Anjezë Gonxhe Bojaxhiu, conosciuta nel mondo come Madre Teresa di Calcutta, nacque il 26 agosto di 109 anni fa in Albania. Naturalizzata indiana per il corso che fece la sua vita, e di fede cattolica, è stata il simbolo e la fondatrice della congregazione religiosa delle Missionarie della carità. “Io non sono che una piccola matita nelle mani di Dio” è uno tra i pensieri più famosi del Premio Nobel per la Pace, la beata resa tale per volere di Papa Giovanni Paolo II, la seconda donna indiana, dopo Indira Gandhi, a ricevere la massima onorificenza del Paese, il “Bharat Ratna”, e colei che ha ricevuto la santità grazie a papa Francesco.
La seconda patria di Madre Teresa fu l’India, dove lavorò tra i poveri di Calcutta: “Era un ordine. Non era un suggerimento, un invito o una proposta […]”, dichiarò riferendosi alla chiamata di Dio ricevuta, che le fece capire la sua missione tra gli emarginati dalla società. Si avvicinò alla chiesa da bambina, scoprendo le attività dei missionari in India, e a 18 anni decise di prendere i voti, entrando come aspirante nelle Suore di Loreto, un ramo dell’Istituto della Beata Vergine Maria che svolgeva attività missionarie in India. Un anno dopo era nel paese asiatico, mentre nel 1931 prese i voti temporanei, assumendo il nome di Maria Teresa, ispirandosi a santa Teresa di Lisieux, religiosa scalza del Carmelo di Lisieux .
Gli anni decisivi furono tra il 1987 e il 1950, quando, abbandonato il velo delle Suore di Loreto e autorizzata dal Vaticano a vivere da sola nella periferia di Calcutta, fondò la congregazione delle Missionarie della carità, la cui missione era quella di prendersi cura dei “più poveri dei poveri”. Ancora oggi quelle suore, sull’esempio di Madre Teresa, vivono e aiutano in tutti i continenti, attraverso lo stile di vita voluto da Madre Teresa, ispirato in parte a san Francesco, che prevede un’austerità rigorosa, allineata con la condizione di vita dei poveri.
Simona Cocola