Roma. “Inverno demografico”, “culle vuote”: tante definizioni e poca concretezza fino ad ora intorno a un tema da cui passa il futuro del Paese. E’ quanto si dibatte nella intensa due giorni degli Stati Generali sulla Natività che si è svolto a Roma il 12 e il 13 maggio, all’Auditorium della Conciliazione.
Il declino demografico avviatosi dal 2015 è stato accentuato dagli effetti della l’epidemia Covid-19. Il nuovo record di poche nascite (399.431 nascite nel 2021) e l’elevato numero di decessi (746 mila), mai sperimentati dal secondo dopoguerra, aggravano la dinamica naturale negativa che caratterizza il nostro Paese. SGdN è un evento organizzato per riflettere su un tema capace di unire tutto il Sistema Paese, provare a fare proposte per invertire il trend demografico. Immaginare una nuova narrazione della natalità.
Il calo delle nascite in Italia, con l’istat che indica una popolazione con 5 milioni in meno nel 2050 sollevano anche la preoccupazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Pontefice Papa Francesco–
Riflettere su un tema capace di unire tutto il Sistema Paese. Provare a fare proposte per invertire il trend demografico. Immaginare una nuova narrazione della natalità.
La dinamica demografica del 2021 continua a essere negativa: al 31 dicembre la popolazione residente è inferiore di circa 253 mila unità rispetto all’inizio dell’anno; nei due anni di pandemia il calo di popolazione è stato di quasi 616 mila unità soprattutto per effetto del saldo naturale. Nel 2021 sono stati 399.431 i nati, con un saldo negativo di 176.653 rispetto a due anni prima.
Il record negativo di nascite dall’Unità d’Italia registrato nel 2019 è di nuovo superato: i nati della popolazione residente nel 2021 sono stati appena 399.431, in diminuzione dell’1,3% rispetto al 2020 e quasi del 31% a confronto col 2008, anno di massimo relativo più recente delle nascite. Il calo dei nati totali già osservato nel corso del 2020 (-3,6% rispetto al 2019) tuttavia è dovuto solo in parte limitata agli effetti della pandemia. I primi effetti sulle nascite riferibili ai concepimenti di marzo e aprile 2020 (primo lockdown) possono, infatti, essere osservati a partire dagli ultimi due mesi dell’anno, soprattutto a dicembre 2020 (-10,7%). L’andamento delle nascite nel corso del 2021 consente di avere un quadro più dettagliato delle conseguenze che l’epidemia ha avuto sull’andamento delle nascite. (Fonte: Istat)
Intanto, il sistema di welfare italiano è detto “a ripartizione”, ovvero fondato su un forte patto intergenerazionale: la sua sostenibilità è garantita dal fatto che gli attuali contribuenti, con la corresponsione dei loro tributi, sostengono le prestazioni pensionistiche di coloro i quali sono già in pensione; a loro volta, questi cittadini che oggi sostengono tale impianto vedranno pagate le proprie pensioni grazie ai giovani lavoratori del futuro, e così via.
Con meno nati e quindi con meno contribuenti risulta facile prevedere il collasso di quei pilastri fondamentali su cui regge il Nostro Paese, come il sistema scolastico, la sanità pubblica, le pensioni.