Se fino al 1975, in conseguenza della più volte citata crisi petrolifera, la CEE nel suo complesso registra una situazione di profonda difficoltà di carattere economico, a partire dal 1976 negli stati della Comunità si vedono segni di ripresa più o meno consistenti. Gli studiosi sono concordi nell’affermare che compaiono indicatori positivi, idonei a provare il miglioramento della situazione.
In questo contesto lo stato più forte è la Germania Federale, che cerca con risultati incoraggianti di contrastare l’inflazione e con questa azione di contrasto riesce a fronteggiare l’emergenza e a mantenere costante il marco, che presenta tutti i caratteri della moneta forte. Non solo, in questo periodo vi è anche da un punto di vista dei rapporti politici una forte alleanza tra Germania e Stati Uniti, grazie alla condivisione di vedute tra il cancelliere Schmidt ed i segretario di stato Kissinger. Entrambi infatti hanno la stessa impostazione economica: lotta serrata all’inflazione. Fino a quando negli Stati Uniti prevarrà la politica economica del segretario di stato, la Germania ha una corsia privilegiata nei rapporti con il governo americano e di conseguenza può far sentire il suo influente peso anche nei confronti degli altri partners europei.
Segnali positivi di ripresa economica si trovano, in questi mesi, e soprattutto nel 1977, anche in Francia, Gran Bretagna ed Italia. I progressi economici in questi stati sono meno importanti di quelli tedeschi, ma dimostrano un’inversione di tendenza con passaggi da valori negativi a valori positivi.
Per un quadro complessivo della situazione va anche aggiunto un opportuno approfondimento sui rapporti Germania Federale e Stati Uniti. Nel 1977 incominciano ad indebolirsi i loro rapporti privilegiati. In questo anno infatti si verifica in America il passaggio della presidenza dal repubblicano Gerald Ford al democratico Jimmy Carter, che con due obiettivi, uno politico ed uno economico, si contrappone alla visione strategica del cancelliere tedesco. Per quanto riguarda la visione politica Carter apre un confronto con l’URSS, confronto che ha per oggetto anche la questione dei diritti umani.
Per quanto riguarda la visione economica il presidente degli Stati Uniti, con la sua formazione culturale, che lo porta a condividere le tesi keynesiane, crede nella necessità di immettere sul mercato quantità consistenti di risorse pubbliche per favorire l’aumento della produzione. Sia la sua visione politica sia la sua visione economica preoccupano il cancelliere tedesco Schmidt, perché vede nell’impostazione politica di Carter nei confronti dell’Unione Sovietica una pericolosa attività idonea a mettere in crisi la sua ostpolitik, iniziata dal suo predecessore Brandt. Reputa anche sostanzialmente sbagliata e dannosa l’azione economica ora proposta dall’amministrazione americana, che prevede importanti immissioni di denaro da parte dei governi per superare le difficoltà collegate alla crisi mondiale. Schmidt è infatti un convinto assertore dell’opportunità di bloccare l’inflazione con severe politiche di rigore.
Carter, dopo il suo primo anno di mandato e dopo aver preso atto delle difficoltà del dialogo con la Germania, pur con atteggiamenti abbastanza ondivagi in politica estera, decide nel gennaio 1978 di venire a Bruxelles per presentare direttamente alla Commissione Europea le sue linee politiche con un obiettivo preciso: coinvolgere la CEE nei suoi progetti politici. Il risultato è sostanzialmente deludente. La CEE in questo momento ha già fatto molti interventi per sostenere e finanziare le industrie in crisi. Nel 1977 infatti è intervenuta nel settore dell’industria siderurgica e chimica. Non solo, sul tavolo della CEE vi sono due richieste d’ ingresso nella Comunità, quelle della Spagna e del Portogallo e vi è pure l’istanza della Grecia, che dopo la caduta dei colonnelli, vuole riprendere l’iter per adesione a Mercato Comune.
Questo articolato quadro di problematiche porta alla bocciatura da parte europea della linea Carter, bocciatura che viene riconfermata anche durante un vertice segreto, che si tiene a Versailles, con una partecipazione più ampia, perché accanto Stati Uniti, Francia, Germania e Gran Bretagna c’è anche il Giappone. Non è presente l’Italia, perché ritenuta poco affidabile.
Se l’incontro tra i grandi è da considerare un fallimento per quanto riguarda la proposta americana, è da considerare invece efficace per altri aspetti. I capi di stato e di governo dei nove paesi della CEE avvertono l’esigenza di affrontare il tema monetario. Viene ripreso il progetto portato avanti a Parigi nel 1972, che ai tempi ha generato un piano definito “serpente monetario”, con l’obiettivo di tenere sotto controllo e quindi bloccare l’inflazione. Fallito il piano del serpente , nel momento di riprendere il progetto iniziale di Parigi, all’interno della Comunità esistono tre correnti di pensiero:
Di fronte a questi tre ipotetici scenari sia la Germania che la Francia, con tempistiche coincidenti e con linguaggio uguale, scelgono di appoggiare la proposta del politico inglese e diventano così contitolari dell’iniziativa per costruire il Sistema Monetario Europeo (SME).
L’anno 1978 può essere definito l’anno dei consigli europei monetari. Su impulso franco- tedesco infatti si celebrano ben tre consigli di capi di stato e di governo che hanno all’ordine del giorno tematiche monetarie. Si incomincia a Copenaghen il 7 e l’8 aprile. L’approccio all’argomento della moneta è molto leggero: i partecipanti infatti, dopo aver deciso che nell’anno successivo si sarebbero tenute le prime elezioni a suffragio universale del Parlamento europeo, incominciano a discutere del sistema monetario, precisando che si dovrà trattare di un sistema a maglie larghe, utile a non escludere con troppa rigidità le monete deboli. La discussione entra nel vivo nei due consigli europei successivi, quello di Brema del luglio e quello di Bruxelles del dicembre. A Brema viene delineato in termini complessivi ed articolati il sistema monetario europeo, che si basa su tre elementi: ECU, il meccanismo di cambio e la solidarietà finanziaria.
Qualche breve richiamo per qualche schematico riferimento:
Le istituzioni, alle quali competono gli interventi di solidarietà, sono le banche centrali dei singoli stati della CEE. Al consiglio europeo di Brema i capi di stato e di governo esaminano questi punti del sistema monetario europeo, che alla fine è approvato solo da Germania, Francia, Benelux e Danimarca. In questa sede votano contro Italia, il cui comportamento sarà esaminato nel paragrafo successivo, Irlanda e Regno Unito. Nel consiglio europeo di dicembre a Bruxelles la situazione si modifica per quanto riguarda l’approvazione, perché nella votazione finale, perché accanto ai voti positivi degli stati che già si sono espressi in questi termini a Brema, si aggiungono i voti di Italia ed Irlanda, la quale per la prima volta si differenzia dalla Gran Bretagna, che continua ad esprimere voto al sistema monetario.
L’esame dell’andamento e dello sviluppo del dibattito durante i consigli europei del 1978 mette in evidenza la posizione molto particolare del governo italiano. Qualcuno l’ha definita, con un atti di generosità, ondivaga. In effetti le difficoltà interne dell’Italia costringono i responsabili della politica estera ad assumere atteggiamenti a volte poco comprensibili agli occhi degli altri capi di stato e di governo. Alcuni punti fermi vanno posti. L’ Italia nel 1978 un periodo in cui si sovrappongono due eventi molto significativi: il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro e la costituzione del governo delle larghe intese, al quale partecipa per la prima volta il Partito Comunista, partito certamente non favorevole alla CEE. Il presidente Andreotti ed il ministro degli esteri Forlani a Brema, per non mettere in crisi il governo italiano, fanno richieste che non vengono accettate dagli altri capi di stato e di governo e di conseguenza possono giustificare il loro no al progetto monetario. Rientrato in Italia Andreotti incontra a Siena Schmidt e si lascia convincere a cambiare linea di condotta, anche se questo cambiamento crea la crisi di governo con l’uscita del Pci dall’ area governativa. Il dibattito in Parlamento per la ratifica dell’adesione italiana allo SME porta all’approvazione del progetto monetario.
Il 14 marzo 1979 lo SME entra in vigore. Questo evento è destinato a creare qualche preoccupazione a livello mondiale, perché un’ Europa unita crea sempre preoccupazione e timori. Anche l’ America di Carter ha un sussulto. Il presidente si pente di aver trascurato troppo a lungo le istanze europee. E’ però troppo tardi, la situazione gli è sfuggita di mano.
Franco Peretti