La zia di Mirko su Facebook: "Era il figlio che non ho mai avuto. Continuo a chiedermi come si possa compiere un gesto così efferato"
All’alba di martedì a Tortolì, comune in provincia di Nuoro, l’ennesima vile aggressione nei confronti di una donna è sfociato in un efferato omicidio capace di sconvolgere una comunità intera oltre a tutto il Paese: Masih Shahid, pakistano di 29 anni, si è introdotto furtivamente nella casa della ex compagna, Paola Piras, la ha accoltellata e poi ha ucciso il figlio di lei, Mirko Farci, che ha tentato di difenderla.
Al giovane sono state inferte 50 coltellate, una delle quali lo ha colpito al cuore, che è morto dissanguato in pochi minuti. Mentre la madre ha ricevuto 17 fendenti in diversi punti del corpo: all’addome, al petto e alla gola. Attualmente è ricoverata all’ospedale di Lanusei e le sue condizioni sono gravissime, sta lottando tra la vita e la morte.
Il 29enne, operaio metalmeccanico in un cantiere nautico, è stato catturato dai carabinieri qualche ora dopo. L’uomo, portato in caserma, ha poi confessato l’omicidio ammettendo di essersi intrufolato all’interno dell’appartamento arrampicandosi su una grondaia e sfondando una finestra.
Davanti al Pm Giovanna Morra, in presenza del suo legale Saverio Mereu, ha cercato di giustificarsi raccontando di essere stato aggredito da Mirko che si sarebbe scagliato contro di lui lanciandogli un vaso di fiori in testa. Al termine dell’interrogatorio l’omicida è stato portato al carcere di Lanusei.
A questo punto il medico legale avrà il compito di stabilire se le ferite riportate dal pakistano sono compatibili con la sua versione dei fatti. Per ora l’unica cosa certa è la provenienza del coltello utilizzato per l’omicidio e il tentato omicidio: si tratta di un coltello da cucina appartenente alla famiglia. È da stabilire l’arma se sia stata prelevata direttamente da casa oppure dalla pizzeria ‘Sa buttega‘ gestita dalla sorella di vittima.
Per disposizione del sostituto procuratore di Lanusei, Giovanna Pina Morra, giovedì sarà eseguita l’autopsia sul cadavere di Mirko. La salma di Mirko è stata trasferita nel cimitero di Quartu Sant’Elena, alle porte di Cagliari.
Va sottolineato che nelle ore immediatamente successive al tragico evento la comunità del piccolo comune della provincia dell’Ogliastra si è immediatamente stretta intorno alla famiglia Piras manifestando la propria vicinanza e solidarietà. Il troppo affetto è però sfociato in aggressione: al termine dell’interrogatorio, quando Masih Shahid è uscito dalla caserma di Tortolì, ha rischiato il linciaggio da parte della folla presente. I carabinieri hanno cercato di placare gli animi e due militari che cercavano di far indietreggiare la calca di persone sono rimasti feriti.
Questa notte Stefania Piras, zia di Mirko e sorella di Paola, ha pubblicato un commovente post su Facebook nel quale in prima battuta ha ringraziato tutte le persone che hanno mostrato solidarietà e vicinanza nei confronti della famiglia, per poi dedicare un pensiero al nipote scomparso troppo prematuramente che tra un mese esatto avrebbe compiuto 20 anni: “Mirko era per me il figlio che non ho avuto, e lascerà nella mia vita un vuoto che mai potrà essere colmato. Ero giovanissima quando mia madre venne a mancare e subito dopo arrivò lui a riportare la gioia di vivere ed i sorrisi nella nostra famiglia. Oggi la vita ha deciso di mettermi davanti un ennesima durissima prova, la più dura di tutte, quella che mai nessun genitore o zio dovrebbe provare”.
La donna si è poi soffermata sul tragico evento, del quale non riesce a darsi una spiegazione logica: “Continuo da quasi 24 ore a domandarmi come si possa compiere un atto così efferato. Continuo a pensare come possa un essere, che non può essere considerato umano, incrociare lo sguardo di un ragazzino e di una donna che implorano pietà e continuare a infliggergli ripetute pugnalate mortali, girare i tacchi ed andar via come se nulla fosse accaduto“.
Infine un amaro riferimento alla giustizia in Italia, lei che secondo quanto scrive il “Corriere della Sera” sin dall’inizio aveva nutrito dei dubbi sulla relazione tra Paola e Masih sia per la differenza d’età (si toglievano 20 anni) sia per il troppo poco tempo da cui si conoscevano. Un presentimento che poi è stato confermato dai fatti: una storia tormentata caratterizzata da scenate di gelosia e botte, terminata con una denuncia per stalking. “Vorrei poter affermare di credere nella giustizia, ma così purtroppo non è – prosegue Stefania – , anche perché qualsiasi risultato si otterrà sarà per noi una magrissima consolazione. Il nostro amato ragazzo ha lasciato questa terra e tutti noi a piangere per un delitto che si poteva, anzi che si doveva evitare. Ennesima dimostrazione, purtroppo, del fallimento del nostro sistema”.
“A quanti credano in Dio – conclude Stefania Piras – chiedo una preghiera per mia sorella che lotta per la vita, agli altri dei pensieri positivi. Arrivederci amore di diddy”.