Questa mattina in un tribunale di Mansura, dopo 19 mesi di custodia cautelare, si terrà la prima udienza del processo che vede coinvolto Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’università di Bologna incarcerato in circostanze “controverse” il 7 febbraio 2020 in seguito al suo arrivo all’aeroporto del Cairo. La legale Hoda Nasrallah ipotizza che l’udienza dovrebbe svolgersi a metà mattinata.
Secondo quanto reso noto ieri da dieci Ong il Tribunale egiziano ha definitivamente fatto cadere le accuse più gravi quali l’incitamento al rovesciamento del regime e al crimine terroristico, reati che avrebbero comportato fino a 25 anni di carcere. Mentre rimane ancora in piedi l’accusa di diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese, basata su un articolo pubblicato due anni fa. Ora rischia fino a 5 anni di carcere, oltre il pagamento di una multa.
Il procuratore della Sicurezza dello Stato ha reso noto che l’accusa è basata su un articolo intitolato ′′Migrazione, omicidio e restringimento: un esito di una settimana nel diario dei copti d’Egitto“, pubblicato nel luglio 2019 sul sito di Zaki. Precedentemente le accuse, poi cadute, erano basate su dieci post di un account Facebook che le autorità egiziane ipotizzavano fossero gestiti da lui.
Le Ong, che da quasi due anni si battono strenuamente per la liberazione del giovane, hanno spiegato che l’articolo in questione racconta i fatti della sua vita di cristiano egiziano e vogliono mettere il luce le difficoltà vissute della minoranza copta perseguitata in Egitto. Inoltre Zaki ha pagato l’acredine tra Italia e Egitto dopo il caso di Giulio Regeni, rapito e torturato a morte dai servizi segreti. Non è un caso che nello scorso luglio la Camera dei Deputati abbia approvato una mozione in cui ha chiesto al Governo di conferire la cittadinanza italiana a Patrick Zaki.
Il gruppo di organizzazioni non governative ha evidenziato come l’unico motivo per privare della libertà il 30enne egiziano sembra essere stato “il suo legittimo esercizio della libertà di espressione per difendere i suoi diritti e quelli di tutti gli egiziani, in particolare i copti, all’uguaglianza e alla piena cittadinanza“. E ironia della sorte l’udienza viene fissata il giorno successivo al lancio della strategia dei diritti umani da parte dello Stato. Una celebrazione durante la quale il presidente della Repubblica egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, ha posto l’accento su vari tipi di libertà: di religione, di fede, di opinione, di espressione e di uguaglianza.
Libertà di cui fino a ieri non si è vista nemmeno l’ombra e che l’incarcerazione di Patrick Zaki ha dimostrato, per l’ennesima volta, di quanto siano ancora lontane.