NAPOLI. In Italia la storia delle ferrovie ebbe inizio il 3 ottobre 1839 nel Regno delle Due Sicilie con la linea di circa sette chilometri Napoli-Portici, ai piedi del Vesuvio. In realtà, nel Bel Paese lo sviluppo ferroviario era stato frenato, a differenza dell’Europa dove l’inaugurazione della prima linea ferroviaria Stockton-Darlington avvenne nel 1825, dalle divisioni politiche e dalla particolare orografia della penisola. L’idea della Napoli-Portici, pertanto, prese il via nel 1836 con la firma della convenzione per la costruzione, che prevedeva che l’ingegnere Armando Giuseppe Bayard de la Vingtrie se ne occupasse, toccando paesi quali Nocera Inferiore, Castellammare, e Torre Annunziata.
Il primo convoglio era composto da una locomotiva a vapore inglese, battezzata “Vesuvio”, e da otto vagoni. Il giorno dell’inaugurazione il re ricevette Bayard e la squadra di ingegneri che vi avevano lavorato, prendendo poi posto sul convoglio inaugurale per tornare a Napoli. Il convoglio ferroviario in territorio italiano aveva a bordo 48 personalità, una rappresentanza militare, la banda della guardia reale nell’ultima vettura, e impiegò poco meno di dieci minuti di tratta, che sarebbe stata sfruttata nei 40 giorni successivi da oltre 85mila passeggeri. La stazione di Napoli Bayard funzionò fino al 1866, quando, in seguito al collegamento con la stazione di Napoli Centrale fu declassata a impianto di servizio. Furono utilizzati per la sua costruzione materiali in parte stranieri e in parte italiani. La locomotiva che trainò il treno inaugurale, la “Vesuvio”, aveva un peso di 13 tonnellate e sviluppava una potenza di 65 CV alla velocità di 50 chilometri orari.