Qualche settimana fa, precisamente lunedì 19 dicembre 2022, in Vaticano c’è stato un incontro per alcuni versi assai particolare. Proprio questa particolarità, che va colta nella sua essenza storica, merita qualche sottolineatura.
Del resto deve essere anche oggetto di riflessione il contenuto del discorso tenuto da papa Francesco in questa circostanza, perché è da considerare un puntuale aggiornamento del pensiero sociale della Chiesa per quanto riguarda il lavoro e le organizzazioni dei lavoratori.
Ecco quindi qualche richiamo sull’evento e qualche considerazione sul contenuto del messaggio del papa.
Incominciamo allora dal fatto. Il 19 dicembre l’agenda di papa Francesco registra l’udienza alla Confederazione Generale Italiana dei Lavoratori, cioè alla CGIL, il mitico sindacato della sinistra. Questo evento rappresenta qualcosa di straordinario ed è la prova del cambiamento dei tempi e della nuova situazione sociale. Sta quasi ad indicare che è avvenuto un terremoto.
Certo per i giovani di oggi questo episodio può essere considerato di routine e quindi naturale, per chi invece, come chi scrive, ha vissuto gli anni della guerra fredda, si rende conto dell’eccezionalità dell’incontro. Vale la pena qualche rapido richiamo storico.
Fino a tutta la metà del Novecento vi è da una parte il papa, il capo della chiesa cattolica romana che – tenendo conto dei tempi e delle battaglie che i marxisti e i comunisti portano avanti, poiché vedono nella Chiesa una istituzione da abbattere, in quanto considerata legata al capitalismo – combatte con molta serietà, minacciando anche la scomunica, le tesi della sinistra.
Dall’altra vi è un sindacato, la CGIL, che dopo l’uscita dall’organizzazione dei lavoratori cattolici – siamo nella seconda metà degli anni quaranta del XX secolo – diventa l’organizzazione dei lavoratori che vedono nella dottrina marxista e nel modello comunista i principi e l’obiettivo del loro impegno. In questo contesto la CGIL instaura una violenta lotta politica contro tutte le istituzioni, Chiesa compresa, che sono definite “nemiche” dei lavoratori.
Con tali visioni socio-politiche anche il dialogo o la collaborazione sono impensabili, ma soprattutto concretamente impossibili.
Se quest’impostazione di rapporti ha caratterizzato molti decenni del Novecento, qualche importante fatto nuovo a livello internazionale e a livello nazionale ha prodotto però – e continua a produrre – un’evoluzione nel dialogo tra Chiesa e mondo contemporaneo.
Da un lato a livello internazionale, il Concilio Vaticano II e la caduta del muro di Berlino segnano nel cammino dell’umanità importanti occasioni di contatto e di collaborazione.
Dall’altro, a livello nazionale si sono verificati – e si verificano – eventi che favoriscono la comprensione e generano occasioni di azione comune, aprendo la strada anche a una condivisa attività di governo di forze di ispirazione cattolica e di ispirazione marxista.
L’incontro del Papa con la CGIL rappresenta per molti aspetti la conclusione di un percorso, iniziato qualche decennio fa e può ben essere considerato la caduta di un muro che, con la sua esistenza, ha fatto soffrire anche molte persone che, pur avendo ideali cristiani e sentendo nello stesso tempo di condividere certe idee progressiste espresse dalla sinistra, hanno vissuto un profondo travaglio spirituale. Oggi finalmente un preciso “segno dei tempi” ha formalmente eliminato pure questo dramma.
Veniamo ora al contenuto dell’intervento di Francesco. Nel suo discorso il pontefice ha sostanzialmente riaffermato – e per certi versi con toni ancora più forti – la sua visione del lavoro, aggiungendo, se si vuole cogliere fino in fondo il significato del suo messaggio, una serie di elementi che si possono considerare un aggiornamento del pensiero sociale della Chiesa.
Dopo aver infatti ricordato che il lavoro non solo serve a mettere in condizione la persona di realizzarsi e di sviluppare quindi la sua personalità, ha ribadito che con il lavoro viene rafforzata la collaborazione con gli altri e viene generato – e questo è un concetto da tenere ben presente – quel legame che sta alla base dello sviluppo di una comunità, che vuole coinvolgere tutti nel suo processo di crescita.
Il lavoro diventa, grazie a questa partecipata collaborazione, garanzia della vita democratica. In parole semplici il lavoro, con le sue azioni di coinvolgimento dei componenti di una comunità, contribuisce a rafforzare la democrazia.
Il lavoro così inteso purtroppo in molte circostanze, trova nella tecnologia un grave ostacolo, in quanto l’applicazione esagerata della tecnologia introduce dei meccanismi che tendono a snaturare la funzione sociale del lavoro, in quanto privato della sua dimensione comunitaria.
Nell’attuale scenario sociale, il sindacato ha un ruolo molto importante ed è chiamato a garantire due aiuti alla persona del lavoratore. Innanzitutto – e questo è il primo impegno a favore del mondo del lavoro – deve contribuire ad educare al senso del lavoro, inteso come attività creatrice dell’uomo, che nell’operare ha la possibilità di avvertirne la dimensione sociale, in quanto il suo lavoro serve a costruire la società.
Purtroppo la tecnologia tende ad isolarlo, al sindacato tocca allora il compito di promuovere un’educazione al lavoro impostato in termini sociali. All’organizzazione dei lavoratori compete pertanto un’azione efficace per aiutarli a non diventare strumenti e quindi schiavi della tecnologia.
Se all’uomo è naturalmente riconosciuto il ruolo di protagonista dei processi produttivi, al sindacato tocca il compito di guidare il lavoratore in modo che avverta fino in fondo l’importanza primaria del suo ruolo. Questa convinzione di Francesco sul compito del sindacato suona anche come richiamo per le associazioni e le organizzazioni dei lavoratori e sottintende una velata, ma significativa, critica a quei sindacati che si preoccupano più di gestire servizi nel campo fiscale e assistenziale piuttosto che offrire momenti di formazione sul significato e sul valore del lavoro.
Per Francesco – e questo e il secondo impegno – il sindacato deve battersi contro la discriminazione di genere, con particolare attenzione sia alle problematiche legate alla maternità, sia alla questione della retribuzione delle donne che, anche sotto questo punto di vista, spesso sono discriminate e di conseguenza anche penalizzate da un punto di vista economico.
Tenendo inoltre conto dell’attenzione che Francesco ha nei confronti dei giovani, non poteva mancare un richiamo, sempre collegato alle discriminazioni di genere, sulle difficoltà dei giovani, ai quali molto spesso sono negate certezze , mentre hanno invece necessità di avere solide basi sulle quali costruire il loro futuro. Sono infatti nel mercato del lavoro troppo frequenti formule occupazionali che lasciano eccessivo spazio ai rischi e alla mancanza di sicurezza.
Se quelli espressi nei paragrafi precedenti rappresentano compiti che competono al sindacato, vi è una funzione che va posta come premessa fondamentale ed ineliminabile: il sindacato ha l’obbligo morale e deve impegnarsi prima di tutto a portare avanti tutte le necessarie iniziative per rendere concreta la sicurezza sul posto di lavoro.
Troppo spesso non vengono esercitati quegli opportuni controlli sull’applicazione delle norme di sicurezza e molto sovente il lavoratore non è tutelato nel giusto modo. L’elevato numero di morti sul lavoro rappresenta la tragica prova del mancato rispetto delle leggi in materia di sicurezza.
Per inciso tra l’altro va detto che Papa Francesco, a proposito delle vittime, ha fatto una sottolineatura significativa da un punto di vista umano. Ha infatti preso atto che nella cronaca annuale si fa riferimento ai caduti sul lavoro ricordandone numero. Francesco dice che invece andrebbero ricordati i loro nomi perché le persone non sono numeri, hanno una dignità collegata ad un nome ed un cognome e con questi precisi riferimenti andrebbero ricordati.
Dalle parole di Papa Francesco si può dunque ricavare una nuova pagina di pensiero sociale della Chiesa, pensiero, che già nelle sue due encicliche è stata anticipato: il sindacato nella società contemporanea ha un ruolo ed un valore specifico.
Non solo deve essere organizzazione che opera per garantire la giusta retribuzione ai lavoratori, deve anche impegnarsi per far crescere una cultura che porti a considerare il lavoro come momento di sviluppo della democrazia, in quanto è il lavoro un’attività che riesce a coniugare l’operosità individuale con la crescita sociale .
Proprio per il raggiungimento di questo importante fine l’organizzazione sindacale deve interessarsi anche di chi non è occupato, in particolare i giovani, in modo che possano avere le certezze indispensabili per vivere e quindi essere protagonisti della crescita personale e di conseguenza comunitaria
Prof. Franco Peretti
Cultore di storia della Chiesa