a 65 anni, della quale si può comprenderne il carattere attraverso una sua nota dichiarazione: “Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele venire”. Cresciuta da una nonna e alcune zie in condizioni di povertà, nel 1926 riuscirà a frequentare la scuola di arte drammatica “Eleonora Duse”, diretta da Silvio D’Amico, e sarà subito notata dal commediografo Dario Niccodemi, che la scritturerà nella sua compagnia teatrale, affidandole piccoli ruoli. Sarà il teatro, inizialmente, a darle spazio sulla scena, anche con una fortunata serie di avanspettacoli con Totò, a partire dal 1940. Al cinema, poi, sarà Vittorio De Sica a offrirle un ruolo non più marginale nel film Teresa Venerdì (1941), ma la grande occasione per “Nannarella” giungerà col regista Roberto Rossellini, nel film manifesto del Neorealismo: Roma città aperta (1945), per cui vincerà il Nastro d’Argento come migliore interprete non protagonista, facendosi conoscere a livello internazionale. Tra David di Donatello e altri prestigiosi riconoscimenti, Anna Magnani lavorerà con i più grandi registi e attori dell’epoca, fino a quando, nel 1972, per chiudere degnamente il suo Roma, Federico Fellini la vorrà come simbolo della città eterna, mentre ridendo entra in un portone, chiudendolo subito dopo davanti alla macchina da presa.
A distanza di 17 anni dalla morte della Magnani, il 26 settembre 1990 si spegneva nel bagno del suo appartamento romano, dove fu ritrovato, lo scrittore, giornalista, saggista, drammaturgo, reporter di viaggio, e critico cinematografico italiano Alberto Moravia. Diventò celebre al grande pubblico nel 1929 col romanzo “Gli indifferenti”, il primo degli oltre 30 che scrisse e pubblicò nella sua vita. I temi centrali dell’opera di Moravia sono sempre stati l’aridità morale, l’ipocrisia della vita contemporanea, l’incapacità degli uomini di raggiungere la felicità, e la sessualità. Considerato tra i più illustri romanzieri del XX secolo, la sua scrittura ha uno stile semplice, fatto di un vocabolario comune con un linguaggio elegante. Premio Strega per “I racconti” nel 1952, scrisse, tra gli altri, “La ciociara”, che diventò uno dei film cult del cinema italiano, diretto da Vittorio De Sica. La noia, La romana, Il disprezzo, La Disubbidienza sono alcuni dei titoli più apprezzati dai lettori di Alberto Moravia.
Simona Cocola