La Russia torna a tuonare contro l'allargamento della Nato. Nella Ue si discute sul nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia, per ora non c'è accordo
Nel giorno in cui anche la Svezia, dopo la Finlandia, si appresta a formalizzare la richiesta di ingresso nella Nato, la Russia torna a ribadire la sua netta contrarietà. “Sarebbe un errore con conseguenze di vasta portata“, commenta il ministero degli Esteri di Mosca.
E’ il vice ministro degli Esteri a commentare in maniera molto dura le prospettive di allargamento dell’Alleanza atlantica ai due paesi scandinavi, tradizionalmente neutrali. Sergey Ryabkov afferma: “Non dovrebbero farsi illusioni sul fatto che sopporteremo“. “Il modo in cui garantiremo la nostra sicurezza dipenderà dalle conseguenze pratiche“. Per il vice di Lavrov l’adesione di Svezia e Finlandia alla Nato “sarebbe un errore con conseguenze di vasta portata e un cambio radicale dello scenario globale“. Poco fa il portavoce di Putin, Peskov, ha aggiunto che la adesione di Svezia e Finlandia alla Nato “non rafforzerà in alcun modo l’architettura di sicurezza in Europa“.
Il meccanismo di adesione alla Nato è ormai partito. La Finlandia ieri ha ufficializzato la sua candidatura presentando il report del governo che dovrà essere ratificato dal Parlamento. Passi analoghi sta facendo la Svezia, che invierà una rappresentanza diplomatica in Turchia per trattare il sì di Ankara. Per ammettere nuovi membri, occorre il voto unanime dei 30 paesi dell’Alleanza, e il presidente Erdogan ha espresso dubbi su Helsinki e Stoccolma, alzando il prezzo del suo consenso.
Nell’Unione europea continua la difficile trattativa sul sesto pacchetto di sanzioni alla Russia, presentato dalla Commissione e non ancora approvato dagli Stati. Sono passati ormai giorni ma l’accordo non si trova. Il nodo è sempre lo stesso, lo stop alle importazioni di petrolio dalla Russia. L’Alto commissario per la politica estera dell’Unione ha ammesso che l’intesa ancora non c’è. “Faremo il massimo – ha detto Borrell – per sbloccare la situazione, ma non posso garantire che si arrivi ad un accordo perché le posizioni sono abbastanza forti: il mio ruolo non è di assegnare le colpe a qualcuno ma di costruire il consenso“. Alcuni paesi dell’est Europa, in particolare l’Ungheria, sono contrari perché, a loro dire, l’embargo sul petrolio danneggerebbe più l’Unione europea della Russia.
E mentre si discute di petrolio, sullo sfondo resta la preoccupazione per il gas. Per ora il metano non rientra nelle sanzioni, ma una interruzione improvvisa è sempre possibile, vista l’incertezza. E allora la Commissione europea, nelle sue previsioni economiche per la primavera, ha provato a valutare le eventuali conseguenze di uno stop alle forniture di gas. Uno shock che provocherebbe un taglio della crescita fino al 2,5% quest’anno e fino all’1% nel 2023. E l’Italia, uno dei maggiori importatori di gas naturale russo tra i Paesi dell’Ue, “Sarebbe gravemente colpita da brusche interruzioni dell’approvvigionamento“.