La Russia fa sapere che gli ucraini si sono ritirati dalle trattative e accusa l'occidente. Stallo nella Ue sull'embargo al petrolio russo per il veto ungherese
La Russia continua il suo tira e molla mediatico con l’occidente, fatto di dichiarazioni contrastanti. Mentre Mosca fa sapere che i negoziati con l’Ucraina sono fermi, oggi è il portavoce del Cremlino Peskov ad andare all’attacco dell’occidente. “A volte sembra che l’esistenza stessa della Russia sia motivo d’irritazione per l’Occidente“, ha detto Peskov.
Il Cremlino ha rincarato la dose, sostenendo che “Le azioni dei Paesi occidentali nei confronti della Russia sono una guerra, sarebbe più corretto ora indicare i Paesi non amici come ostili“. Infine da Peskov un avvertimento: “La Russia non può essere isolata. Ai nostri tempi è impossibile isolare un sesto della terra sia politicamente, economicamente, diplomaticamente o a livello mediatico“.
Dall’altra parte, Mosca ha ammorbidito i toni sull’allargamento della Nato a Svezia e Finlandia. Dopo aver minacciato conseguenze più o meno gravi, oggi il ministro degli Esteri Sergey Lavrov fa spallucce e proclama che “per Mosca non fa nessuna differenza“. Il titolare degli Esteri russo ha poi accusato Stati Uniti e Regno Unito di “guidare” i negoziati ucraini, limitando la loro libertà di manovra. E oggi il ministero ha confermato che “i negoziati sono fermi, e di fatto gli ucraini si sono ritirati dal tavolo“.
Nell’Unione europea è stallo sul sesto pacchetto di sanzioni alla Russia, al contrario di quanto era accaduto con i precedenti cinque. L’inserimento, nella lista delle restrizioni a Mosca, dello stop progressivo alle importazioni di petrolio, hanno indotto l’Ungheria a dire no, mettendo quindi di fatto il veto sul pacchetto. Il primo ministro ungherese Viktor Orban è stato durissimo, accusando l’occidente di essere preda di una “follia suicida“. Ieri il premier, nel suo discorso di re insediamento a capo del governo, ha ribadito la “linea rossa” oltre la quale Budapest non si sarebbe spinta, cioè la sua sicurezza energetica.
“La Russia ha probabilmente fatto ricorso a una crescente dipendenza dal bombardamento indiscriminato di artiglieria a causa di una limitata capacità di acquisizione del bersaglio e della riluttanza a rischiare di far volare regolarmente aerei da combattimento oltre le proprie linee del fronte“. Lo scrive l’intelligence britannica, per spiegare le massicce distruzioni di abitazioni civili nei luoghi da cui le truppe russe si sono ritirate, come nella regione di Chernihiv a nord di Kiev. Una tendenza che probabilmente continuerà nelle prossime settimane.
L’assedio della Azovstal si conclude, nella notte sono usciti dall’acciaieria di Mariupol quasi 300 soldati, tra cui 53 feriti. Resta il giallo della resa degli ultimi irriducibili e del reggimento Azov, che il presidente Zelensky vorrebbe salvare. Ma il suo consigliere Mikailo Podolyak già celebra i “difensori della Azovstal” paragonandoli agli spartani di Leonida. “Gli 83 giorni della difesa di Mariupol passeranno alla storia come le Termopili del XXI esimo secolo, i difensori della Azovstal hanno rovinato i piani russi“, afferma Podolyak. Secondo il quale “Questo ha cambiato il corso della guerra“.