“Voglio chiedere scusa a tutti, alla famiglia Cerciello e ai suoi amici. Al mondo intero. Quella notte è stata la peggiore della mia vita e se potessi tornare indietro per cambiare le cose lo farei ora, ma non posso“. Lo ha affermato Finnegan Lee Elder nel corso di una dichiarazione spontanea rilasciata davanti ai giudici della prima corte di Assise di Roma.
Il giovane statunitense è accusato insieme all’amico Christian Natale Hjorth dell’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri, Mario Cerciello Rega, ucciso il 26 luglio dello scorso anno con 11 coltellate nella Capitale.
Questa mattina in tribunale Elder ha ammesso le proprie colpe spiegando di non aver parlato prima per “mancanza di coraggio“. “In carcere – ha continuato – ho avuto la possibilità e il tempo di riflettere. Non voglio raccontare come si sono svolti gli eventi quella notte, perché già l’ho fatto nel corso degli interrogatori. Ma voglio dire che quella notte è stata la peggiore della mia vita, non perché sono in prigione ma perché ho tolto la vita di una persona, ho tolto un marito a sua moglie, ho rotto un legame tra fratelli. E ho tolto un figlio a sua madre. Non potrò mai perdonarmi tutto questo“.
Il ventenne ha confessato ai giudici di non riuscire a perdonarsi per quanto accaduto e di conseguenza non si aspetta che la famiglia di Cerciello possa farlo nell’immediato, ma spera che un giorno possa accadere: “Vorrei tornare indietro per cambiare le cose, ma non posso. Tutto ciò che posso dire è che provo del rimorso. Ho dolore per le sofferenze che ho arrecato. Sono dispiaciuto e molto triste per ciò che è successo a Cerciello”.
“Ciò che è successo – ha infine concluso – mi ha cambiato per sempre e prometto di non commettere più questi errori“.
Carlo Saccomando