• 22 Novembre 2024
  • ECONOMIA

Nuovo DCPM: scuole, palestre, bar, torna l’incubo lockdown?

In queste ultime ore non si parla d’altro, davvero, si chiedono in molti, a distanza di un anno esatto ci ritroviamo a dover ‘sopportare’ un altro lockdown? In un anno cosa si é fatto per fronteggiare la pandemia, si chiedono ormai esausti gestori di palestre, ristoratori, i genitori stessi, ove anche in Piemonte sta per tornare l’incubo zona rossa e la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado. Sopportare é il termine più gettonato sui social, la gente, specie le categorie più duramente colpite dagli effetti economici della pandemia non tollerano più nulla, sono esausti, e continuano a ribadire con forza, ormai ovunque, che la pandemia li ha già uccisi. Molte attività non riusciranno più a riaprire, ci dicono affranti, i ristori non sono bastati e per chi cerca di stare ‘a galla’ tardano ad arrivare, insomma una situazione ormai insostenibile.

Eppure, non vogliamo essere pessimisti e disfattisti, non riusciamo proprio a dire che il peggio sembri passato, tant’é che Draghi ha chiesto d’urgenza il parere del Cts convocato questa mattina alle 9, lo scopo modificare il DPCM alla luce del peggioramento dei dati e pensare a lockdown ‘strategici’ e mirati. Lo stesso premier parlando si é detto basito da tale peggioramento, che mai avrebbe ipotizzato, ma fiducioso sul fronte vaccini. I dettagli e cosa potrebbe nuovamente cambiare.

Nuovo DPCM, dopo 1 anno esatto si torna al lockdown nazionale?

Non ci si crede, eppure pare che a distanza di un anno ben poco sia cambiato, lo stesso premier Draghi non può far altro che comprendere lo sgomento dei cittadini in attesa di leggere le nuove misure più restrittive che conterrà il nuovo DPCM e anticiparne le polemiche, intervenendo alla Conferenza ‘Verso una Strategia Nazionale sulla parità di genere’, ove ricorda che “il 10 marzo di un anno fa l’Italia si chiudeva diventando, per la prima volta, una grande zona rossa. Un nostro concittadino su venti è stato contagiato, secondo i dati ufficiali che, come è noto, sottostimano la diffusione del virus. Mai avremmo pensato che un anno dopo ci saremmo trovati a fronteggiare un’emergenza analoga”.

Poi aggiunge, cercando di dare una nota speranzosa al contesto ben poco roseo: “Ci troviamo tutti di fronte, in questi giorni, a un nuovo peggioramento dell’emergenza sanitaria. Ognuno deve fare la propria parte nel contenere la diffusione del virus. Ma soprattutto il governo deve fare la sua. Anzi deve cercare ogni giorno di fare di più. La pandemia non è ancora sconfitta ma si intravede, con l’accelerazione del piano dei vaccini, una via d’uscita non lontana”. Il problema dicono affranti in molti é che già lo scorso anno si era iniziato, tutti ricorderanno il primo discorso del Presidente Conte che per primo si é trovato dinanzi la pandemia, chiedendo 15 giorni di sacrifici, quando finimmo in lockdown, al fine di contenere e contrastare la diffusione del Virus. Chiaro che ora per le categorie di lavoratori che da un anno hanno fatturati pari a zero o quasi, queste rassicurazioni non possono più essere sufficienti, e anzi per molti addirittura ormai sono ‘poco credibili’.

Tutti concordano sul fatto che la salute venga prima di tutto, ma allo stesso tempo ci dicono gli esercenti di più categorie con cui ci siamo confrontati, non é possibile fermare l’economia per un anno. Il lavoro é vita, lo sport é vita, una bella mangiata al ristorante migliora la vita, in sostanza, tutti chiedono di evitare le chiusure e di permettere, seguendo i dovuti protocolli del caso, di poter tornare ad aprire. Quando abbiamo chiesto loro come fronteggerebbero la pandemia, ci hanno così risposto, a dir il vero, quasi all’unisono: Il problema non sono le scuole, i ristoranti e le palestre, ma lamovida’ nei weekend non controllata ove il contagio tra i giovani, spesso senza mascherina, si diffonde, i mezzi pubblici mai potenziati come si sarebbe dovuto, i parchi aperti dove i bambini continuano a giocare, inutile, e qui parlano soprattutto le maestre, fare delle ‘bolle’ a scuola tra le classi se poi si va al parco post scuola, il contagio avviene lì”. Vediamo quali sono invece le intenzioni del Governo Draghi che pare invece propendere per un lockdown se non nazionale molto restrittivo e mirato a seconda delle aree di maggior rischio.

Nuovo DPCM, scuole, negozi, coprifuoco, bar: cosa cambia, di nuovo?

Tra le possibili misure il lockdown nei fine settimana, ove i contagi settimanali superano 250 per 100 mila abitanti che in questo caso diventano automaticamente zona rossa. Poi la serrata dei negozi nei comuni dove verrà decisa anche la chiusura delle scuole. Nei giorni scorsi, Torino si era salvata, permettendo ancora la didattica in presenza almeno per i bambini fino alla 2 media, il timore é che già dal 15 marzo le scuole chiuderanno per ogni ordine e grado, lo stesso Cirio avverte che questa possibilità é sempre più probabile.

A darne conferma purtroppo anche l’assessore alla Sanità del Piemonte, Luigi Icardi, ai microfoni di Radio Veronica One che afferma: “il rischio che la regione possa entrare in zona rossa “è abbastanza concreto”.

Le famiglie si dicono disperate, molti non sanno davvero, avendo ripreso il lavoro in presenza, dove poter lasciare i propri figli che per giunta dovendo fare didattica a distanza hanno spesso bisogno di quella dimestichezza che i nonni non hanno per seguirli. Rivivono con ansia la chiusura di Marzo scorso che poi ha portato alla non riapertura delle scuole e confidavano davvero che questa volta si sarebbe deciso di tutelare la didattica in presenza, giacché Draghi aveva parlato inizialmente anche di recuperare ‘il tempo perso’ allungando il calendario. L’incubo invece, dicono affranti, pare ripetersi, ma soprattutto spaventati ci chiedono , fuori dalle scuola: ‘ma sarà davvero per 15 giorni o non riapriranno più?’ Lo sconforto é palpabile, si spera nei vaccini, ma anche questi tardano ad arrivare.

Per non parlare come dicevano poc’anzi della disperazione di quelle attività che ora più che mai hanno la certezza che non riapriranno come le palestre, i ristoranti e i bar che possono contare solo sull’asporto e che rischiano la chiusura nei weekend, così come i commercianti dei negozi al dettaglio. In dubbio nuovamente la riapertura di teatri e cinema dal 27 marzo, con buona probabilità la decisione che é stata rimandata al 20 marzo, seguirà la linea della prudenza. Chiusi da oggi 9 marzo anche i parchi, per evitare il rischio contagio. (Meglio tardi che mai ci verrebbe da aggiungere, perdonate la chiusura volutamente polemica)

Non resta che comprendere se effettivamente come pare il Piemonte si colorerà di rosso nelle prossime ore e soprattutto per quanto questo ‘nuovo sacrificio’ dovrà durare. Vi terremo certamente aggiornati.

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Erica Venditti

Erica Venditti, classe 1981, dal 2015 giornalista pubblicista. Dall'aprile 2012 ho conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Ricerca Sociale Comparata presso l’Università degli studi di Torino. Sono cofondatrice del sito internet www.pensionipertutti.it sul quale mi occupo quotidianamente di previdenza.

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