Nel periodo che va dal 1973 al 1979 il rapporto tra CEE e Stati Uniti, che non è mai stato facile, subisce un ulteriore inasprimento conseguente alla forte volontà del governo americano di imporre la propria linea politica agli alleati occidentali. Nel lasso di tempo citato si alternano alla giuda americana due partiti, i repubblicani prima con Nixon e Ford, ed i democratici poi con Carter, ma il loro obiettivo è uguale, vogliono imporre la supremazia statunitense sugli stati legati dall’Alleanza Atlantica, assumendo per alcuni versi atteggiamenti idonei a suscitare reazioni anche forti da parte dei paesi coinvolti. Incomincia infatti Nixon con il suo consigliere Kissinger, che nel discorso, pronunciato il 2 aprile 1973 alla Associated Press di New York, dopo aver annunciato che il 1973 sarebbe stato l’anno dell’Europa, parla della CEE e ribadisce la sua importanza nella nuova ed ormai concreta fase dei rapporti Ovest-Est. Nello stesso tempo però aggiunge, nella parte finale del suo intervento, che all’Europa deve essere riconosciuto da un punto di vista economico un ruolo di realtà regionale, perché questa “ è la sua vocazione, mentre gli Stati Uniti si trovano ad assumere responsabilità molto più vaste per quanto attiene il commercio internazionale ed il sistema monetario”. Inutile sottolineare che l’aggettivo “regionale” suscita una reazione negativa nell’ambito della diplomazia europea e genera effetti molto polemici in Francia, dove è ancora molto vivo il pensiero politico del generale De Gaulle, che non è mai stato tenero nei confronti degli alleati americani per questo loro spirito di supremazia.
Si deve comunque precisare che la CEE di fronte alla posizione americana non riesce a individuare una linea d’azione comune da seguire, Per questo davanti alla proposta di Kissinger di lavorare per costruire un’Europa basata su una economia regionale,subordinata alle linee americane, i “Nove” (perché ormai sono nove gli stati della CEE, in quanto si sono aggiunti il Regno Unito, l’Irlanda e la Danimarca) senza entrare troppo nel merito rispondono dichiarando la loro disponibilità a creare un’interdipendenza tra America ed Europa solo in materia di difesa, ribadendo quindi il valore dell’Alleanza Atlantica.
Mentre è in corso il dibattito collegato alle affermazioni di Kissinger relative alle caratteristiche regionali dell’economia europea, scoppia la crisi energetica, che dà un duro colpo a tutta la comunità occidentale. Il presupposto della crisi è l’aumento molto consistente del prezzo del petrolio, voluto dall’OPEC. Durante questa fase critica nasce il grande idillio Washington – Bonn, in quanto la Germania, che si considera ora il paese “guida” dell’ Europa, è in grado di stabilire collaborazioni quasi alla pari con gli Stati Uniti. Nel 1976 dopo la caduta della coppia Ford-Kissinger, finito il rapporto privilegiato con la Germania, resta il conflitto tra CEE e Stati Uniti. L’elemento che genera frizione tra le due realtà è ancora una volta di carattere economico. In Europa infatti domina la linea imposta dal cancelliere Schmidt, condivisa dalla Francia di Giscard d’Estaing, che vuole una rigida guerra all’inflazione e quindi vuole imporre programmi di austerità. Carter invece ritiene che per affrontare la crisi mondiale in atto sia necessaria una politica, che immetta risorse per favorire la produzione e quindi i consumi. In altre parole il presidente americano è favorevole all’applicazione delle teorie keynesiane già sperimentate in America dopo la crisi terribile del 1929. Per fare sintesi, si deve riscontrare che sia nel periodo della gestione Nixon e Ford da un lato, sia in quello della gestione Carter dall’altro, i rimedi americani e ed europei per affrontare la crisi non coincidono e quindi il dialogo e la collaborazione sono praticamente impossibili. Resta comunque in atto un rapporto tra le due sponde dell’Atlantico, rapporto basato sulla necessità condivisa di una difesa sicura per tutti gli stati aderenti alla Nato. Per avere un quadro il più preciso possibile, si deve anche rimarcare che, se non è possibile in questo periodo una collaborazione tra le due istituzioni, la statunitense e la europea, non sono mancati i contatti tra l’amministrazione americana ed i singoli stati della CEE.
Nel paragrafo precedente è stato fatto un cenno alla crisi petrolifera ed i suoi effetti a livello mondiale. Vediamo ora invece i riflessi in Europa all’interno della CEE. Negli anni 1973 e 1974 gli stati della Comunità sono colpiti dalle decisioni molto pesanti adottate dai paesi arabi, riguardanti il prezzo del petrolio. Questi provvedimenti finiscono per incidere in termini notevoli sulle bilance di pagamento degli stati europei, anche perché l’industria occidentale, e in particolare quella europea, dipende per la sua attività produttiva, in questi anni, dal petrolio: fino a questo momento infatti è stata attirata dal prezzo molto basso di questa materia prima, con la convinzione che questa favorevole condizione sarebbe durata all’infinito. Di fronte all’atteggiamento fermo del mondo arabo, che ha come obiettivo quello di umiliare il mondo occidentale e di costringerlo a trattare con il “ cappello in mano”, i nove paesi della CEE non sono in grado di trovare una linea comune per opporsi all’offensiva che viene dai paesi del petrolio. Il consiglio europeo dei capi di stato e di governo tenuto a Copenaghen il 14 e il 15 dicembre 1973, non trova una linea unitaria se non quella di affermare la necessità di stabilire delle linee di comportamento e dei progetti idonei a introdurre risparmio energetico. Nonostante le affermazioni formali sull’opportunità per la CEE di muoversi su documenti comuni e condivisi, si devono registrare tentativi di rapporti separati, portati avanti dai singoli stati per curare “bassi interessi di bottega”. Ovviamente questi tentativi non solo indeboliscono la Comunità, ma mettono anche in evidenza la mancanza di un’efficace politica comune e di conseguenza minano alle radici la credibilità dell’istituzione comunitaria, che non solo, come abbiamo già visto, non gode di grande stima presso il governo americano, ma non riesce ad imporre nessuna proposta all’OPEC, all’associazione cioè che gestisce per i paesi arabi il prezzo del petrolio.
Il 1974 rappresenta l’anno dei grandi cambiamenti in Europa per quanto riguarda i capi di stato e di governo. In Francia, dopo la morte di Pompidou, diventa presidente della Francia Valéry Giscard D’Estaing, in Germania, dopo le dimissioni di Brandt, ottiene la fiducia come cancelliere Helmut Schmidt sempre del partito socialdemocratico. I due si sono già conosciuti in quanto entrambi ministri delle finanze nei rispettivi governi: Questa circostanza porta a facilitare assai rapidamente l’intesa, in quanto entrambi non solo condividono una serie di impostazioni finanziarie ed economiche, ma sono entrambi convinti della validità, efficacia ed opportunità dell’asse Bonn – Parigi, anche se Schmidt è convinto che la Germania abbia le carte in regola per essere considerata nazione-guida della CEE. Nel 1974 i cambiamenti di governo non si fermano però qui. Nel Regno Unito finisce l’era del conservatore Heath e prende avvio il periodo del laburista Harold Wilson, che in base al programma elettorale del suo partito, deve riaprire i negoziati con la CEE per proporre l’introduzione di una serie di condizioni, che possano rendere più favorevole alla Gran Bretagna l’ingresso nel Mercato Comune. Anche in Italia si verifica un cambiamento con lo spostamento dell’asse politico più a sinistra per arrivare anche all’ingresso nell’area di governo del PCI. Al governo di centro destra guidato da Giulio Andreotti subentra un governo di centro sinistra con Mariano Rumor presidente del consiglio. Nel 1977 e 1978 anche il Partito Comunista entra nell’area governativa, con un esecutivo presieduto di nuovo da Andreotti.
Sotto il puntuale controllo dei due politici più significativi, il francese Giscard e il tedesco Schmidt, dopo un sostanziale periodo di stallo, si tengono due vertici significati, che meritano di essere richiamati. Il primo, che si svolge a Parigi il 9 e il 10 dicembre 1974, assume provvedimenti assai importanti Tra questi la decisione di tenere i consigli di capi di stato e di governo almeno tre volte all’anno. Con questo atto la CEE sceglie di privilegiare come organo politico-deliberativo la conferenza dei capi di stato e di governo, quindi si decide di dare alla CEE una configurazione non federale, riconoscendo ai singoli stati una posizione al di sopra della Comunità stessa. L’impostazione preferita dal generale De Gaulle trova una sua precisa attuazione. Il presidente francese Giscard raggiunge così un suo obiettivo. C’è da aggiungere che lo stesso Giscard, che probabilmente non desidera dare l’impressione di voler stravincere, propone ed ottiene una delibera con la quale il Consiglio decide di indire a suffragio universale le elezioni del Parlamento Europeo, per contribuire ad eliminare il così detto “deficit democratico“, che fino a questo momento certamente colpisce la CEE. Nei mesi successi , e precisamente il 10 e 11 marzo 1975, nel consiglio dei capi di stato e di governo, che si tiene vengono affrontate le problematiche sollevate dal primo ministro inglese, Wilson, sulla eccessiva onerosità dell’impegno richiesto al Regno Unito al momento del suo ingresso nella Comunità. In questa sede è individuata una soluzione, che permette al governo laburista inglese di accettare i risultati della trattativa, dichiarandosi soddisfatto del negoziato condotto dal suo premier. Non solo, ma il referendum indetto, in Inghilterra, per ratificare, approva con una percentuale significativa di adesioni l’operato dei governanti inglesi.
Nella seconda parte di questa descrizione storica si parlerà dei problemi monetari e della nascita del sistema monetario europeo ( SME)