Nelle prossime ore il colloquio tra il presidente del Consiglio e il presidente russo
Il colloquio telefonico tra Mario Draghi e Vladimir Putin avverrà nelle prossime ore. Lo ha anticipato il ministro degli esteri Luigi Di Maio da Berlino. “Non dobbiamo illuderci che sia semplice arrivare alla firma di un accordo” tra Mosca e Kiev, ha aggiunto il responsabile della Farnesina, parlando delle trattative di ieri a Istanbul.
Sulle speranze di pace emersi ieri, e che anche il negoziatore russo Vladimir Medinsky aveva alimentato, arriva la brusca frenata di Mosca. Dai colloqui non è emerso niente di “promettente” né alcuna “svolta“, afferma il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. “È positivo che la parte ucraina abbia almeno iniziato a formulare concretamente e mettere su carta le proposte“, ma “c’è ancora un lavoro molto lungo da fare“. Sullo status della Crimea Peskov taglia corto: “Non c’è nulla di cui discutere perché la Crimea fa parte della Russia“.
Le promesse di un allentamento della pressione militare su Kiev e Chernihiv, formulate ieri dalla Russia, sembrano essere state già disattese. Secondo le autorità locali, nella notte su Kiev ci sarebbero stati almeno 30 bombardamenti nella regione della capitale. Stessa situazione a Chernihiv. Il sindaco Vladyslav Atroshenko, parlando alla Cnn, sostiene che la città sta subendo un “colossale attacco“. “Questa è un’altra conferma del fatto che la Russia mente sempre“, aggiunge.
Lo scetticismo maggiore sulla sincerità di Mosca è stato espresso negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Il ministro della Difesa britannico, Ben Wallace, ha commentato: “Non siamo nati ieri, bisogna giudicare la Russia dalle sue azioni, non dalle sue parole“. A Londra si pensa inoltre di aumentare la fornitura di armi all’Ucraina, passando ad armamenti più potenti e offensivi. Mettendo insieme questi fatti, c’è chi ipotizza l’esistenza di un asse anglo-americano contrario alle trattative di pace. Il Times, come evidenzia il Corriere della Sera, ha fatto un editoriale in cui si sostiene come all’occidente, visto il contrattacco ucraino e le difficoltà della Russia ad avanzare, convenga una guerra a oltranza che porti alla vittoria totale dell’Ucraina. Che, per questo, andrebbe pesantemente armata. Una ipotesi che, ad esempio, non piace a Matteo Salvini. “Sarebbe gravissimo”, scrive il leader della Lega.