Sgominata una rete di utenti italiani che su una nota piattaforma messaggistica si scambiavano video ritraenti violenze sessuali soprattutto su neonati
L’operazione “Meet up“, diretta dalla Procura di Torino, ha scoperchiato un vero e proprio Vaso di Pandora che pur non contenendo tutti i mali del mondo, così come narrato nella mitologia greca, ha portato alla galla uno dei mali peggiori dei nostri tempi e più in generale di sempre: le violenze sessuali sui minori.
Nei giorni scorsi gli investigatori del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Torino hanno portato a conclusione una complessa operazione di contrasto alla pedopornografia online, che ha portato all’esecuzione di 26 decreti di perquisizione e ad indagare altrettanti soggetti, responsabili di detenzione e diffusione di materiale realizzato mediante sfruttamento di minorenni.
L’attività, diretta dalla Procura di Torino e coordinata dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni – Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia Online, ha riguardato tutto il territorio nazionale, impegnando nelle operazioni di perquisizione 11 Compartimenti: oltre al Piemonte le perquisizioni hanno interessato cittadini residenti in Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto.
La Polizia Postale ha sequestrato migliaia i file, altamente diversificato per categorie, i cui contenuti sono stati definiti dagli inquirenti “raccapriccianti“. In alcuni casi ritraevano vere e proprie violenze sessuali ai danni di bambini in tenera età, soprattutto neonati.
In totale sono state tre persone tra cui spicca la presenza di Don Nicola De Blasio, direttore della Caritas diocesana di Benevento. Nel corso di una perquisizione effettuata all’interno della sua abitazione l’ex parroco di San Modesto erano stati sequestrati 170mila euro in contanti. Disposizione alla quale aveva presentato ricorso qualche giorno fa, tramite i suoi legali, al Tribunale di Benevento. Durante l’udienza di convalida per l’arresto si era giusiticato asserendo che tale somma provenisse dalle offerte dei fedeli per i lavori di ristrutturazione della chiesa e da alcuni risparmi che gli avevano lasciato i genitori.
Insieme al prete sono stati arrestati anche un tecnico informatico di 37 anni residente in Piemonte e un ragazzo di 18 anni pugliese. Quest’ultimo, ancora minorenne all’epoca dei fatti, è finito in carcere con l’accusa di detenzione e diffusione di ingente quantità di materiale pedopornografico.
Già a partire da febbraio 2021 i poliziotti, che hanno agito sotto copertura, avevano attivato un servizio di monitoraggio su una piattaforma di messaggistica che vanta garanzie di ampio anonimato per gli utilizzatori, concentrando la propria attenzione su alcuni canali aperti, frequentati prevalentemente da utenti italiani.
Gli agenti impegnati sul campo hanno dovuto affrontare un lungo lavoro di carattere preparatorio, consistente nella ricerca del rapporto di fiducia con gli interlocutori che di volta in volta si mostravano interessati allo scambio di materiale, con un notevole sforzo mentale degli operatori nell’assunzione delle stesse vesti dei propri target.
Dopo aver ricavato gli elementi utili alla prosecuzione dell’indagine, sono state messe a fattor comune le tracce informatiche lasciate in rete dagli internauti, che hanno consentito la loro identificazione. Particolarmente interessante si è rivelata la presenza di un ambiente chiuso, pubblicizzato dal proprio promotore, in cui veniva divulgato materiale pedopornografico previo pagamento di una somma di denaro che abilitava all’iscrizione al canale, anch’esso oggetto di accertamenti nel corso dell’indagine.