GENOVA. Sparse su tutto il territorio italiano a decantarne la magnificenza e i fasti di un tempo, le regge, dimore reali, sono uno dei fiori all’occhiello del patrimonio artistico del Bel Paese. Tra il 1643 e il 1650 i Balbi, influente famiglia genovese di commercianti e imprenditori, fecero costruire quello che nel 1824, acquistato dai Savoia, è divenuto Palazzo Reale a Genova, oggi sede di mostre , come “Bambole“. All’interno si trovano meravigliosi saloni di rappresentanza completi di affreschi, stucchi, dipinti di Anton Van Dyck, Tintoretto, Guercino, Luca Giordano, Ferdinand Voet e dei Bassano, oltre a sculture, opere sulle volte e le gallerie dei salotti, arredi e suppellettili di nobili e reali che qui abitarono. Nel tempo fu allestita la Galleria degli Specchi, su modello di quelle dei Palazzi Colonna e Doria Pamphilj a Roma e la Galerie de Glaces, Versailles. Palazzo Reale passò nel 1919 allo Stato Italiano, quando Vittorio Emanuele III lo cedette.
Composto da diverse sale, il secondo piano nobile, quello di rappresentanza, è stato aperto al pubblico nel 1922. È qui che si trova il simbolo dell’intero palazzo, la Galleria degli Specchi, progetto iconografico che riprende il modello della Galerie des Glaces di Versailles. In passato rappresentò la sala da pranzo utilizzata per le occasioni di gala più importanti, tra cui quelle in onore dell’imperatore d’Austria Giuseppe II, in visita a Genova nel 1784, e di Napoleone Bonaparte nel 1805. Il primo piano nobile, invece, ospita l’appartamento dei Principi Ereditari con arredi, tappezzerie, e decorazioni risalenti all’Ottocento. Le dieci sale che lo compongono furono riccamente arredate per le nozze del 1842 tra il principe Vittorio Emanuele e Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena, principi ereditari del trono di Sardegna. L’alloggio di “Sua maestà il Re” è conosciuto anche col nome “del Duca degli Abruzzi”, dall’ultimo esponente di casa Savoia che qui risiedette, Luigi Amedeo di Savoia-Aosta (1873-1933), celebre esploratore, navigatore, alpinista, ammiraglio.
All’interno del perimetro del palazzo sorge poi il più antico dei teatri genovesi, il Falcone, che dal 2004 ospita mostre. Da locanda dove si poteva alloggiare e assistere a spettacoli teatrali dalla fine del Cinquecento, fu trasformato in primo teatro pubblico di Genova nel 1651. Prima di essere acquistato dai Savoia, bombardato, e ricostruito, il Falcone ospitò Carlo Goldoni nel 1736. Infine, a esaltare l’eccellenza della reggia, il giardino pensile settecentesco. Il maestro Armando Porta lo ricostruì pietra per pietra, come testimonia l’iscrizione integra e conservata: “MOSAICO PROVENIENTE DAL DISTRUTTO / CONVENTO DELLE TURCHINE / QUIVI RICOSTRUITO 1965/1966 DA A PORTA”. Questo capolavoro d’arte raggiunge il suo apice nei sapienti incastri dove si alternano piccoli ciottoli bianchi e neri e qualche dettaglio a colori, su uno sfondo scuro. Le immagini raffigurate sono diverse: il mugnaio, la pesca, il pastore, scene di animali domestici, ma anche esseri mitologici, tra cui la fenice, simbolo solare, e il centauro, lunare.
Simona Cocola