• 23 Dicembre 2024
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Papa Francesco: dieci anni di tormentata missione

Il 13 marzo 2023 papa Francesco festeggerà i dieci anni di papato

Tra pochi mesi ricorre il decimo anniversario dell’elezione del cardinale Bergoglio alla cattedra di Pietro. Ovviamente non è tempo di bilanci, anche perché i bilanci non si fanno quando il papa è ancora nel pieno svolgimento delle sue funzioni. Si fanno dopo anni dalla cessazione dell’incarico, perché solo dopo un certo periodo si possono individuare in modo preciso gli effetti di un governo pontificio. È però possibile tracciare qualche linea sulla missione di papa Francesco in questi dieci anni, che sono stati per lui non certamente facili, come non sono stati facili per la Chiesa nel suo complesso.

La Chiesa contemporanea, la sua crisi e la missione di Francesco

È opportuno subito dire che la Chiesa cattolica sta attraversando oggi un periodo di crisi, conseguente anche alla situazione di difficoltà in cui si trova il mondo contemporaneo. A ben guardare l’umanità oggi è sostanzialmente disorientata. Manca una guida in grado di proporre valori che non siano basati solo su presupposti economici. Ciò che conta oggi è il possedere, anzi a volte conta ancora di più l’apparire.

A ben guardare il mondo contemporaneo è guidato da poteri occulti, che sono in grado di condizionare tutte le scelte a qualsiasi livello. Dopo la seconda guerra mondiale il mondo era stato diviso in due parti e questa divisione ha segnato per decenni l’evolversi dell’umanità. Caduta questa impostazione è iniziata una crisi, che ha generato lo stato attuale delle cose, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.

Il confronto con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI

Papa Francesco dieci anni fa è stato chiamato a reggere le sorti di una Chiesa che stava vivendo i problemi del suo tempo e stava soffrendo da un punto di vista umano una crisi di identità, con tutta una serie di criticità per certi versi anche conseguenti al lungo pontificato di San Giovanni Paolo II, un pontefice che ha fatto irruzione nella storia con una preoccupazione principale, quella di riaffermare il ruolo della chiesa come istituzione in grado di mandare un messaggio forte e, sotto certi punti di vista, un messaggio in grado di prevalere sugli altri. Proprio perché questa missione richiedeva molte energie, si può dire che S. Giovanni Paolo II si è molto occupato dei rapporti esterni, dei rapporti cioè con le altre istituzioni. Questa è stata la missione che lo ha assorbito totalmente.

Sono prova di quest’impegno i suoi frequenti viaggi e i suoi costanti rapporti con le autorità delle più svariate nazioni. Se si vuole, anche se questa considerazione è più legata al potere temporale piuttosto che a quello spirituale, S. Giovanni Paolo II ha ricollocato la Santa Sede nel gruppo dei grandi della terra. Quest’impegno internazionale ha però in diverse circostanze distolto il Pontefice dalla gestione della vita interna della Chiesa, che spesso è stata affidata a personaggi che non avevano il carisma e la santità del papa allora regnante.

Oggi forse anche meglio comprendiamo le severe censure fatte allora in diverse circostanze dal card. Ratzinger, anche prima di essere eletto pontefice. Del resto pure successivamente il cardinale, diventato papa con il nome di Benedetto XVI ha avvertito tutto il peso di questa situazione e durante il suo pontificato ha affrontato una serie di riforme lasciando però a papa Bergoglio il compito di completarle in modo globale. Francesco ha avuto il coraggio di andare avanti e lo ha fatto e lo sta facendo in modo radicale, sopportando tutte le difficoltà del caso.

È evidente e anche noto a tutti che il suo compito non è facile perché, con tutta la sua personale sofferenza, è chiamato ad incidere su situazioni che riguardano persone che spesso sono state vicino a lui e in qualche caso magari hanno contribuito alla sua elezione. Quindi si ricava subito un dato importante che può essere ben legato al suo prestigioso incarico: la fermezza conseguente sempre a profonde riflessioni basate sul discernimento.

Papa Francesco dieci anni
Papa Francesco intervistato dal giornalista Mediaset Fabio Marchese Ragona

Il dialogo ecclesiale

Se è sempre stato fermo nel suo operare, non ha mai abbandonato però nella sua azione il dialogo, riconoscendo nell’interlocutore un fratello meritevole di ascolto. Anche nei suoi primi gesti, appena scelto come papa, ha messo in evidenza questa volontà di dialogare, non ponendosi in posizione di autorità che parla ex cathedra, ma come fratello che desidera ascoltare e proporre.

Se si va alla sera della sua elezione, quando Francesco si presenta ai fedeli riuniti in piazza San Pietro, prima di prendere la parola e di pronunciare la frase, subito diventata celebre – “I signori cardinali hanno scelto un papa che viene dalla fine del mondo” – si inchina davanti all’assemblea acclamante. Questo gesto dimostra il rispetto verso quelle persone e dimostra anche il desiderio di aprirsi al dialogo con loro. E il dialogo fino a questo momento c’è stato all’interno della Chiesa, anche se non è sempre stato facile.

La Sinodalità

Credo che non sia sufficiente rimarcare che papa Francesco è un uomo del dialogo, che ha saputo cogliere fino in fondo lo spirito che troviamo espresso quasi in termini poetici nell’enciclica – la prima del pontificato di San Paolo VI – Ecclesiam suam. Papa Bergoglio, seguendo le grandi suggestioni di papa Montini, ha dato, per favorire il dialogo, molta importanza al lavoro comune, enfatizzando nello specifico il ruolo del sinodo dei vescovi.

Anche in questo si è collocato in una posizione precisa, quella che emerge in modo ben definito dal Concilio Vaticano II, che ha assegnato un ruolo e un compito fondamentale al “Popolo di Dio”, che non è più diviso in due categorie, Chiesa docente e Chiesa discente, ma è un’assemblea che, con ruoli diversi, cammina insieme e in sintonia. In un simile contesto anche l’autorità papale trova una nuova dimensione e diventa cioè un’attività di coordinamento, un’istituzione che assume delle decisioni, che fa delle scelte non nella torre isolata dal mondo, ma insieme a chi nel mondo vive.

Forse merita di essere sottolineata una piccola scelta, che qualcuno definisce di poco conto, ma che invece ha un suo preciso significato. Papa Bergoglio non ha ritenuto vivere nel palazzo apostolico, ma sceglie di vivere con altri prelati nella casa di Santa Marta. Anche questo è un modo per esprimere il suo desidero, la sua “voglia” di condividere, di fare “sinodo”, cioè di camminare insieme.

A questo proposito è doveroso anche un richiamo al Concilio Vaticano II, perché questa assemblea in diverse circostanze ha ribadito che le scelte importanti della Chiesa devono avvenire in modo collegiale, in quanto solo dallo sforzo comune è possibile individuare il giusto cammino.

Alla base di tutte queste considerazioni deve essere posto un principio fondamentale; papa Francesco ritiene che sia necessario considerare il Vangelo come testo guida l’operato del vero e sincero credente ,e quindi anche il suo agire, si ispira al sacro testo. Per capire l’importanza che ha il Vangelo per Francesco, basta leggere i suoi scritti. Tutti i suoi documenti traggono dal Vangelo lo spunto, l’ispirazione e il fondamento.

Papa Francesco dieci anni
Papa Francesco, in compagnia di alcuni giovani, parla dal balcone di piazza San Pietro a Roma

Il dialogo con il mondo esterno

Francesco non ha inoltre scelto di dialogare solo all’interno della Chiesa. Accettando e consapevolmente condividendo il messaggio conciliare, si è posto in ascolto del mondo contemporaneo. E con l’ascolto ha saputo fare delle proposte. In merito a queste proposte ritrengo opportuno fare due considerazioni.

La prima: non mi stancherò mai di sottolineare che oggi il modo di proporsi della Chiesa, e quindi dei suoi pontefici, è un modo aperto. Propone dei valori nei quali crede e ai quali non vuole rinunciare, non per imporli, ma per contribuire a raggiungere con spirito collaborativo precisi e puntuali obiettivi, che non sono solo suoi. La Chiesa infatti è convinta di non avere, come invece riteneva nel passato, un modello di società da realizzare, ma delle proposte utili a realizzare una società costruita con il concorso di tutti.

La seconda: papa Francesco avverte sempre la necessità di dialogare con il mondo, partendo dai temi che sono di attualità per il mondo stesso. Sceglie sempre i problemi impellenti, quei problemi cioè che devono essere risolti oggi. In parole semplici sceglie le urgenze, da affrontare per il bene della “casa comune”. Un esame attento dei suoi documenti, in particolare delle sue due encicliche, dimostra concretamente proprio questa sua vocazione.

Un ulteriore punto di riflessione

Per chiudere parto da una riflessione per certi versi un po’ azzardata, che ho trovato in un libro di Giancarlo Gaeta “In attesa del Regno“. L’illustre storico del Cristianesimo fa un confronto tra papa Francesco e Gorbaciov, in quanto ritiene simile lo sforzo compiuto dai due personaggi. È vero per una serie di elementi il paragone può essere azzardato, ma in effetti il desiderio di rinnovamento e di trasparenza nei due uomini illustri ha la stessa intensità. Certo, per il credente, è più sicuro il lavoro e l’impegno di Francesco. A reggere il lavoro e l’azione del Papa c’è il provvidenziale aiuto del Padre Eterno. E questo non è ovviamente poco.

Prof. Franco Peretti
Cultore di storia della Chiesa

Franco Peretti

Professore ed esperto di diritto europeo

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