Quest’oggi è stato pubblicato il nuovo rapporto Censis. Leggendolo, è possibile scorgere una situazione di gran lunga peggiorata rispetto al recente passato. In quest’ultimo si analizzano fino in fondo gli effetti sanitari e le ripercussioni in questo secondo anno di contagi.
Il Censis, Centro Studi Investimenti Sociali, è un istituto di ricerca che analizza gli aspetti economici e della società italiana dal 1964. Tre anni più tardi ha dato il via ai rapporti sull’evoluzione del Paese, ossia un riassunto sulla tenuta nazionale.
Un primo elemento che emerge con prepotenza è l’impoverimento generale delle famiglie italiane: 2 milioni sono in povertà assoluta, più del doppio rispetto 2010. Il fenomeno è più marcato nelle regioni settentrionali, soprattutto nell’ultimo biennio
Il Covid ha causato un maggiore senso di disorientamento e confusione tra i cittadini, specie in ambito sanitario. Per rimediare a queste emergenze, bisognerà pensare a progetti seri, temerari e costanti per le annate future.
La popolazione italiana appare molto sfiduciata sulle reali probabilità di ripresa dell’economia quando questa pandemia sarà effettivamente alle nostre spalle. Una contrazione del livello del reddito lordo familiare, seppur non a livelli allarmanti, ha come immediata conseguenza una minore capacità di costituire nuove fonti di ricchezza.
Il calo dei consumi durante i lockdown e i fallimenti di molte imprese inducono a pensare che una nuova crescita economica è ancora lontana. La ripresa delle attività negli ultimi mesi ha innescato una promettente spirale inflazionistica, così come testimoniano gli ultimi dati Istat, che però non è stata accompagnata da una reale crescita del benessere sociale.
Nei più giovani, inoltre, la pandemia ha portato ad alcune drammatiche tipologie di disagio e di depressione mentale. A quanto risulta dal Censis, il problema non è rappresentato solamente dalla discussa didattica a distanza, ma riguarda un clima di complessiva sfiducia nell’avvenire.
Quindi è solo una questione di paura? In realtà no, perché la pandemia ha diffuso, ed è un elemento altrettanto preoccupante, un senso di irrazionale rifiuto nel prendere atto della diffusione del virus.
Per ben 3 milioni di italiani, infatti, il Covid non esiste e per quasi il doppio il vaccino non serve a nulla. Il rifugio in teorie cariche ci complotti e cospirazioni crea un circolo vizioso di fobie che fa allontanare gli individui dalla realtà. Anche la tecnologia e la scienza nel suo complesso sono vittime di questo incerto presente, afferma il rapporto.
Un’altra ricaduta della crisi socio-economica, oltre a quelle già esposte, consiste nell’ulteriore diminuzione delle nascite in Italia, un vero e proprio “inverno demografico”. Le famiglie italiane stanno decidendo di posticipare sempre più il concepimento e la nascita di uno o più figli per elevati timori di non poterli accudire economicamente a dovere.