• 19 Novembre 2024
  • TECH

Pac-Man, il videogioco degli Anni Ottanta che faceva impazzire i giovani

Era il 3 aprile 1980 quando la statunitense Midway Games pubblicò per la prima volta nel formato arcade da sala il videogioco che spopolò nel mondo, arrivando dal lontano Giappone. Pac-Man, ideato da Toru Iwatani, un programmatore allora dipendente della Namco, diventò negli anni il videogioco dei videogiochi, comparendo anche nelle versioni per computer e console.

Una strana creatura a forma di sfera di colore giallo, sotto la direzione del giocatore che la guidava, girava in un percorso tipo labirinto a caccia di puntini che inghiottiva da un’apertura simile a una bocca. Contemporaneamente, l’abilità consisteva nell’evitare che alcuni piccoli fantasmi toccassero Pac-Man, pena la perdita di una delle vite a disposizione. In aiuto al giocatore c’erano quattro pillole del potere, si potrebbe affermare, che rendevano vulnerabili i fantasmi, facendoli diventare blu, e, per alcuni secondi, il giocatore guadagnava punti mangiandoli. Era necessario completare il labirinto ingerendo tutti i puntini, per passare al livello successivo, e aumentare il punteggio, grazie anche a simboli a forma di frutti da prendere. Il punteggio più alto che era possibile ottenere era di 3 milioni 333mila 360 punti.

Pare che l’immagine di Pac-Man venne in mente all’ideatore osservando una pizza da cui, tagliandola, era stata sottratta una fetta. Dal Giappone Puckman, nome originario il cui significato è “chiudere e aprire la bocca”, fu fatto conoscere negli Stati Uniti, e quindi in Occidente, raggiungendo un successo grandioso, tanto che l’azienda Namco in sette anni piazzò oltre 300mila macchine, vendendo milioni di gadget, e la “pacmania” si diffuse attraverso adesivi, peluche, lenzuola, sacchi a pelo, cravatte, tazze, e oggetti di cartoleria.

Simona Cocola

Giornalista pubblicista torinese, ha iniziato a collaborare per la carta stampata nei primi anni dell'università, continuando a scrivere, fino a oggi, per diverse testate locali. Ha inoltre lavorato in una redazione televisiva, in uffici stampa, ha ideato una rubrica radiofonica, ed è autrice di due romanzi.

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