ROMA. Si può “fiutare” l’inquinamento? Si potrebbe. Initio – Innovative chemical sensors for enantioselective detection of chiral pollutants -, finanziato per circa tre milioni di euro nell’ambito del programma europeo Horizon2020, è un progetto ambizioso, al quale l’Italia partecipa in prima fila.
È, infatti, l’Università “Tor Vergata” di Roma, e precisamente il professor Roberto Paolesse, a coordinare un team di ricercatori europei nell’ambito di un partenariato internazionale tra Italia, Irlanda, Francia, Estonia, Finlandia, oltre alla partecipazione di due inprese private. A questi si aggiungono per l’Italia anche i ricercatori del gruppo di Chimica Fisica dell’Università del Salento.
L’obiettivo è quello di sviluppare sensori chimici innovativi, capaci di segnalare la presenza di pesticidi e inquinanti emergenti, il cui impatto ambientale è spesso sottovalutato. In parole più semplici si tratta di “nasi chimici” con il compito di monitorare e salvaguardare l’ambiente, tenendo conto che il progetto ha una durata di 36 mesi.
Gli inquinanti emergenti sono sostanze non ancora normate per legge, ma possono provocare effetti nocivi anche sulla salute umana.
Presenti in pesticidi, erbicidi, fungicidi, sostituti del freon, coloranti, idrocarburi policiclici aromatici, bifenili clorurati, antibiotici e in molti altri farmaci, questi inquinanti, al momento, hanno un impatto ambientale ancora sconosciuto.