Per molte persone il 17 luglio rappresenta una data storica nella quale sono accaduti avvenimenti di grande importanza come ad esempio nel 1969 si fu il primo allunaggio, avvenuto esattamente 50 anni fa, oppure si ricorda che nel 1902 venne realizzato il primo impianto di aria condizionata. Mentre nella stessa data del 1936 ebbe inizio la guerra civile spagnola, conflitto che anticipò la Seconda guerra mondiale. Per quanto riguarda temi più frivoli venne inaugurato nel 1955 il primo parco di divertimenti costruito come una città immaginaria parallela al mondo reale, ossia Disneyland a Los Angeles.
C’è una giornata per tutto anche per le emoji, cioè le faccine che sono entrate da tempo nell’uso corrente delle nostre chat, nei messaggi e nei social. Il 17 luglio si festeggia il World Emoji Day, giornata dedicata alle faccine che imperversano nei nostri messaggi al cellulare, nelle email e il generale in tutto il mondo legato ai social network. Inoltre non tutti sono a conoscenza che la faccina che ride a crepapelle è stata eletta parola dell’anno 2015 dai dizionari Oxford.
Secondo un’indagine di Wiko, le emoji più diffuse sono quelle legate a emozioni positive. Al primo posto c’è la faccina che piange di gioia 😂 (usata dal 53% del campione italiano), seguita dal classico smile che sorride 😊 (18%) e dalla faccina con gli occhi a forma di cuore 😍 (16%). E se le immagini e foto di animali fanno incetta di cuori e like sui social, tra le emoji sembra invece che abbiano meno successo, solo il leone 🦁(3%) riscuote più successo.
Inoltre, se il 100% del campione le usa abitualmente per velocizzare e sintetizzare messaggi, per il 42% degli intervistati è meglio non utilizzarle all’interno delle comunicazioni in ambito professionale, mentre il 25% dice che sarebbe meglio evitarne l’utilizzo, oltre che con il proprio responsabile anche con i colleghi di lavoro.
C’è un emoji per tutto, ogni anno aumentano e vanno ad ampliare la gamma di elementi già presenti che sino ad oggi ammonta a circa 300. Nel 2019 state annunciate 230 nuove faccine che entreranno a far parte integrante dello standard Unicode 12.0: si tratta di nuovi cibi, animali e simboli, sbadigli, simboli per chi è affetto da disabilità e nuove coppie LGBT.
Il termine emoji deriva dal giapponese e vuol dire pittogramma, cioè un disegno o un simbolo in uno o più colori immediatamente riconoscibile. La prima faccina è stata creata tra il 1998 e il 1999 da Shigetaka Kurita, che lavorava per dispositivi mobili della società di telecomunicazioni NTT DoCoMo. Poi sono arrivate in Occidente e sono state inserite nel sistema di codifica Unicode. Ad oggi ne sono disponibili migliaia e non c’è tastiera o computer o sistema operativo, da iOS di Apple ad Android di Google, che non abbia le proprie faccine.
Norbert Ciuccariello