I fratelli Marco e Gabriele Bianchi, insieme al compagno di scazzottate Marco Pincarelli, tutti detenuti con l’accusa di omicidio volontario per la morte di Willy Monteiro Duarte, sono stati trasferiti dalle celle anti-Covid a quelle di isolamento precauzionale di Rebibbia. Precisamente, si trovano nel braccio G9, quello che gli altri detenuti chiamano “degli infami” perché vi vengono trasferiti coloro che sono finiti in carcere per reati sessuali o agenti delle forze dell’ordine che hanno abusato del proprio potere.
A riportare la notizia Il Messaggero, che sottolinea come i legali abbiano affermato sia “troppo pericoloso” per loro condividere gli spazi comuni con altri detenuti in quanto rischiano il linciaggio. I tre prima del trasferimento si trovavano al braccio G12, situato al piano terra, dove sono stati collocati per trascorrere i 14 giorni di quarantena previsti dal protocollo sanitario.
Attualmente trasferiti nel braccio G9, i tre giovani sono sottoposti a stretta sorveglianza, saranno inoltre monitorati da medici e psicologici. Per evitare qualsiasi contatto, avranno momenti d’aria in orari diversi rispetto agli altri detenuti. Il nuovo braccio ha al suo interno un campo da calcio, uno da tennis e una palestra esterna adibita a zona di passeggio, ma è difficile che i tre riescano ad usufruirne.
Ma a rischiare sarebbero stati non solo i tre accusati dell’omicidio del povero Willy, ma anche altri “ospiti” dell’istituto penitenziario. Il quotidiano romano fa sapere che la figlia di un carcerato marocchino ha scritto all’associazione “Detenuti liberi” accusando Marco e Gabriele di aver aggredito il padre. I fratelli avrebbero aggredito il padre mentre raggiungevano i parlatori attraverso il corridoio. Secondo la ricostruzione si sarebbero scambiati insulti e si sarebbe arrivati alle mani. Fortunatamente la lite sarebbe stata arginata sul nascere dagli agenti penitenziari presenti.
Carlo Saccomando