ROMA. Donne e uomini sono trattati in modo diverso anche in caso di arresto cardiaco: le donne vengono rianimate meno spesso con defibrillatore o massaggio toracico e, una volta giunte in ospedale, hanno minori chance di sopravvivenza rispetto agli uomini. Lo rivela uno studio di Hanno Tan dell’Università di Amsterdam su oltre 5700 casi di arresto cardiaco avvenuti fuori da un ospedale. Lo studio mostra che le donne sono rianimate meno degli uomini (il 68% delle donne contro il 73% dei maschi). Anche la sopravvivenza dal momento dell’arresto al ricovero è inferiore per le donne (34% vs 37% dei maschi), come pure la sopravvivenza una volta giunte in ospedale (37% vs 55%). In media, quindi, le chance di sopravvivenza di una donna sono quasi la metà di quelle dei maschi (12,5% vs 20%). Secondo i ricercatori ciò si deve in parte al fatto che l’arresto cardiaco è riconosciuto più tardi nella donna, spesso troppo tardi per la rianimazione.
“Lo studio è fatto molto bene – commenta all’ANSA Filippo Crea, direttore del Polo di Scienze cardiovascolari e toraciche del Policlinico Gemelli IRCCS – da un gruppo noto di cardiologi che hanno già pubblicato ottimi lavori”. Già altri studi, continua Crea, avevano evidenziato che le donne sono meno spesso soccorse in caso di arresto cardiaco. “Il fatto che ricevano meno spesso la rianimazione – sottolinea Crea – riflette l’idea, sbagliata, che nelle donne le malattie cardiache siano meno frequenti. È una percezione da sfatare: in Europa – sottolinea – il 50% sia degli uomini sia delle donne muore di malattie cardiovascolari e la donna ha una probabilità di morire di infarto 10 volte maggiore che di cancro al seno”.
“Le donne vengono soccorse più tardi, questo purtroppo non è una sorpresa – rileva ancora Crea -. Inoltre, la donna con infarto impiega di più ad andare in ospedale e anche se ricoverata tende ad avere meno trattamenti degli uomini”.